Ci sono alcuni argomenti che restano sopiti per mesi, poi improvvisamente tornano sotto i riflettori. Nei giorni del climategate la frase “hide the decline” poteva tirar giù milioni di risultati da google, nella maggior parte dei casi con inerpretazioni errate.
Poi sono arrivate le spiegazioni e il movimento dell’AGW ha tirato un sospiro di sollievo.
Tutti gli altri no, perché la combriccola della CRU non avrà voluto nascondere la diminuzione delle temperature (che non c’era infatti), ma di sicuro ha voluto nascondere il fatto che le loro analisi dei dati paleoclimatici ricavati dai proxy dendrologici erano (e sono) molto meno affidabili di quello che ci hanno voluto far credere.
La disamina dell’argomento da parte di Judith Curry è chiara e, come sempre le accade, tiene conto di tutte le opportunità prima di tirare le somme. Però alla fine lo fa, e rigetta completamente il comportamento dei suoi colleghi climatologi, così come rigetta la condiscendenza (o condizionamento?) che il 4° Rapporto dell’IPCC ha dimostrato nei confronti di questo genere di atteggiamenti, auspicando che nel prossimo rapporto si evitino figuracce del genere.
Così, se prima per il solo fatto di aver cercato il dialogo le hanno dato dell’eretica, ora le daranno della negazionista, paradossalmente continuando a negare l’evidenza. Perché non farlo del resto? Moltissimi altri “colleghi” continuano serenamente a pubblicare su riviste autorevoli ricostruzioni paleoclimatiche derivate da questi proxy infischiandosi altamente del problema. Contenti loro…
Addendum
I post della Curry sull’argomento sono diventati cinque. Il primo ha ricevuto 2000 commenti, gli altri non so. Per essere una storia vecchia e un argomento chiarito non c’è male. Sì sì, tutta questa faccenda si regge proprio sul consenso…
A proposito…Judith C e’ in palese combutta con un manipolo di negazionisti finanziati dai fratelli Koch, che in realta’ e’ un gruppo di scienziati dalle credenziali di ferro che stanno lavorando a un database delle temperature superficiali terrestre che sia (udite! udite!) “independent, replicable, inclusive, transparent” e (addirittura!) si occupi di valutare le “uncertainties in the record”.
A capo di questi manigoldi c’e’ il Prof Richard Muller, che all’epoca del Climategate fu particolarmente feroce contro chi…aveva nascosto il declino. Attendiamo adesso con ansia le solite accuse da parte dei soliti noti?