La rubrica “Voce dei lettori” si arricchisce di un nuovo contributo. Sono le riflessioni “informate” di Angelo, uno dei nostri lettori che non perde soltanto il suo tempo tra queste pagine ma lavora anche da molti anni nel settore dell’energia rinnovabile, tra progettazione, realizzazione ed esercizio degli impianti. Questo fa di lui un esperto del settore, per cultura e per esperienza operativa, nella giungla della burocrazia e sul campo di battaglia del mercato energetico. Ho trovato le sue riflessioni personali molto interessanti e sono convinto che sarà lo stesso per molti lettori di Climate Monitor. Non aggiungo altro, buona lettura.
Quello che vediamo è tutto o c’è molto di più?
Potrei rifarmi agli esami di Fisica e darvi una definizione inoppugnabile e molto scientifica, ma nessuno capirebbe. Oppure potrei tentare attraverso il sentire comune, quello dell’uomo della strada; quando si dice “è un tipo energico” si intende la capacità di fare contemporaneamente tante attività e portare avanti tante idee…Penso però che l’unico modo di far capire l’energia sia quello di evidenziare gli effetti della sua facile disponibilità , le tante forme che assume fino ad arrivare a creare benessere, passando attraverso i modi che questa ha di entrare nella nostra vita, fino ad evidenziare gli aspetti sociali di questa benedetta “energia”.
Devo ammettere che l’ex (ex? Si fa per dire…) monopolista dell’energia elettrica italiano poco tempo fa ha fatto una pubblicità bellissima e soprattutto azzeccatissima, ricordate quella in cui Giancarlo Giannini racconta tre meravigliose storie?  Verso la fine dello spot dice”L’energia va oltre a quello che vediamo…”  oppure, “Quello che vediamo è tutto o c’è molto di più?”1
Devo dire che non ho mai visto una pubblicità simile che in pochi secondi sa armonizzare così bene psicologia, tecnica e soprattutto distillare concetti importantissimi evidenziandoli attraverso domande fondamentali. Certo chi mi legge può pensare due cose: quanti soldi avrò ricevuto per scrivere queste parole (tanti, in nero, già sepolti nel mio campo, infatti ho la antisindrome della NIMBY ovvero la MIMBY, già (!) money in my back yard); oppure se non è vera la prima allora sono il solito “bastian contrario”.
Vi rispondo subito! Né la prima né la seconda. In questo settore sono decenni che se ne sta dicendo da fossa e da galera senza che alcuno dica qualcosa in contrario. Si fa gara a chi dice le cose peggiori forzando e riuscendo ad ottenere l’avallo più o meno consenziente dell’uomo della strada. Nessuno che metta in evidenza gli aspetti positivi, che metta in evidenza ciò di cui stiamo godendo e le possibilità di cui stiamo usufruendo grazie all’energia. Ci si mettono anche i comici a fare partiti politici e fare opinione sull’energia demolendo le soluzioni attuali ed offrendone di improponibili dichiarandone la sostenibilità economica e tecnica e creando “opinione”. In realtà stanno solo urlando più forte, ma l’uomo comune, sempre vezzeggiato, è spesso in grado di tirare fuori un “buon senso” straordinario.
Quindi? Beh! Quindi… Visto che non ho la MIMBY e non sono “Bastian contrario” adesso provo a raccontarvi qualcosa fuori dal coro, qualcosa alla quale non avete mai pensato ma è dannatamente ovvia, qualcosa che farà balzare dalla sedia e incavolare qualche lettore. Dimenticavo! Come al solito non strutturerò il seguito come una relazione scientifica e nemmeno cercherò di giustificare “scientificamente” quanto scriverò perché volendo vi potrei giustificare “scientificamente” una cosa ed il suo contrario come nell’ultimo secolo e ultimo periodo è già successo con il consenso unanime. La mia idea è dirvi delle cose, senza raccontare balle, ma evidenziando solo aspetti poco noti di “buon senso” provando a spostare il perno della situazione dalla “scienza” alla capacità di discernimento dell’uomo comune.
Vi racconto una storia
Neanche troppo tempo fa vivevano in una zona disagiata due famiglie di quelle allargate, di una volta, dove erano presenti almeno tre generazioni sotto lo stesso tetto. La situazione era veramente disperata e dire che sopravvivevano era dire troppo! La vera difficoltà era raggiungere il paese, distante diverse ore di cammino, per poter scambiare i prodotti coltivati o raccolti con altri reperibili solo nel mercato del paese.
Dopo diversi anni una delle due riuscì a comprare un mulo con tanti sacrifici. Il mulo costava tanto, ma poteva permettere di portare più prodotti in paese e conseguentemente migliorare le condizioni economiche arrivando perfino ad accumulare un po’ di moneta per le necessità familiari. Nel frattempo il nonno della famiglia benestante, quello che comprò il mulo, morì per un calcio dato dal mulo mentre il nonno dell’altra famiglia morì di stenti. Tutto passò alla seconda generazione, quella dei padri, che continuarono come i nonni avevano iniziato cioè una famiglia senza e l’altra col mulo.
Il giovane benestante, che  ancora non aveva in carico le mansioni familiari, era molto bravo a godere dei viaggi del padre e a commissionargli di tutto nei suoi viaggi in paese e, grazie al mulo, non aveva necessità di accompagnarlo, ma solo quello di aspettarlo prima del buio con la merce richiesta. Il giovane povero invece era obbligato ad accompagnare il padre in paese e a ritornare con lui carico di merce sia all’andata che al ritorno con grande fatica.
Poi successe qualcosa di strano: il giovane benestante iniziò ad essere infastidito dal mulo e da quelle volte nelle quali il padre chiedeva di accudirlo, poi ad essere infastidito dal raglio notturno (quelle poche volte che accadeva), poi dalla cacca che lasciava in giro, e di questo se ne lamentava col povero il quale ovviamente non capiva e senza dire nulla pensava ai faticosi viaggi in paese ad accompagnare il padre. Infine, diceva il benestante, mi ha ucciso il nonno, con un calcio in pancia!
Parallelamente, il povero manifestò l’intenzione di comprare un mulo e i due, ormai adulti, ne parlarono. Il benestante gli disse di lasciar perdere perché puzzano fanno rumore e soprattutto sono pericolosi. Così l’ultima generazione di entrambe le famiglie crebbe ed ereditò la situazione e…
Ecco ora vi offro tre finali  per farvi riflettere…
finale A
Il benestante si sbarazzò del mulo cedendolo al povero in cambio del trasporto della merce di proprio interesse. In tal modo, pensò il benestante, ho gli stessi vantaggi, rinuncio alla puzza e non rischio più di tanto. Il povero accettò, ma col tempo riuscì a dotarsi di un mulo e a restituire quello noleggiato dopo aver subito umiliazioni di ogni tipo con la chiara intenzione di non prestarsi più in alcun modo al benestante. Il benestante dovette riprendersi il mulo e ricominciare ad accudirlo, ma si accorse che non ne era più capace e divenne povero.
Finale B
Il benestante sempre più infastidito dal mulo arrivò ad esserne ossessionato, quasi in preda ad un delirio tipico degli squilibrati, iniziò a teorizzare che il mulo era incompatibile con quello che lo circondava perché raglia e puzza: per farsi ascoltare terrorizzava le persone dicendo che il mulo era mortale e non era fatto per stare con gli esseri umani perché tirava calci. Si raffigurava un passato mai esistito, da riportare in auge: un passato privo di muli nel quale non vi era il pericolo di morire di calci e che in fondo fa bene alla salute caricarsi la merce sulle spalle per andare in paese. E fece di tutto per ostacolare anche il suo vicino, il povero, ed impedirgli di dotarsi di mulo. Ovviamente il benestante restò isolato perché nel tempo tutti lo abbandonarono per trasferirsi da un’altra parte con il mulo e sopravvivere alla stessa maniera. E altrettanto ovviamente morì isolato e di stenti.
Finale C
La situazione ancora per molti anni non mutò e il povero non riuscì a dotarsi di un mulo; nel frattempo il benestante ebbe sempre più in carico le responsabilità di casa e convinto assurdamente delle proprie idee vendette il mulo, ma si rese immediatamente conto che il mulo era fondamentale; certo puzzava ed era pericoloso, ma se non si moriva per un calcio si poteva anche morire di stenti. Anche il povero si dotò di mulo e nella zona arrivarono altre famiglie perché loro dimostrarono che era possibile sopravvivere.
Commenti e idee di fondo
Beh a questo punto farei qualche commento al racconto di cui sopra.
Non è difficile capire che il mulo rappresenta in qualche maniera il progresso tecnologico, le famiglie possono essere le nazioni e/o le culture mentre i figli benestanti siamo sicuramente noi, la nostra generazione. Tutto il resto ciascuno se lo può interpretare secondo la sua sensibilità . Quei tre finali, secondo me, sono le tre filosofie o culture che animano il sentire dei nostri tempi.
Credo che pochi stiano dicendo quello che implicitamente viene affermato nei punti precedenti. Il nostro progresso è fonte di benessere e il benessere è fonte di cultura. Sono sicuro che nell’arco della storia dell’uomo solo un comodo tenore di vita o almeno “essenzialmente comodo” tenore di vita, anche per effetti climatici anziché tecnologici, che abbia comportato l’abbondanza di risorse e/o la comodità nell’usufruirne, ripeto, solo questo “essenzialmente comodo” tenore di vita, sia stato fonte di cultura e progresso (filosofico, artistico e tecnologico). Ove non sono avvenute queste condizioni la cultura che si è sviluppata non è mai stata di tipo speculativo, ma orientata alla sopravvivenza con quello che ne consegue. E le ristrettezze economiche, le difficoltà alla sopravvivenza vanno a toccare aspetti istintuali che spesso sfociano nell’irrazionale e nella violenza.
Proviamo a pensarci, lavorate le 8 o più ore in condizioni direi non disumane, ovvero un terzo o poco più del nostro tempo quotidiano, possiamo procuraci agevolmente cibo, avere una casa riscaldata conseguentemente possiamo spendere il nostro tempo a fare quello che più ci aggrada. Chi ha attività sociali, chi tecniche, chi passatempi, chi semplicemente passa il proprio tempo con amici chiacchierando o facendo attività ludiche. Provate a pensare se dovessimo combattere tutto il giorno per procurarci cibo o dedicare tutto il nostro tempo alla sopravvivenza per ristrettezze; i tempi utili per “oziare” sarebbero molto ridotti e comunque sempre accompagnati dalla preoccupazione del giorno dopo o della prossima raccolta di cibo per la sopravvivenza. Oggi non riusciamo minimamente a capire tutto ciò anche se solo un paio di generazioni fa, i nostri padri e nonni, hanno provato questa sensazione.
Forse fino a questo punto trovo concordi quasi tutti i lettori, bene! Ora inizia il bello. Qualcuno starà pensando: sì, ma l’ambiente? Ci hai pensato a quello che stiamo distruggendo? L’idea che l’uomo e l’ambiente siano antagonisti di esistenza mutuamente esclusiva (ovvero esiste uno o l’altro) è figlio di una idea deviata dei nostri tempi. L’idea che l’uomo sia nemico dell’ambiente nasce da un aspetto culturale recente che temo venga da molto lontano. Io non sono un dotto, ma detto in parole molto povere penso che l’uomo da sempre sia stato vittima del proprio antropocentrismo insito nel suo istinto umano di sopravvivenza e di ricerca della felicità . Poi , passando attraverso un antropocentrismo ideologico, si è arrivati a questo strano ecocentrismo che tende a disconoscere il ruolo dell’uomo e ad equipararlo pariteticamente a quello degli altri esseri animati o inanimati. Anzi mi sembra di vedere che si stia consolidando l’idea che solo la Natura sia “buona” mentre l’uomo sia un essere “cattivo” e meriti l’estinzione . Quando si arriva a dare “pubblicità ” a idee di questo tipo, mi spavento sempre un “pochino” e, chissà perché , mi vien sempre da pensare alle ideologie del secolo scorso (di ogni colore!).
In questo “sentire comune” di moda ci sta anche la predicazione della Decrescita o della Recessione in nome del recupero del rapporto uomo e natura a favore di quest’ultima. Quest’idea bucolica che una terra con pochi uomini, una tecnologia evoluta ma di impatto zero (che non esiste!), sia il vero futuro dell’umanità , mi spaventa moltissimo! Mi spaventa non tanto la possibilità che si avveri per cause dirette o indirette, ma perché troppo carica di ideologia. Come troppo carica di ideologia è l’idea che l’uomo stia distruggendo irreparabilmente l’ambiente. A buon senso la Terra nella sua storia ha sicuramente dovuto sopportare traumi di tipo naturale così devastanti che se l’uomo fosse stato presente avrebbe davvero pensato che sarebbe stato tutto finito, e forse l’uomo stesso ha assistito a situazioni in cui ha pensato che non sarebbe sopravvissuto (intendo come specie vivente), mentre in realtà l’ecosistema è sopravvissuto e tuttora garantisce il sostentamento.
Certamente l’uomo può apportare danni gravi e deve comunque recuperare il rapporto con la Madre Terra, ma non a scapito delle proprie aspirazioni non a scapito della propria vita. E poi, siamo sicuri di aver capito tutti i meccanismi di funzionamento dell’Ambiente, siamo sicuri di saper valutare oggettivamente l’impatto delle attività umane e di aver considerato fino in fondo anche gli effetti compensatori che l’Ambiente mette in atto a fronte di un “disturbo”?
Caro “Uomo Comune” che ne pensi? Lo so che sei lontano dalle disquisizioni circa i grandi sistemi scientifici, dalle grandi battaglie politiche; sei trattato con superiorità dagli “intellettuali” e dai politici , ma “coccolato” quando ci sono le elezioni. Passata la tempesta ti invitano a riporre il cervello negli scaffali e ti riempiono di Grande Fratello, gossip, cronaca nera e di grandi battaglie ideologiche…di fronte alle quali hai l’atteggiamento del povero di fronte alle lamentele del benestante circa il mulo nella storiella di cui sopra.
Caro “Uomo Comune” forse sei meno stupido di quello che molti pensano. Sai perfettamente che non tutto va bene, ma nemmeno che tutto va male! Hai mai pensato ai benefici di questa nostra civiltà e nostra cultura grazie all’energia? In fondo anche chi vorrebbe la recessione lo sta dicendo grazie  allo stile di vita “essenzialmente comodo” di cui parlavo sopra. Se avesse altri problemi più importanti non predicherebbe la recessione. E scusami se ti chiamo uomo comune! Non ti offendere, anch’io faccio parte della categoria…
Conclusioni molto personali!
Voglio concludere con queste considerazioni. Non perdiamo la speranza in un futuro migliore e lasciamo che i nostri sforzi siano concentrati alla soluzione di altri problemi, all’analisi di altri aspetti sociali (che sicuramente nel prossimo futuro peseranno di più) che quello di un rispetto ideologico e privo di riferimenti all’ambiente sproporzionatamente contro l’uomo. Come può essere che l’uomo e l’ambiente siano due cose disgiunte: l’uomo fatto dello stesso materiale dell’ambiente, governato dalle stessi leggi fisiche nel suo metabolismo, come può essere considerato come una “muffa” del pianeta terra o come un virus letale? Ancor di più, come può un essere vivente ed intelligente arrivare a pensare, ad un certo punto, che è una anomalia negativa nel percorso naturale delle cose ed arrivare a razionalizzare la necessità della propria estinzione e della propria morte. Com’è possibile che la nostra cultura arrivi a consolidarsi in una cultura di autodistruzione, di annientamento e disperazione così radicata quasi col consenso unanime senza che nessuno dica qualcosa in contrario? Che speranze diamo ai nostri figli se lasciamo che questa cultura li pervada e li terrorizzi? Chi potrà provare a costruire un futuro migliore se gli innestiamo il seme della morte ed autodistruzione in maniera così profonda?
Mettiamo in discussione il ruolo dell’uomo, ma inseriamolo nel suo contesto naturale ovvero nell’ambiente o meglio ancora nel Creato e recuperiamo la sua dignità . Dovremo parlare di Ambiente ripartendo dalla parola Creato?
Angelo
il Sole sarà in un calcolo matematico che nessuno capirà .Forse fra 1,000,000,000 di anni i uomini tecnologici lo sapranno con tutte le cose tecnologiche che hanno.Io vi mando questa lettera per scoprirlo GIUSEPPE
Forse non ci può direzionare nessuno alla consapevolezza, ne la scienza ne i politici illuminati. Dipende da noi che stiamo scrivendo su questo td e da altri che silenziosamente stanno lavorando per un mondo più giusto e più bello. Abbiamo dalla nostra il fatto che la nascita di una consapevolezza (interiore e ad un tempo globale) è un fenomeno che può essere contagioso. Potrà forse contagiare chi è ai vertici decisionali e che non è troppo preso dall’ingranaggio. Rendiamoci conto però che malgrado tutto siamo noi che decidiamo su che cosa fare, che cosa comprare, come passare il nostro tempo libero. Abbiamo un potere insospettato! Per questo molti tentano in ogni modo di oscurare le coscienze e confondere le idee. E’ l’unica vera arma delle lobbies e degli interessi forti. Ci sono fior di “scienziati” e schiere di psicologi al servizio di questi uomini che cercano in ogni modo (seguendo il filone consolidato del beauverismo)di condizionare a loro favore i nostri gusti e le nostre opinioni. La loro arma è sempre giocare sulle nostre paure e sulla nostra ansia di rimanere soli. Più mode ci sono, più ti conformi a un modello sociale e più sei al sicuro (in realtà è il contrario!). Il vero anticonformismo oggi si basa sull’auto coscienza e sull’autonomia di pensiero. Se non ci conformiamo ci sarà facile vedere dove sono le ingiustizie, le contraddizioni e via dicendo. Il non conformarsi a niente e a nessuno (ovviamente nella propria interiorità non esteriormente, come ahimè molti ragazzi tentano di fare) è di per se stesso fonte di intelligenza e discernimento. Perchè dunque chiudere in tono “minore”? E’ una scommessa difficile ma DOBBIAMO giocarla.
Ok Sergio, sei arrivato dove ti volevo.
Sono daccordissimo con te. Quando scrivevo “economia” come forzante intendevo quello che tu hai sviluppato. Certo la mente umana è la risorsa più importante ed è quella che puo fare da forzante, ma l’economia intesa in senso lato resta il motore primo. Non intendo il PIL, sia chiaro, intendo la “convenienza alla consapevolezza” per scarsità di risorse, in genere (non credo che si arrivi a tanto, ma la storia dimostra che i veri cambiamenti avvengono solo a fronte di momenti di grande crisi).
Ma prima ancora di arrivare a grandi crisi, dovrebbero essere coloro che hanno un ruolo nelle decisioni importanti a direzionarci alla “consapevolezza”, ma vedo che sono molto esposti alle ideologie, alle azioni di lobbies o semplicemente alle battaglie contro la parte avversa.
Allora dovrebbe supplire la scienza e la tecnica per dare una ragione obbiettiva, ma anche qui sai come va…essendo dipendente dal potere precedente non è esattamente libera.
Quindi, cosa possiamo fare?
Accidenti, mi tocca chiudere il commento in tono minore: cosa che mi da molto fastidio ed è contro il mio “pensare”…
Volevo aggiungere una precisazione riguardo alle “forzanti”. E’ chiaro che le risorse disponibili sono una forzante, ma la gestione delle risorse è il punto centrale (questa è o dovrebbe essere l’economia) ed è qui che la mente umana ha un ruolo fondamentale. Dobbiamo evitare oggi che le risorse disponibili diventino in futuro l’unica forzante. Queste risorse potrebbero essere l’energia ma anche l’acqua o i terreni coltivabili.
Mi rendo conto che quello che dico suona un pò come un utopia. Però penso che nella società o meglio nelle società , ci siano stati degli alti e bassi in questi processi di consapevolezza, che d’altronde purtroppo solo i periodi di crisi sanno generare. Una cosa però può oggi accelerare e incoraggiare il processo: sono i nuovi mezzi di comunicazione del sapere e del pensiero informatici. Questi ci permettono di vedere con più facilità quali sono le crepe e le contraddizioni del nostro sistema sociale e di pensiero, sia nel particolare che nel generale. La mia speranza, visto che questa consapevolezza non può sorgere ahimè da tutta la società , è che gradualmente ci siano dei mutamenti nella consapevolezza di chi ha un ruolo nelle decisioni importanti e nella diffusione delle idee e dei costumi sociali. Forse sarà più facile che questa consapevolezza si ingeneri in persone con un certo grado di istruzione. La consapevolezza nasce quando si viene messi di fronte all’evidenza di un non senso o di una contraddizione, e la cosa migliore è che la si sperimenti nella propria vita. Gli eventi di questo tipo dovranno necessariamente aumentare di numero nel prossimo futuro! Dire che la vera “forzante” sia l’economia equivale a dire che la società com’è strutturata oggi è la forzante, e questo temo non ci aiuti molto a capire il succo del discorso. La vera “forzante” Angelo, è la mente dell’uomo, che poi può essere presa o meno da determinati “ingranaggi” che la mente stessa dell’uomo ha creato. L’attuale crisi finanziaria ne è un buon esempio credo…
Sergio, non era riferito a te il mio accenno alla ideologia…
Concordo con te che una evoluzione dovuta alla consapevolezza, per usare le tue parole, sia la soluzione migliore.
Mi viene però da pensare…ma cos’è che ci rende “consapevoli”?
-L’educazione? No, contribuisce solamente.
-La forzatura attraverso le leggi? No, noi italiani ne abbiamo già troppe.
-La religione attraverso il dogma di fede? Nemmeno! Forse una volta…
-La rieducazione forzata coi gulag o i campi di concentramento? Dio ce ne scampi! Hanno sempre fallito.
-La maturazione personale? Forse, ma siamo miliardi di individui ognuno coi suoi problemi, le sue carenze, le sue abbondanze, i suoi interessi economici, politici ecc… ecc…
Accidenti Sergio, non trovo un motivo perché tutti raggiungano la consapevolezza: forse io posso raggiungerla, e gli altri?
Che sia forse l’unica vera “forzante” l’economia?
Caro Angelo, penso che si tratti più di constatazione della nostra situazione che di ideologia. Da lì poi si dovrebbe iniziare a cambiare il concetto di “sviluppo”, che preferei sostitutire con quello di “evoluzione”, almeno per i paesi ricchi. L’ideologia nasce quando si vuole costruire un sistema di pensiero valido a priori e indipendente dalla realtà che ci circonda. Non era certo questo che volevo indicare. Semmai la riflessione riguardo alla crisi socio-economica e alle sue radici più profonde ci porta all’esigenza di cambiare i nostri sistemi di riferimento e le nostre priorità , a livello economico, sociale ed “esistenziale”. Se questo nascerà da una nostra intima e personale consapevolezza non ci sarà il rischio di ideologie.
Corretto il problema del corsivo.
C.Gravina
“Mi sembra però che quello che non si possa negare di ciò che dice Sergio è il fatto che ad oggi il consumo delle risorse sia maggiore alla capacità del sistema Terra di rinnovarsi”
Scriverei … “di rinnovarsi a breve”… perchè nel lungo tempo tutto si rinnova e non avrebbe più senso il termine “rinnovabile”.
Il concetto di sostenibilità ovvero consumare quanto e quello riproducibile a breve dalla terra è in linea di massima condivisibile, ma se portato alle estreme conseguenze e ideologizzato…
Mi sembra però che quello che non si possa negare di ciò che dice Sergio è il fatto che ad oggi il consumo delle risorse sia maggiore alla capacità del sistema Terra di rinnovarsi…anche questo rientra nel concetto di sviluppo sostenibile e mi sembra difficilmente criticabile…
Certo teoricamente ‘miglioramento della qualità della vita’ non vuol dire necessariamente ‘incremento costante della produzione’, bensì forse godere di quello che si è prodotto…
Purtroppo a me pare che il sistema economico attuale sia fondato sulla produzione, il consumo e l’innovazione: bloccare la crescita vuol dire rompere il meccanismo che e non solo consente il continum della produzione, ma anche l’occupazione quindi la sopravvivenza…a meno che non si finisca in un nuovo tentativo di ‘rivoluzione socialista’ con i risultati che conosciamo o in un sistema ibrido, ammesso che esista…
Mi sembra però che quello che non si posssa negare di ciò che dice Sergio è il fatto che ad oggi il consumo di risorse sia maggiore alla capacità del sistema Terra di rinnovarsi…anche questo rientra nel concetto di sviluppo sostenibile…
Certo teoricamente ‘miglioramento della qualità della vita’ non vuol dire necessariamente produrre sempre di più, bensì godere di quello che si è prodotto…
purtroppo il sistema economico attuale sembra fondato sulla produzione, il consumo e l’innovazione: bloccare la crescita vuol dire rompere il meccanismo che non tanto o non solo consente il continum della produzione, ma anche l’occupazione q
@ Sergio
Le tue considerazioni sono del tutto condivisibili, esprimono però un buon senso ed una visione delle cose che è lontana parecchio dagli intendimenti di molti d quelli che vanno sbandierando i temi della sostenibilità e della necessità di riportare i nostri stili di vita a livelli più ragionevoli, celando spesso altro genere di intendimenti. Aggiungo anche che queste riflessioni giungono non a caso solo ora nella nostra società , perchè tutti (ma proprio tutti) gli altri bisogni primari sono efficacemente soddisfatti. Non mi avventurerei in confronti con altri modelli societari, piuttosto mi soffermerei a riflettere su questo, prima di gettare il bambino e l’acqua sporca.
gg
Guarda Sergio,
Sono in parte daccordo col tuo discorso.
Qualsiasi attività umana o qualsiasi prodotto genera impatto, la stessa esistenza dell’uomo anche nelle condizioni più “povere” genera impatto; dovrà fare legna per scaldarsi (abbattendo alberi), dovrà raccogliere frutti per cibarsi (togliendoli agli altri animali), regimare le acque per non trovarsi a mollo(alterando microclimi preesistenti), creerà sentieri o strade per muoversi (modificando ambienti “incontaminati”), costruirsi armi per cacciare e uccidere selvaggina (generando violenza e sofferenza)… il tutto creando “impatto”.
Non appena costruirà armi lo farà per difendersi ma anche per attaccare magari solo perché l’altra tribù è vicina al fiume o a qualche risorsa naturale che non vuole o non può condividere.
Con il ferro sono nate le spade ma anche i vomeri. L’impatto zero, così come lo stiamo intendendo, non esiste… Esiste un impatto minimo sul quale certamente bisogna lavorare onestamente e liberi da pregiudizi.
Circa il PIL, sono daccordo completamente con te e questo è proprio frutto della cultura occidentale…
Però Sergio spiegami un po’ meglio il concetto numeratore e denominatore: a quale “rapporto aureo” fai riferimento?
Mi permetto di fare un altra considerazione sull’autodistruzione. Questa nasce pure dalla disperazione dell’uomo che non vede un senso in un esistenza finalizzata al solo “produrre per stare meglio”. I giovani, che quasi sempre sono più sensibili degli adulti, rispondono a questo abbracciando pseudoculture nichiliste e via dicendo. Se uno finalizza tutto a quella frase nasce la disperazione dell’uomo che si rende conto che la sua vita malgrado tutti gli sforzi di migliorarla sarà sempre vulnerabile e caduca. La crisi nasce anche da questo. Reinventare il futuro attraverso l’imponente mole di tecnologia e conoscenza che gli uomini hanno sviluppato finora per fare il mondo molto più bello e vivibile di quanto non sia adesso sbarazzandoci del dio PIL è molto più emozionante del mantra della crescita. Questa società è fondata sulla paura e quindi il mito del benessere, della sicurezza, del più ce nè meglio è, nasce in realtà da questo moto di paura per la nostra estrema vacuità . Quello che noi chiamiamo progresso è in realtà la fuga costante da questo vuoto. Il vero progresso nasce dall’amore per il cosmo e per tutto ciò che ci circonda, compresi gli altri esseri umani. Tutte le grandi invenzioni e scoperte sono nate così. Se non cè più la fuga costante dal nostro vuoto (ovvero la paura) cè quest’altra qualità dell’essere umano.
Volevo rispondere ad Angelo e a Guido sulla questione dell’energia, di crescita e decrescita. Ho capito che sono stato frainteso in alcuni miei interventi. Il discorso è complesso e profondo quindi sfiorerò solo l’argomento. Intanto l’uomo comune non pensa minimamente alla decrescita. E’ intriso di cultura della crescita in ogni sua fibra (purtroppo). La decrescita non è il punto essenziale. Quello che conta è la qualità dell’energia e di quello che si produce. Questo non implica nessun ritorno bucolico a un mondo in cui siano scoraggiate le tecnologie. Al contrario le tecnologie servono (o meglio dovrebbero servire) per migliorare il rapporto tra beni prodotti (sia come quantità che come qualità ) e consumo di risorse. A questo dovrebbe servire la tecnologia. Il problema è che cè una mentalità distorta per cui quasi viene equiparato il consumo di risorse con il bene prodotto. Un bene del tutto inutile prodotto inquinando e togliendo magari spazio alle foreste o all’agricoltura sarebbe meglio metterlo al denominatore, non al numeratore. Naturalmente questo rapporto tende a un limite oltre il quale sarebbe difficile andare. Quello che penso è che l’umanità oggi è ben al di sotto di questo limite in quanto spesso il consumo di risorse è di molte volte superiore al bene effettivo prodotto. Inoltre al numeratore cè una parte di bene che dovrebbe essere inalienabile e che è prodotto dai nostri ecosistemi. Chi ci trova un ideologia in tutto ciò è in mala fede. Concludo con una domanda. Ma veramente pensate che la società potrà far crescere il suo prodotto interno lordo indefinitamente? Qualunque persona di buon senso dotata di un minimi rudimenti matematici non vede alcun futuro in una crescita “illimitata”.
Non dovrebbero, vedremo perchè.
gg
Si’ ma anche i commenti adesso sono tutti in corsivo?
PER L’ADMIN: C’E’ UN NON CHIUSO NELL’ARTICOLO, CHE RENDE TUTTO IN CORSIVO!!
Maurizio, il testo è in corsivo perchè è di un lettore. Solo la mia introduzione non lo è.
gg
Scusa Max, per correttezza, volevo dirti che avevo intenzione di far “balzare dalla sedia e incavolare qualche lettore”, ma non volevo colpire così a fondo come ho colto dalla tua risposta.
Ciao Max,
Stavolta ti ho colpito davvero! Non era mia intenzione.
Nemmeno era mia intenzione comportarmi da presuntuoso occidentale, ipocrita e ignorante.
Quando parlo di cultura intendo proprio il frutto di quelle che tu chiami civiltà con “strutture sociali complesse” che guarda caso si sono caratterizzate con una tecnologia, ovvero la trasformazione pratica della scienza in oggetti del vivere comune, più o meno diffusa (anche se in misura molto minore di quella attuale, concorderai che le civiltà che tu citi abbiano in parte questa caratteristica).
Quella delle tribù disperse nei vari angoli della terra non sono certo culture di minor dignità , ma concorderai con me circa il fatto che da buon occidentali per noi siano molto lontane ed un poco ci terrorizzino.
Quello che ho colto nelle tue osservazioni è un approccio nostalgico ed un po’ poetico a queste tribù ed un certo astio per le culture dotate di strutture sociali complesse.
Certo che quelle occidentali hanno tanti difetti, ma siamo così sicuri che la cultura di una tribu della foresta amazzonica sia così “tranquilla” e armonica, così libera da soprusi e sopraffazioni? Anche nei confronti delle tribù circostanti?
Quello che volevo mettere in evidenza è che noi occidentali siamo totalmente immersi in quella che tu chiami cultura di sopraffazione e dominio e, anche se è sbagliata, non mi ci ritroverei a ritornare ad un cultura tribale (detto nell’accezione positiva), sarebbe un passaggio troppo drammatico, troppo repentino; passaggio che deriverebbe da una catastrofe economica o sociale!
Comunque Max non è in gioco questo!
Con il mio post volevo dire qualcosa di contrario e ci son riuscito, mi sono inventato un raccontino di cui tu non hai fatto riferimento, ma credo sia molto oggettivo. Che ne pensi?
Io non ribadisco affatto la centralità assoluta dell’uomo, ma voglio che assolutamente sparisca quella che anche tu definisci “imbecillità ” circa la predicazione della sparizione dell’uomo.
Poi hai ragione! Quello che ho messo in fondo, cioè la parola “Creato”, che ti ha colpito profondamente perché hai iniziato con quel termine, è effettivamente una mia uscita confessionale, ma l’ho fatto per dire che nel rapporto uomo ambiente sia necessario una terza visione altrimenti si pendola in continuazione dal dominio assoluto dell’uomo al panteismo.
Ma trovi davvero che la nostra “cultura occidentale” sia così negativa?
non condivido quasi nulla né dell’impostazione, né delle conclusioni, perdonami ma (OPINIONE PERSONALE) parlare di cultura, ambiente, e progresso scientifico affiancandolo alla parola “Creato”, sradica completamente qualunque tentativo di dialogo costruttivo….
vengo comunque ad alcuni punti focali:
cito:
“…Il nostro progresso è fonte di benessere e il benessere è fonte di cultura. Sono sicuro che nell’arco della storia dell’uomo solo un comodo tenore di vita o almeno “essenzialmente comodo†tenore di vita, anche per effetti climatici anziché tecnologici, che abbia comportato l’abbondanza di risorse e/o la comodità nell’usufruirne, ripeto, solo questo “essenzialmente comodo†tenore di vita, sia stato fonte di cultura e progresso (filosofico, artistico e tecnologico). Ove non sono avvenute queste condizioni la cultura che si è sviluppata non è mai stata di tipo speculativo, ma orientata alla sopravvivenza con quello che ne consegue. E le ristrettezze economiche, le difficoltà alla sopravvivenza vanno a toccare aspetti istintuali che spesso sfociano nell’irrazionale e nella violenza…….”
beh, l’impostazione di questo paragrafo è decisamente presuntuosa nel senso che sembra che chi non vive secondo gli schemi del benessere occidentale, non abbia cultura, e/o viva perennemente cibandosi dei propri simili;
ancora oggi nel bel mezzo della foresta amazzonica si rinvengono gruppi di indios mai scoperti prima che non hanno nessun contatto con il resto del mondo, ma che vivono la loro vita con la loro cultura, le loro tradizioni, la loro religione, i loro luoghi sacri, e la loro violenza (vogliamo fare una statistica di quanti stupri o rapine con vittime si verificano in Italia in un anno e confrontarli con le guerre tribali degli Indios?) si, certo, tutto lontanissimo dal mio mondo, ma non per questo io mi sento di considerarli inferiori o peggiori;
oppure mi viene da pensare ai Nativi Americani, che certo di cultura ne avevano, ma ci siamo premurati di cancellarla dalla faccia del pianeta;
oppure tu parli di cultura ma in realtà intendi l’ipocrisia delle buone apparenze che in realtà mascherano e servono per giustificare egoismi, violenze sociali, aggressioni armate nei confronti dei più deboli (singoli o popolazioni che siano…) ?
vado avanti:
“….Proviamo a pensarci, lavorate le 8 o più ore in condizioni direi non disumane, ovvero un terzo o poco più del nostro tempo quotidiano, possiamo procuraci agevolmente cibo, avere una casa riscaldata conseguentemente possiamo spendere il nostro tempo a fare quello che più ci aggrada. Chi ha attività sociali, chi tecniche, chi passatempi, chi semplicemente passa il proprio tempo con amici chiacchierando o facendo attività ludiche. Provate a pensare se dovessimo combattere tutto il giorno per procurarci cibo o dedicare tutto il nostro tempo alla sopravvivenza per ristrettezze; i tempi utili per “oziare†sarebbero molto ridotti e comunque sempre accompagnati dalla preoccupazione del giorno dopo o della prossima raccolta di cibo per la sopravvivenza. ……..”
forse, ripassando meglio i libri di storia delle nostre scuole, ti accorgeresti che negli ultimi 5000 anni, diciamo dallo sviluppo vero e proprio delle strutture sociali complesse, è sempre successo che i popoli ( o le culture) più “avanzate e progredite” (Antico Egitto, Grecia Classica, Impero Romano, dinastie Cinesi, regni sud americani precolombiani, e così via fino a oggi) siano state paradossalmente quelle dove le ingiustizie sociali, le violenze ai danni di intere “classi” o gruppi, causate da una ricerca a tutti i costi del potere (economico, politico o religioso che fosse), sono state di gran lunga più estreme e diffuse che non nelle strutture tribali del centro africa, del medio oriente, dei nomadi afghani etc etc….
la tua è l’impostazione culturale dominante in certi ambienti occidentali che per secoli ha giustificato la sopraffazione e l’invasione di paesi e popoli più deboli con l’unico scopo di accrescere il proprio benessere e il proprio potere, e, scusami se te lo dico, ma tutto ciò con la cultura e il progresso (non quello tecnologico) non c’entra proprio nulla;
vado avanti:
“…penso che l’uomo da sempre sia stato vittima del proprio antropocentrismo insito nel suo istinto umano di sopravvivenza e di ricerca della felicità . …..”
concordo in pieno, ho appena finito di dirlo….
“…..si è arrivati a questo strano ecocentrismo che tende a disconoscere il ruolo dell’uomo e ad equipararlo pariteticamente a quello degli altri esseri animati o inanimati. Anzi mi sembra di vedere che si stia consolidando l’idea che solo la Natura sia “buona†mentre l’uomo sia un essere “cattivo†e meriti l’estinzione ……..”
questa purtroppo è una linea di pensiero esistente, che in parte, malgrado la mia cultura e sensibilità ambientalista, non condivido (…equipararlo pariteticamente a quello degli altri esseri animati o inanimati…. beh, si, da geologo io ragiono così, non mi sento affatto più importante di un lichene solo perchè parlo e vado in moto…spero che questo non turbi l’animo di nessuno 🙂 ….), ma ti faccio notare, anzi Vi faccio notare, che, come spesso succede, è una posizione limitata come diffusione, e per nulla condivisa negli ambienti di ricerca scientifica, culturale;
si, è vero, ci sono pochi imbecilli che vanno in giro dicendo queste e altre scemenze, ma non per questo chi si sente ambientalista e ha la cultura per poter dire e fare in questo senso, debba essere per forza incluso e accomunato in questo “di tutta l’erba un fascio”….
“…..Certamente l’uomo può apportare danni gravi e deve comunque recuperare il rapporto con la Madre Terra, ma non a scapito delle proprie aspirazioni non a scapito della propria vita………”
beh, mi dispiace, non condivido affatto, il Pianeta Terra e tutto ciò che contiene non esistono IN FUNZIONE dell’uomo (inteso come specie dominante), semmai siamo uno dei tanti step a cui i meccanismi dell’evoluzionismo e della variabilità genetica hanno concesso di diffondersi sul pianeta, da pochissimo tempo per altro (geologicamente parlando);
non entro nemmeno nel merito del creazionismo o meno, sia perché toccare sfere filosofico-mistico-religiose può “urtare” la sensibilità di chi crede in certe cose, e io non ho nessun motivo per offenere nessuno, sia perché…rimaniamo negli intenti di questo blog che ospita le nostre chiacchiere, e parliamo di “scienza, comunicazione, …. e affini”;
🙂
Bellissima metafora!
“Caro “Uomo Comune†che ne pensi? Lo so che sei lontano dalle disquisizioni circa i grandi sistemi scientifici, dalle grandi battaglie politiche; sei trattato con superiorità dagli “intellettuali†e dai politici , ma “coccolato†quando ci sono le elezioni. Passata la tempesta ti invitano a riporre il cervello negli scaffali e ti riempiono di Grande Fratello, gossip, cronaca nera e di grandi battaglie ideologiche…di fronte alle quali hai l’atteggiamento del povero di fronte alle lamentele del benestante circa il mulo nella storiella di cui sopra.”
Ma c’è da chiedersi anche se le scuole comprese le università , insegnino a sviluppare il senso critico.