Una vera manna dal cielo la strategia dello scambio dei certificati di emissione per perseguire la riduzione della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Da quando il circo è in piedi la CO2 ha continuato serenamente ad aumentare, però più di qualcuno ci ha tirato su dei bei soldini. Certo, qualcun altro ci ha rimesso l’osso del collo con le oscillazioni dei prezzi ma, poco male, non si tratta di nessuno di quelli che questo circo se lo sono inventato.
Dopo la chiusura praticamente per bancarotta del CCX (la borsa del Carbon Trading d’oltreoceano), gli scandali sulle partite di giro dell’IVA sui diritti di emissione dell’ETS (stessa cosa ma europea) e dopo vari furtarelli digitali, ora arriva anche la chiusura per hacking. E già, pare che nessuno se ne sia accorto, ma qualcuno si è infilato nei sistemi informatici che regolano l’ETS e compra di qua, vendi di là, si sono portati a casa qualche milioncino di Euro. Così, cancelli chiusi fino al 26 gennaio.
Nel frattempo le quotazioni traballano solidamente al disotto del 50% dei 30 dollari per tonnellata di CO2 dei tempi d’oro. Come dite? Il clima? E che c’entra?
Aggiornamento
Il 26 gennaio è arrivato ed è pure passato, ma l’ETS non ha riaperto i battenti. La dichiarazione della portavoce della Commissione Europea in materia di clima: “la chiusura della settimana scorsa è stata soltanto una misura di transizione, per dare alla commissione ed agli stati membri il tempo di decidere cosa fare”. Bene, hanno deciso, la chiusura è a tempo indeterminato. Finchè tutti i paesi non saranno in grado di fornire adeguate garanzie di sicurezza il mercato non riaprirà. Ancora più interessante la chiosa “quando sarà operativo il sistema centralizzato, previsto per il 2013, questi aspetti non saranno più un problema. Dobbiamo sopravvivere fino al 2013”. Bah…
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