All’Angelus del 14 novembre scorso Papa Benedetto XVI ha invitato ad un «rilancio strategico dell’agricoltura», specificando che la rivalutazione dell’agricoltura non dev’essere vista «in senso nostalgico ma come risorsa indispensabile per il futuro».
Queste importanti affermazioni spingono a interrogarci circa il modello di agricoltura da proporre per garantire cibo e beni di consumo (fibre per il vestiario, materie plastiche, carta, mobili, ecc.) per i 9 miliardi di abitanti che il nostro pianeta ospiterà nel 2050. Per tentare una risposta è necessario premettere alcuni approfondimenti tematici che vado ad illustrare.
Quanto cibo occorre per un uomo: in epoca romana il quantitativo annuo di cibo pro-capite era stimato in 40 modii (264 kg) di grano; a tanto dovevano infatti ammontare le scorte nei magazzini del’Urbe per evitare tumulti. Oggi, stimando a 300 kg di cereali la soglia di sufficienza per un individuo adulto, è possibile affermare che l’agricoltura, con una produzione globale di cereali di circa 340 kg procapite, assolve appieno al proprio scopo. Questi 340 kg non sono tuttavia ripartiti omogeneamente ed infatti la soglia dei 300 kg è superata da Asia, Europa, America e Australia, mentre l’Africa produce solo 190 kg. A ciò si aggiunga che il numero di esseri umani sottonutriti appare ahimè stazionario da almeno un cinquantennio attestandosi intorno ai 900 milioni di individui. Tuttavia un conto sono 900 milioni di persone su 3 miliardi (popolazione mondiale del 1970) e un conto sono 900 milioni su 7 miliardi. In termini percentuali i sottonutriti sono infatti calati dal 23% del 1970 al 13% di oggi.
La questione alimentare del 20° secolo e la rivoluzione verde: non si può ragionare di agricoltura del futuro senza analizzare l’esempio offerto dalla “rivoluzione verde”, che in un secolo ha moltiplicato per 5-6 volte le produzioni agrarie mentre la popolazione mondiale quadruplicava, passando dagli 1.5 miliardi del 1990 ai 6.5 miliardi del 2000. La rivoluzione verde è stata frutto di massicce innovazioni nella genetica (nuove varietà molto più produttive e di qualità molto migliore rispetto a quelle tradizionali) e nelle agrotecniche (lavorazioni del terreno, concimi di sintesi, fitofarmaci, diserbanti, tecniche irrigue, sementi selezionate, tecniche di conservazione e trasformazione dei prodotti).
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Il discorso del papa ha coinciso con la pubblicazione degli atti di una settimania di studio promossa dalla Pontificia Accademia delle Scienze sul tema delle biotecnologie.
I risultati di quel workshop, benché non riflettano una posizione ufficiale della Chiesa sugli OGM (come si sono affrettati a specificare nei giorni successivi) rappresenta a mio avviso un passo in avanti decisivo, dato che si mette per la prima volta, e da un pulpito così autorevole, in discussione lo stesso principio di precauzione, tanto di moda tra gli ambientalisti e i policy makers europei. Cito:
“Le valutazioni dei rischi devono prendere in considerazione non solo i rischi potenziali dell’uso di una nuova varietà di pianta, ma i rischi delle alternative nel caso in cui proprio quella varietà non fosse resa disponibile” e “Riesaminare l’applicazione del principio di precauzione all’agricoltura in un contesto scientifico e pratico, e rendere proporzionali al rischio le richieste e le procedure normative, considerando i rischi associati al mancato agire”
Ne ho parlato qui: http://lavalledelsiele.com/2010/12/06/evidenza-scientifica-e-responsabilita-ben-oltre-il-principio-di-precauzione-la-lezione-della-chiesa-sugli-ogm/
Credo che questo sia un argomento su cui si dovrebbe fare grande chiarezza, perché ci sono in giro affermazioni che non so da quale fonte vengano, e che credo del tutto arbitrarie e prive di fondamento scientifico, che sostengono che il GW causerebbe perdite di vite umane, e fame nel mondo.
Ora, io personalmente credo che sia vero il contrario, e credo che decrescita e desviluppo non siano le vie più indicate per diminuire la mortalità, o aumentare il cibo, anzi, credo che garantiscano maggiore vita, maggiori diritti, più cibo e più salute, nonostante gli inquinamenti vari (che tutti vorremmo evitare, ma che non ci devono spingere a buttare il bambino con l’acqua sporca).
Vorrei proporre per l’ennesima volta (scusatemi, forse vi annoierò, ma la questione è presentata in modo capovolto dai media, e quindi credo che sia ancora il caso di insistere) quello che è la linea che si vorrebbe come guida per un mondo migliore, l’impronta ecologica (a cui si è unita ora quella idrica…):
http://it.wikipedia.org/wiki/File:World_map_of_countries_by_ecological_footprint_%282007%29.svg
da confrontare con quella dell’aspetattiva di vita (attenti ai colori, sono un po’ fuorvianti):
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Life_Expectancy_2005-2010_UN_WPP_2006.PNG
dal confronto di queste due mappe per Stati risulta evidente che ci propongono come modelli gli Stati dove l’aspettativa di vita è peggiore (appena maggiore di 30 anni) e ci indicano come male da evitare quelli in cui è migliore (maggiore di 80 anni) !
Ecco verso quale vita ci spingono le teorie ambientaliste, ed è bene saperlo chiaramente, soprattutto quando ci vengono a raccontare che il GW causerebbe più morti e meno cibo.
Sono quelli che si oppongono alle industrie, al progresso, all’agricoltura e all’allevamento, ad ogni attività produttiva umana…e poi ci raccontano che il GW causerebbe meno cibo, quando è vero esattamente il contrario.
Sarà più ecologico, non discuto, ma non mi si venga a dire che lavorando la Terra con la tecnologia della zappa si produca più cibo che non colla tecnologia del trattore !
Secondo me.
Caro Guido,
Le note che hanno trovato spazio su “La bussola quotidiana” le ho redatte a valle di un convegno internazionale (2nd international forum on food and nutrition) organizzato da Barilla alla Bocconi.
In tale illustre consesso hanno avuto voce praticamente solo opinioni di tipo catastrofico (per rendersi conto della cosa basta seguire i video degli interventi presenti sul sito del convegno).
Disgustato dalla linea scelta dagli organizzatori ho scritto a Mario Monti (Presidente Bocconi) segnalando quanto tutto ciò fosse a mio avviso aberrante. Ovviamente Monti non mi ha neppure risposto.
Quel che sto per dire potrà essere tacciato di qualunquismo ma temo che oggi si sia sostanzialmente in balia di un sistema (economia+media+politica) che sempre più spesso si rivela “stupido come un setaccio” (il setaccio, secondo l’antico adagio popolare è stupido per antonomasia perché trattiene il cattivo e lascia andare il buono).
Non dobbiamo tuttavia rassegnarci, ed in proposito spero che tu non ti stanchi mai di scrivere le sagge cose che scrivi, anche perché ho l’impressione che siamo davvero in pochi a scriverle e a condividerle….
Ciao.
Luigi