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Le magie di Harry Potter o la fiction di CSI?

In questi ultimi mesi sono successe delle cose strane. Dopo che per molti anni il mondo climatologico ha prestato sempre molta attenzione a tenere ben separati gli argomenti del tempo atmosferico e del clima – all’uopo abbiamo spesso scherzato sull’esistenza di un “Dipartimento il tempo non e’ il clima” – la situazione si è rovesciata. Con il persistere di condizioni atmosferiche piuttosto rigide, difficilmente collegabili concettualmente ad un mondo in fase di riscaldamento, le cronache scandalistiche del clima sono state invase da climatologi ansiosi di collegare gli eventi correnti ai capricci antropici del clima.

L’ultimo e per molti aspetti il più gustoso di questi interventi, è stato quello che qualcuno ha definito lo “snowjob“, ovvero la minuziosa spiegazione climatica delle storiche nevicate arrivate in Europa a novembre e negli USA a dicembre e gennaio.

Mark Serreze, capo dell’NSIDC, l’ha messa più o meno così: più caldo meno ghiaccio, meno ghiaccio più freddo, più freddo più neve; sarebbe infatti la diminuzione del ghiaccio artico ad aver innescato le condizioni favorevoli perché l’Oscillazione Artica, un indice con il quale si monitorizza il comportamento dei sistemi barici dinamici in Atlantico, assumesse valori fortemente negativi, scatenando le tempeste di neve di cui sopra.

Ma che c’entra Harry Potter? Beh, è stato proprio Serreze a tirarlo in ballo, perché a suo dire il clima non può essere visto come qualcosa che muta in funzione di caratteristiche magiche, deve necessariamente esserci una ragione perché questo accada. Come dargli torto? Certo, il fatto che l’unica ragione plausibile egli la ravvisi nell’aumento delle temperature per cause antropiche che sarebbe all’origine della diminuzione dell’estensione del ghiaccio e giù a cascata fino ad arrivare al ragionamento sulle nevicate di poche righe fa, è un po’ deboluccio.

Già in tempi non sospetti abbiamo provato (e non sono arrivate smentite, non so se perché abbiamo ragione o per disinteresse, lo ammetto) a spiegare che quello che è accaduto con il ghiaccio artico c’entra come le mele con le pere. Un po’ difficile infatti che si possa parlare di un maggiore contributo di umidità giunto dalle acque artiche fin sulle coste degli USA quando la neve è arrivata con anomalie negative dell’acqua precipitabile e quando si scopre che in realtà l’inverno sempre per gli USA non è stato poi così piovoso. Semplicemente, causa pattern fortemente meridiano innescato dall’AO e dal segno dell’Enso, tutto quello che è venuto giù lo ha fatto in forma solida.

A dar manforte a questa spiegazione, capita a fagiolo l’opinione del CSI (Climate Scene Investigation – lo so che fa ridere, ma quelli della NOAA ne sanno una più del diavolo anche in fatto di comunicazione) un team che dopo aver vagliato attentamente l’accaduto non ha riscontrato alcuna “impronta digitale” antropica nei fatti dei mesi scorsi, bensì un eccellente esempio di variabilità interannuale, ovvero, appunto, il tempo non è il clima. Piaccia o no a chi vorrebbe trovare una spiegazione antropica a tutte le disgrazie atmosferiche con cui abbiamo a che fare.

Semmai, il fatto che questo sia avvenuto per due anni di fila e non abbia riguardato solo gli USA ma anche gran parte dell’Eurasia, in concomitanza di un minimo solare molto prolungato e di una Oscillazione Decadale del Pacifico (altro indice che con il clima di medio lungo periodo ha molto a che fare) che ha cambiato di segno, dovrebbe far riflettere su due cose: la debolezza delle argomentazione di Serreze, come detto, e la possibilità che sia cambiata la musica, cioè che dopo aver assistito a condizioni climatiche “calde” nelle ultime decadi del secolo scorso, ora dobbiamo confrontaci con il loro opposto. Ma questo lo dirà solo il tempo, noto galantuomo. Attenzione però, le parole caldo e freddo, non devono essere intese in valore assoluto, nulla impedisce ad un inverno di essere tiepido o a un’estate di essere fresca (o l’esatto contrario come nell’ultimo anno) pur in presenza di modalità climatiche in apparenza non favorevoli. Il sistema oscilla nel suo complesso, e il fatto che non si sia ancora capito come, non è una buona ragione per attribuire all’ignoranza (nel senso letterale del termine) caratteristiche magiche.

Tra l’approccio potteriano e quello investigativo del CSI seppur condito da allusioni alla fiction, direi sia da condividere molto più il secondo, proprio come ha fatto Judith Curry in questo post, da dove ho tratto lo spunto per queste righe.

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Published inAttualitàNews

Un commento

  1. Guido Botteri

    Investigazioni sulla scena del clima…
    bello, come titolo di un serial (climatico) alla scoperta di un “serial chiller” o magari di un “serial wind-chiller” 🙂
    Intanto stanno dicendo che i terremoti ssarebbero causati dall’AGW…e ti pareva ?
    [ ironic mode on ] Tutta colpa degli immensi giacimenti di petrolio giapponesi (notorio esportatore di greggio dalla zona di Sendai), che collassando nella loro immensità avrebbero causato un terremoto spaventoso… [ ironic mode off ]
    E se è così, l’eruzione di Pompei, scava scava, troveranno magari il modo di attribuirla alle colpe dell’uomo ?

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