C’hanno provato con la Danza contro i Cambiamenti Climatici. C’hanno provato con il Concerto per i Cambiamenti Climatici. C’hanno provato con installazioni come una bolla di plastica galleggiante nell’aria.
Gore a parte, i successi artistici non sono certo piovuti, per i cambioclimatisti. E adesso, dulcis in fundo, arriva la dèbacle teatrale. Come riportata dal New York Times.
Guarda caso, in questo periodo a Londra sono rappresentate due opere teatrali sui cambiamenti climatici, l’una “credulona” e l’altra “scettica”: l’una, universalmente stroncata dai critici, l’altra, una “combinazione di umorismo nero, pathos e osservazioni incisive”.
Per i lettori meno inclini al pensiero, la pièce che non è piaciuta ai critici è quella cambioclimatista, “Groenlandia”, definita come una collezione di storie che “non riescono ad aggregarsi”, con un “tono prepotente” che “fallisce nel trasmettere emozioni senza neanche toccare granché l’intelletto”.
Dall’altra parte invece c’e’ “L’Eretica”, la cui protagonista, una scienziata che “non ‘crede’ a niente”, si ritrova ostracizzata dopo aver definito il cambiamento climatico come una nuova religione, dove il “credo” ha sostituito l’evidenza scientifica e chi non crede viene denigrato.
Non c’è molto da meravigliarsi, però. A cosa è dovuto il successo del”Eretica?
“The Heretic” succeeds where “Greenland” fails because it engages rather than lectures the audience. It is a linear story following a small group of people on personal journeys of self-discovery. Meanwhile, “Greenland” is a rather frayed patchwork of stories that never really interconnect […] “Greenland” makes even the most praiseworthy sentiments of the environmental lobby sound trite to the point of being laughable. At one stage, it even has a cynical Greenpeace eco-warrior talking earnestly about the need for a new economic paradigm — not a phrase often heard on a drama stage.
“L’Eretica” riesce dove “Groenlandia” fallisce perché si relaziona con invece che dare lezioni a il pubblico. È una storia lineare, che segue un piccolo gruppo di persone nei loro personali percorsi alla scoperta di se stessi. Invece, “Groenlandia” è un mosaico piuttosto sfilacciato di storie che non si interconnettono mai […] “Groenlandia” fa sembrare banali se non ridicoli persino i più lodevole sentimenti della lobby ambientalista. A un certo punto, ha persino un eco-combattente di Greenpeace che parla seriamente della necessità di un nuovo paradigma economico – non è una frase che si sente spesso su un palcoscenico teatrale.
Un tipping point culturale sulla strada del disastro del cambioclimatismo? Probabile.
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