Il Denier-in-Chief ha parlato. Lo Scettico della Stanza Ovale ha proclamato. L’Antiscienziato delle Hawai’i ha detto.
Il clima non e’ un problema (e infatti la “Zarina del Clima” ieri mattina se ne e’ andata). Seimilaottocento parole, dodici pagine fitte fitte nel Discorso sullo Stato dell’Unione di Barack Obama1, pronunciato come da tradizione nell’ultima settimana di Gennaio. Quante menzioni dei cambiamenti climatici? Zero. Del riscaldamento globale? Zero. Del clima? Zero. Dell’ambiente? Zero. Della sostenibilita’? Zero.
Ma non c’e’ da perdersi d’animo. Di “proteggere il pianeta”, c’e’ una menzione. Addirittura!
Si’, certo, Obama ha parlato (con un’analogia deboluccia) di un “momento Sputnik”, sfidando l’America ad ottenere l’80% della sua energia (elettrica, solo elettrica) da fonti pulite (attenzione, “pulite” e non “rinnovabili” o “sostenibili”). Poi uno sente del “carbone pulito” e l’antifona la comprende anche il piu’ sordo e ottuso e ignorante fra noi scettici del disastro prossimo venturo.
Orsu’ dunque, bando alle ciance, che i proseliti del clima impazzito interrompano le loro quisquiliche attenzioni con noi sordi, ottusi, etc etc e si dedichino almeno almeno a recuperare il consenso dell’Uno. Poi si vedra’…
Aggiornamento
Il buon Roger Pielke Jr ha fatto due conticini. Considerato l’attuale mix energetico degli Stati Uniti e gli obbiettivi prefissati da questo discorso, anche volendo dare ampio spazio alle risorse rinnovabili, portandole al 22% del contributo al fabbisogno, per raggiungere il traguardo dell’80% dell’energia elettrica prodotta da in modo pulito, dovrebbero costruire una centrale nucleare al mese da qui al 2035. A questo si dovrebbe aggiungere, ma è praticamente impossibile farlo, l’aumento della domanda dovuto al potenziale raggiungimento dell’altro nobile obbiettivo di aumentare a dismisura il parco delle auto elettriche. Temo che non si farà. Tutto il mondo è paese.
Ah, per inciso, nel frattempo in Cina continuano ad aprire una centrale a carbone a settimana.
Negli Stati Uniti in molti vorrebbero il nucleare, Obama per primo, il problema risiede nella liberalizzazione del mercato elettrico dei vari Stati. Attualmente più o meno tutti gli stati degli USA possono contare su un parco di generazione costituito da uno ‘zoccolo duro’ di carbone e ‘vecchio nucleare’ che produce energia elettrica a costi bassissimi. Il ‘nuovo nucleare’ (EPR, AP1000) ha costi di generazione decisamente maggiori e quindi alle aziende energetiche statunitensi conviene installare un impianto a gas a ciclo combinato rinunciando ai prestiti federali (in realtà non estremamente generosi) offerti dal governo.
Quindi o Obama decide di dare all’industria nucleare incentivi più sostanziosi con un occhio alla convenienza strategica del nucleare nel medio-lungo periodo (IV generazione tra 40 anni) prescindendo dalla attuale convenienza sul mercato oppure di nuove centrali se ne vedranno ben poche.
Per l’Italia vale un discorso diverso, i prezzi dell’energia elettrica in borsa sono già talmente alti che il ‘nuovo nucleare’ ripagherebbe tranquillamente i propri costi senza particolari aiuti, al massimo verrebbe richiesta la priorità di dispacciamento dell’energia prodotta da nucleare ma nessun incentivo diretto.
A proposito dell’80% dell’energia etc… ecco chi non si accontenta:
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/energia_e_ambiente/11_gennaio_28/energia-solo-rinnovabili_b8dddf52-2ac6-11e0-adec-00144f02aabc.shtml
Titolo: Energia: solo rinnovabile al 100%. Si può fare entro il 2030.
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Contenuti: … andrebbero installati 4 milioni di pale eoliche da 5 megawatt, 90 mila centrali solari da 300 megawatt (sia fotovoltaiche che a concentrazione) e 1,7 miliardi di pannelli solari fotovoltaici da 3 chilowatt (in pratica ogni casa del mondo dovrebbe avere il proprio impiantino sul tetto). … «Volevamo dimostrare che sole, vento e acqua sono sufficienti a soddisfare la domanda di energia», hanno dichiarato i due ricercatori californiani. «Il problema principale è solo la volontà politica».
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Quisquilie, pinzillacchere… e che ce vo’?
ma non è che 4 milioni di pale eoliche farebbero cambiare il clima più di quanto lo faccia cambiare l’aumento di CO2 ?
Non è forse il vento un elemento importantissimo delle previsioni meteorologiche, o devo smontare anemometro e anemoscopio dalla mia stazione meteorologica ?
Dico questo rivolgendomi a chi crede che quel piccolissimo aumento logaritmico di temperatura causato dall’aumento della CO2 sia un male catastrofico, il massimo dei mali, e per contrastarlo intenda agire su un elemento molto più determinante per il clima, qual’è il vento…
Al di là di quanto in pratica incidano questi elementi sul reale cambiamento del clima (che è oggetto del contendere), voglio dire, il contributo del vento mi sembrerebbe più incisivo di quello della CO2.
Altrimenti dovrei installare un CO2metro 🙂
Ma questo non sembra preoccupare chi si preoccupa della CO2, visto che si fanno giganteschi progetti di modifica del clima, con la scusa di volere proprio che non cambi.
Io mi preoccuperei, fossi in loro. Ma io sono io.
Credo che non ha nominato il riscaldamento globale, considerando che è nevicato anche sul vulcano più alto delle Hawaii, l’altra settimana c’era neve su 49 Stati americani su 50.
Anche questa è interessante…
“Il governo australiano imporrà una tassa speciale una tantum, dello 0,5% sui redditi medi, per aiutare ad affrontare i costi di ricostruzione, stimati a circa 5,6 miliardi di dollari australiani (3,8 miliardi di euro) dopo le recenti inondazioni, che hanno causato almeno 35 morti. Verranno inoltre introdotti tagli di spesa accantonando diversi programmi pubblici, specie in campo ambientale, ha annunciato la premier laburista Julia Gillard.”
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo501615.shtml
La Gillard che accantona programmi ambientali ? Questa si che è una notizia. Sono molto preoccupato per l’esperimento di Norfolk, ma non trovo notizie.