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Il crollo delle temperature nel nord Italia

Commentare gli eventi meteorologici primaverili è come seguire le evoluzioni di un cavallo imbizzarrito. Ciò è particolarmente evidente in Europa, ove in questa stagione si assiste alla disputa per il predominio sull’area fra masse d’aria profondamente diverse (figura 1) e cioè l’aria artica (fredda), la polare continentale (molto fredda), la polare marittima (mite) e la subtropicale (torrida). Chi sarà il provvisorio vincitore di tale disputa lo decide la circolazione atmosferica a scala sinottica e a mesoscala. Il contrasto fra masse d’aria diverse è una caratteristica profonda delle fisiologia del sistema climatico poichè risulta funzionale al riequilibrio energetico fra equatore e polo e cioè al principale scopo del sistema climatico stesso.

Figura 1 – masse d’aria che influenzano maggiormente il clima europeo (PC=polare continentale, PM=polare marittima, A=artica e ST=subtropicale).

In un mio precedente commento avevo affrontato il tema della anomalia termica positiva registratasi sul Nord Italia nella prima decade di aprile 2011, in virtù del predominio che sulla parte occidentale del nostro continente era stato assunto dalla massa d’aria subtropicale per effetto di un promontorio anticiclonico facente parte di una struttura di blocco di tipo omega.

A Milano, ove il culmine di tale anomalia positiva è stato toccato sabato 9 aprile con una massima di 32.9°C, colpisce ora la brusca caduta delle temperature, che giovedì 14 hanno fatto segnare una massima di 15°C, con una discesa di ben 18°C in 5 giorni. La mattina di venerdì 15 le stazioni rurali attorno a Milano hanno fatto invece registrare una minima intorno ai 6°C (a casa mia, nel centro di Milano, ho registrato una minima di 9°C). Per un confronto si consideri che la norma per la seconda decade di aprile per la media pianura lombarda è di 17-19°C per le massime e di 7-9°C per le minime (per le minime in area urbana occorre aggiungere circa 3-4°C per tenere conto dell’isola di calore).

Il fenomeno era stato previsto con largo anticipo dai modelli previsionali. Io in genere utilizzo le carte previste dal modello GFS della NOAA, il quale già da sabato 9 pronosticava un “crollo” delle temperature intorno a mercoledì 13. Riandando alla classificazione delle strutture di blocco (figura 1 nel post dell’11 aprile) siamo infatti passati dal tipo omega al tipo a S rovesciata (blocco di Rex), con promontorio anticiclonico sull’Europa centrale (figura 2). Ciò dà luogo sul Nord Italia ad un regime da Est con avvezione di aria artica che proviene dalla Scandinavia. Tale massa d’aria di dirige poi verso il centro del Mediterraneo ove alimenta una struttura depressionaria che costituisce l’altro elemento chiave del blocco di Rex.

Figura 2 –La struttura circolatoria a 850 hPa (circa 1500 m di quota) di venerdì 15 aprile. Le linee in blu sono le isoipse e le linee tratteggiate in verde sono le isoterme mentre le frecce rosse indicano il verso del flusso. Si noti che sul Nord Italia si è affermata la isoterma di 0°C mentre il 9 aprile dominava la isoterma di +15°C (fonte università del Wyoming)

Che c’entra tutto ciò con il clima ed il cambiamento climatico? Direi poco, trattandosi di fenomeni meteorologici e cioè del tempo atmosferico “day by day”. Sarebbe tuttavia interessante, per scopi di climatologia dinamica, indagare la frequenza e la persistenza delle diverse strutture di blocco. Ricordo infatti che secondo una definizione cara al climatologo belga Sneyers e al nostro professor Sabino Pamieri, il cambiamento climatico alle medie latitudini si manifesta anzitutto attraverso un cambiamento di frequenza e persistenza dei tipi circolatori che poi si ripercuote sulle variabili meteorologiche al suolo (temperatura, precipitazione, vento, nuvolosità, ecc.).

Sottolineo infine che la spiccata variabilità tipica di questa primavera espone le piante a considerevoli stress. Si pensi solo all’enorme richiesta evapotraspirativa dell’atmosfera verificatasi nei giorni centrali della fase di anomalia positiva. Ad esempio il giorno 9 aprile, con vento moderato, umidità molto bassa (intorno al 15%), radiazione solare intensa e temperature superiori a 30°C, applicando l’equazione di Penman – Monteith si può stimare che la richiesta evapotraspirativa dell’atmosfera espressa come evapotraspirazione da coltura di riferimento si stata di circa 7 mm (valore tipicamente estivo) rispetto a una norma per aprile di 2-3 mm. Ciò per organi delicati come i fiori e le giovani foglioline implica stress considerevoli che in alcune specie (es: il cotogno da fiore) si sono tradotti in morte per disseccamento degli organi fiorali.

Dev’essere anche detto che le piante nei milioni di anni di confronto con i climi delle medie latitudini hanno sviluppato una plasticità biologica che le mette entro certi limiti al riparo dalla variabilità meteorologica di una stagione di transizione come la primavera.

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Published inAttualitàMeteorologiaNews

3 Comments

  1. luigi mariani

    Io non lo so proprio. Chiedo aiuto a Guido!
    Luigi

  2. Fabrizio Giudici

    Scusate l’off-topic… ma l’immagine di colline fiorite usata per questo articolo nella home a che località del mondo si riferisce? Avete gettato un’esca golosa per un fotografo… 🙂

    Reply
    La foto viene da qui http://www.buenaonda.me/l-onda-di-primavera/
    gg

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