Uno dei paesi che si sta più impegnando politicamente per la riduzione delle emissioni, ovvero per la monetizzazione di questo processo è l’Australia. Nel paese dei canguri la carbon tax è infatti una realtà.
Al Multi Party Climate Change Commitee che ha fornito le basi “scientifiche” per supportare questa policy ha partecipato anche il prof. Will Steffen, direttore esecutivo dell’ANU Climate Change Institute (dal nome dell’istituzione non si direbbe affatto che possa essere vagamente interessata a sostenere l’ipotesi del cambiamento climatico).
Il suo contributo è consistito in una presentazione in cui tra molto allarmismo, ha trovato spazio anche lo spaghetti graph protagonista dell’affaire Hide the Decline. Ricordate? Nessun occultamento di discesa delle temperature ovviamente, “solo” una scrupolosa omissione del problema della divergenza. Tradotto, i dati proxy ricavati dalle serie dendrologiche e le osservazioni cessano di andare d’accordo in un punto specifico della ricostruzione mostrata, che ovviamente porta la firma di Mann, Briffa etc etc…
La serie di Briffa (arancione nel grafico) è quella troncata per evitare di mostrare la divergenza.
In sede di divulgazione scientifica allo scopo di indirizzare le policy, il grafico rispunta in tutto il suo splendore, senza alcun accenno a tutta la polemica che lo ha accompagnato, né all’incertezza (e quindi suggeribile prudenza) che quei dati portano con sé.
Di che si tratta secondo voi? Politicizzazione della scienza o scientificizzazione della politica?
Simplicio, evidentemente, non abita solo qui.