La bella stagione è alle porte, già ne abbiamo avuto un assaggio. Logico e doveroso dunque prepararsi ai soliti irrinunciabili riti estivi. Tintarella, pinne, fucile ed occhiali, creme protettive a tonnellate (anche perché c’è er buco d’aazzoto). Insomma, tutto pronto. Ma avremo delle belle giornate?
Pare di sì ma anche no. Leggiamo infatti da una ricerca pubblicata sul Journal of Geophysical Research che sembra che dei modelli di simulazione climatica con riferimento ai cicloni della stagione estiva nell’emisfero nord proprio non ci si possa fidare.
Uno studio di comparazione, ovvero di consistenza delle previsioni, sui dataset del Coupled Model Intercomparison Project phase 3 (CMIP3), quelli impiegati, per intenderci, per la stesura degli scenari climatici prossimi venturi dall’IPCC nel rapporto del 2007.
E così, pare che abbiano “trovato” scarsa o scarsissima consistenza tra i modelli circa l’intensità e la frequenza di questi eventi nel periodo estivo. A scala regionale, quindi più ridotta, pare che un po’ di accordo tra i modelli ci sia, ma dal momento che sussiste comunque un generale disaccordo sull’ampiezza dei trend individuati, suggeriscono comunque di usare molta cautela nell’interpretare quanto previsto in termini di cambiamento dell’occorrenza di questi fenomeni.
Com’era la faccenda dei cambiamenti climatici indotti dalle attività umane? Inequivocabile? Molto probabile? E da dove l’avevano capito?
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