Non si può star dietro a tutto, qualcosa sfugge per forza. Se poi si è pigri, indolenti e pervicacemente convinti di aver ragione, si rischia seriamente il cherry picking.
Così, oggi, durante il consueto giro tra le pagine web in cui si discetta di clima e quant’altro, mi sono imbattuto appunto in quest’ultimo. Dal blog di Roger Pielke jr (quello pro AGW per intenderci) apprendo dell’uscita del World Economic Outlook dell’IMF. Da quelle pagine Pielke estrae un grafico che mostra come a partire dai primi anni ’80, il mondo si sia progressivamente affrancato dal petrolio nella sua qualità di risorse energetica, naturalmente solo con specifico riferimento alla produzione di energia elettrica.
Un crollo dal 25% al 2.5% dei giorni nostri del mix di risorse attualmente impiegate. Negli anni ’70 ci fu la prima vera crisi petrolifera mondiale. Molti cominciarono a scappare dal petrolio perché cominciava a costare troppo. Qualcuno è tornato al carbone, altri sono andati verso il gas, altri ancora verso l’energia nucleare.
Pielke tira fuori alcuni spunti di riflessione da questo cambiamento:
- Significativi cambiementi nelle risorse energetiche accadono;
- Possono durare decenni;
- Dipendono dalla disponibilità di risorse alternative;
- Il passaggio è stato da una fonte dispendiosa a fonti più abbordabili e non viceversa.
Riflessione condivisibile.
Gli asini non volano, gli orsi fanno la pupu’ nei boschi, il cavallo bianco di Napoleone era bianco, il Milan non e’ l’Inter e il Papa e’ cattolico. Cos’e’, una riedizione delle mitiche battute di Catalano?