Salta al contenuto

La Scienza del Clima: Miti ed Equivoci

Roger Pielke sr ha iniziato la pubblicazione di un ciclo di articoli con i quali si ripropone di mettere in evidenza quelli che lui considera i miti e gli equivoci con cui è stata portata avanti la comunicazione della scienza del clima, con particolare riferimento a quanto fatto per i decisori politici.

Curiosamente, l’argomento che affronta nel primo post della serie è un vecchio cavallo di battaglia di CM. Parliamo della rappresentatività in termini di descrizione del comportamento del sistema della temperatura media superficiale globale. Già molte altre volte Pielke ha sottolineato come l’aver focalizzato il problema sulle temperature medie globali ed aver fatto di questo parametro – sulla cui conoscenza esiste larga incertezza- il termine di riferimento per l’evoluzione del clima penalizzi la possibilità di intercettare quello che in termini di azioni di adattamento è realmente importante, ovvero la scala spaziale regionale.

Pielke, come abbiamo fatto anche noi appena ieri l’altro, porta come esempio il lavoro pubblicato recentemente dal Working Group per le previsioni decadali dell’IPCC, un lavoro con cui a suo dire si mette in evidenza quanto sia stato lontano dal bersaglio il lavoro svolto sin qui dalla scienza del clima e quanto comunicando questa scienza sia stata portata fuori strada l’azione politica.

In particolare proprio Pielke firmò un articolo sulla non-linearità del sistema clima.  Insieme a lui condivise la pubblicazione di quel lavoro un altro scienziato, Hans Schellnhuber, consigliere scientifico del governo tedesco al G8 tenutosi sotto la presidenza tedesca. Schellnhuber in quella sede, trascurò le affermazioni di cui era cofirmatario nell’articolo con Pielke e preferì focalizzare l’attenzione sul bilancio radiativo globale. Di lì, ma anche dall’atteggiamento di molti altri colleghi con pari ruolo di consulenza, il focus sul processo globale di decarbonizzazione che sta dominando la scena in termini di policy globale.

Quello rappresentanto dai modelli di simulazione climatica attuali, che risentono pesantemente dell’assenza dei più importanti feedback del sistema o di larghissime incertezze nella loro rappresentazione, è un mondo “virtuale”, ovvero lontano dalla realtà di ciò che accade e con cui chi fa policy si deve confrontare.

Quello di Schellnhuber è solo un esempio di cui Pielke è testimone diretto, ma anche in molte altre occasioni, l’aver comunicato in modo inaccurato lo stato dell’arte della scienza del clima, disconoscendo anche quanto personalmente espresso in sede scientifica,  sta facendo sì che vengano prese decisioni – o si tenti di prenderle visti i recenti insuccessi negoziali- minate da una seria mancanza di corretta informazione.

Come primo approccio a questa serie quanto espresso da Pielke mi sembra più che condivisibile. Vedremo a breve cos’altro porterà alla nostra attenzione. Vedremo anche se l’articolo del Working Group sulle previsioni decadali sia effettivamente un primo passo -seppur molto tardivo- nella giusta direzione.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inIn breve

Sii il primo a commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »