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Sciacalli, avvoltoi, allodole ed altro bestiario climatico

Abstract molto famoso, e molto stupido, recentemente apparso su Science:

Climate variations have influenced the agricultural productivity, health risk, and conflict level of preindustrial societies. Discrimination between environmental and anthropogenic impacts on past civilizations, however, remains difficult because of the paucity of high-resolution palaeoclimatic evidence. Here, we present tree ring–based reconstructions of Central European summer precipitation and temperature variability over the past 2500 years. Recent warming is unprecedented, but modern hydroclimatic variations may have at times been exceeded in magnitude and duration. Wet and warm summers occurred during periods of Roman and medieval prosperity. Increased climate variability from ~AD 250 to 600 coincided with the demise of the Western Roman Empire and the turmoil of the Migration Period. Historical circumstances may challenge recent political and fiscal reluctance to mitigate projected climate change.

La stupidita’, per chi non se ne fosse accorto, e’ in quella chiosa:

“Circostanze storicamente accertate possono essere considerate una sfida alla recente riluttanza politica e fiscale riguardo la mitigazione del cambiamento climatico cosi come appare nelle proiezioni”.

Insomma adesso bisogna infilare considerazioni di natura politica ed economica anche quando si parla del clima del medio/tardo Impero Romano. Peggio: bisogna infilarle nel ristretto spazio di un abstract. Chissa’ se gli articoli sull’Escherichia coli si concludono nell’abstract con un richiamo a tutti affinché’ si lavino le mani?

Ohime’ ohimè’ non si tratta dell’unico esempio di bestialità’ legata al cambiamento climatico. Ci possiamo anzi fare un bello zoo:

  1. Sciacalli climatici: figure tipiche dell’attivismo cambioclimatista estremo: dicesi di coloro che passano il loro tempo a cercare notizie di disgrazie altrui di carattere meteorologico. Spesso non riescono a contenere la gioia quando migliaia sono vittime di alluvioni o uragani. Avendo suscitato ribrezzo fra chi abbia il dispiacere di ascoltarli, si ritirano in gruppi ristretti di persone che la pensano allo stesso modo.
  2. Avvoltoi climatici: figure tipiche della leadership dell’attivismo cambioclimatista estremo: dicesi di coloro che nutrono le loro fissazioni sociopolitiche con le summentovate disgrazie, escogitano elucubrazioni sempre più’ complicate “dimostrando” come abbiano avuto ragione fin dall’inizio. Spesso non riescono a contenere la gioia quando migliaia sono vittime di alluvioni o uragani. Politicamente si ritengono efficaci dato il largo seguito fra le elite radical-chic, ma non si accorgono che proprio la loro azione estremamente polarizzante impedisce che dalle parole si passi all’azione.
  3. Allodole climatiche: figure tipiche del giornalismo cambioclimaconformista: dicesi di coloro che ripetono ogni informazione passata loro “dagli scienziati”, senza mostrare alcuno spirito critico e bevendosele praticamente tutte (a patto, naturalmente, che si tratti di notizie compatibili con catastrofi prossime venture). Sono invidiati da tutti perché nel loro mondo ci sono “buoni” e “cattivi”, e nient’altro. Hanno successo nei media perché’ raccontare scenari catastrofici paga (un tanto ad articolo), ma per lo stesso motivo non riescono a convincere i titillati lettori a passare alla pratica.
  4. Cani climatici: figure tipiche della scienza cambioclimatista che gioca alla politica: dicesi di coloro che, dopo aver studiato e faticato per anni per specializzarsi nel loro ramo, improvvisamente quando si parla di clima diventano esperti in politica, prescrivendo questa o quella soluzione e/o inserendo considerazioni inopportune e ingiustificate nei loro articoli scientifici, abstract inclusi. Molto popolari fra gli “scettici” perché fonte inesauribile di umorismo involontario, sono politicamente inefficaci: rimangono inascoltati perché e’ difficile insegnare al ciabattino come riparare le scarpe.
  5. Iene climatiche: figure tipiche del cambioclimatismo internettiano: dicesi di coloro che, pur simili agli sciacalli, si coalizzano in branchi determinati a isolare e virtualmente eliminare chi la pensi diversamente. Fanno di ogni erba un fascio, e di ogni domanda una lesa maestà finanziata dai fratelli Koch. Ottimi interlocutori per consolidare la propria conoscenza dei vituperi più diffusi, non riescono a capire che se devono ritornare sempre sugli stessi argomenti sarà pure perché quelli sono puntualmente poco convincenti.
  6. Camaleonti climatici: figure tipiche degli scienziati/opinionisti con conoscenze di climatologia: dicesi di coloro che riescono a spiegare come la siccità’, l’alluvione, il tempo sereno e la pioggia che capitino in una stessa regione siano tutte prove della gravità dei cambiamenti climatici di origine antropogenica. Molto popolari tra le allodole climatiche, reagiscono in maniera particolarmente violenta le poche volte che capiscono che le solite storielline non convincono altri che i già-convertiti.
  7. Bradipi climatici: figure tipiche degli scienziati/opinionisti senza conoscenze di climatologia: dicesi di coloro che non si accorgono che la scienza va avanti, e che ci sono nuove teorie, nuove osservazioni, nuove analisi, e invece scrivono tutti gli anni, non necessariamente a Ferragosto, la solita solfa fritta e rifritta. Ottimi per riempire trasmissioni radiofoniche e pagine di giornali, non riescono mai ad essere citati a più di 18 ore dalla loro comunicazione al mondo.
  8. Vermi climatici: figure tipiche del blogging cambioclimatista semiprofessionale: dicesi di coloro che, avendo proclamato l’urgenza dell’azione contro il riscaldamento climatico, gigioneggiano invece in assurde analisi psicologiche dei visitatori al loro sito, cercando di spargere il fango di cui evidentemente si nutrono. Sono salvati da ulteriori imbarazzi dal fatto che gli anziani genitori non passano di solito il loro tempo a leggere i blog dei figli. Influenza nel discorso climatico, zero su zero, visto che non hanno letteralmente niente da contribuire.
  9. Sanguisughe climatiche: figure tipiche della ricerca cambioclimatista: dicesi di coloro che, avendo capito l’antifona, riescono ad agganciarsi al treno delle cornucopie, specie se comunitarie, ottenendo misteriosamente contributi di diversi milioni di euro per progetti misteriosamente senza alcun dettaglio pubblico, su internet o altrove. Si considerano particolarmente influenti, anche se devono impegnarsi a fondo per nascondere ai loro potenti amici l’assenza di risultati concreti.
  10. Ricci climatici: figure tipiche del blogging cambioclimatista semiamatoriale: dicesi di coloro che si gingillano con l’onanismo mentale piu’ sfrenato, e di fronte all’esistenza di persone che non li adulano e non li adorano, sognano di avere la capacita’ di chiudersi dentro un magico campo di forza all’interno del quale scorrano latte e miele.
  11. Maiali climatici: figure tipiche del cambioclimatismo nongovernativo: dicesi di coloro che pianificano la raccolta fondi in base al tema della successiva megaconferenza internazionale ONU, nel senso di escogitare nuovi schemi per presentare i loro obiettivi come fondamentali riguardo la megaconferenza medesima. Avendo perso di vista l’obiettivo iniziale (aiutare chi ha bisogno, invece che raccogliere soldi) corrono continuamente il rischio di concentrare le varie organizzazioni sulla loro sopravvivenza come organizzazioni sempre più’ grandi e sempre meno efficaci.

Una volta raggiunto un certo numero di animali sara’ facile organizzarsi per una bella tombola.

NB: qui, il blog di Maurizio Morabito.

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Published inAttualità

11 Comments

  1. Ovviamente concordo con Guido Guidi. Abbiamo intrapreso una linea, chiara e netta, evitate di andare a rimorchio di qualche poveretto che si diverte a tempo perso.

    Se fate i bravi vi recapito qualche Mega Gallone di petrolio nero ed inquinante 😉

    CG

  2. Maurizio, Claudio e tutti gli altri,
    non vedo perché si debba derogare alle nostre regole. I riferimenti espliciti a terze persone che non partecipano alla discussione o che hanno preso parte ad altre discussioni altrove non fanno parte della policy di CM.
    Se altrove si fa così è un problema di chi ci va, non può essere un problema nostro.
    Per cortesia evitate.
    gg

  3. E insomma, c’è davvero qualcosa di straordinario nell’aria, o nei caffé. Chi vuole contare quante volte sia stato usato il termine negazionista da queste belle anime adesso offese?

    Poveretti…

  4. La parte di Bardi che non si legge è:

    sei in una situazione senza uscita e se non hai il coraggio di cambiare idea, non ti restano che gli insulti

  5. oops…ho sbagliato a chiudere il corsivo nel commento precedente…chi può, lo corregga please!!

  6. Claudio Costa

    stupidità, bestialità, cani, vermi, sciacalli, avvoltoi….Non condivido nei toni, nei modi e nelle espressioni, il post di Morabito.
    Non aggiunge niente al dibattito, se non benzina sul fuoco della polemica inutile ed isterica. Penso che alla fine sia controproducente, a chi, come gli scettici, vuole solo mettere in discussione i dogmi sulla mitigazione climatica.
    Penso che innescherà una spirale di insulti, anzi è già iniziata su Ocasapiens e climafluttuante da Steph, ma vedrete che arriverà anche l’obolo del Bardi.

    Reply
    Grazie Claudio, ci piace vivere pericolosamente. 😉

    • Essì, perché prima, invece, erano rose e fiori? Sono mesi che certi tizi trattano coloro che non passino il tempo a ossequiarli, come dei subumani…

      Ho letto il post della sventurata. Inventarsi le notizie è uno sport popolare, ma classificarmi come “Bigoilista” mi sembra davvero troppo.

      L’esperienza conferma come sia impossibile, in riguardo al clima, distinguere l’Oca Sapiens da uno sciachimista o creazionista qualsiasi. Non nel senso che credano a cose simili, ma perché coincidono nel loro modo di rispondere a una sfida che voglia essere ironica, canzonatoria o anche minimamente intellettuale.

      Invece di parlare dell’argomento del contendere, parlano…di me. Fossi malato di narcisismo, passerei il mio tempo sui loro siti, 24/7. Invece me ne tengo lontano, perché come si dice, quando la porta minaccia di uscire dai cardini, è meglio non essere la persona che la fa davvero uscire dai cardini (chi conosce l’inglese capirà un doppio senso in questa frase).

      Bardi non è (ancora?) a questi livelli. Comunque ad essere d’accordo con lui (““), allora dovremmo dire che di coraggio in questi anni ne ha avuto poco, e di situazioni senza uscita molte, e da un bel po’ di tempo, come si può leggere qui.

      E dire che sarebbe bastato pochissimo per rispondermi a tono, invece di fare piagnistei ed offendersi per motivi zoologici. Un commentatore di Bardi c’è quasi arrivato, quindi nutro ancora speranza nell’umanità.

  7. tempo@noncirestachepiangere

    No vabbè, ma quello è il classico bimbominkia.

    Vi prego, datevi una calmata. E’ ovvio che tempo@fateridere.com sia un troll. E quindi, don’t feed the troll. Ogni altro commento a quella affermazione sarà cassato d’imperio.

    CG

  8. tempo@fateridere.com

    ma voi per scrivere ste minchiate siete pagati? O avete poco da fare in ufficio? se no usate meglio il vostro bel tempo e andate a bervi un bel vermouth GHIACCIATO al bar sotto casa.

    Reply
    No, siamo ricchi di famiglia, per cui non c’è bisogno di essere pagati e non esistono uffici. Essendo anche snob, la faccenda del vermouth ci fa sinceramente orrore. Al bar sotto casa poi…ma come ti viene?
    Dody

  9. Guido Botteri

    dal passo citato nell’articolo:
    [ Increased climate variability from ~AD 250 to 600 coincided with the demise of the Western Roman Empire and the turmoil of the Migration Period. ]
    Credo che certe cose si sparino alla cieca, sperando che la gente non sia informata.
    Purtroppo per loro non sempre è così.
    da:
    http://www.longrangeweather.com/global_temperatures.htm
    da una rapida consultazione del grafico al link citato, risulta evidente che il periodo dal 250 al 600 altro non è che la fase di raffreddamento di un periodo caldo non particolarmente caldo.
    tra l’altro l’impero romano è caduto, ufficialmente, nel 476, per ben altre ragioni.
    L’autore voleva forse dirci che i cambiamenti climatici più devastanti sarebbero causati dal raffreddamento di una temperatura non eccessivamente calda…?
    Non vedo alcun nesso perciò con la situazione attuale.
    ps
    Nel grafico c’è la dizione “Viking Explorations (Reached NE Canada)” con una freccia che sembra puntare al 1300.
    Si tratta di un’errore, spero tipografico, visto che Erik Raude raggiunse la Groenlandia nel 985 e suo figlio Leif Eriksson raggiunse “Vinland” (“Terranova” ?) nell’anno 1000, dopo aver toccato l’isola di Baffin e il Labrador.

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