Eppure ci vuole poco , dove per poco si intende molto. Molta esperienza nel settore della ricerca, molte pubblicazioni, molti incarichi sempre nella ricerca e…a quanto pare anche molto coraggio e cervello. Tanto poco ci vuole per alzare la testa nel mainstream e, senza rinnegare il proprio pensiero e la propria legittima appartenenza al settore, mettersi a dialogare con gli scettici, con i negazionisti, insomma, con il diavolo in persona.
Dalle nostre parti c’è chi scrive che la percentuale degli studiosi ormai convinti delle origini interamente antropiche del riscaldamento globale è schiacciante, quindi quei pochi che non concordano o sono scemi o sono prezzolati dai cattivi. C’è anche chi scrive che ormai si discute dei dettagli, perché la “main picture” è completa. Sia questi che quelli, evitano accuratamente di commentare l’attualità, ove per essa si intendono gli ultimi anni, non già perché pochi anni sono niente rispetto al clima, quanto piuttosto perché non c’è verso di farceli rientrare nella famosa “main picture” del clima.
Del resto, la caratteristica principale di chi si occupa di questa materia è l’astrazione, perché andare a scontrarsi con la realtà? Semmai l’errore è stato quello di fare anche prognosi di breve periodo insieme a quelle inverificabili di respiro secolare. Quello sì è stato un passo falso, ma si tratta di un peccato veniale, sicuramente indotto da un eccesso di sicumera.
Eppure, dicevo, ci vuole poco. Come fa Judith Curry, che nel suo ultimo post fa una rassegna di tutte le idee che il diavolo propone. Piccolo problema, il diavolo sa come far presa sulla gente, così capita che queste idee, invece di lanciarsi cent’anni avanti, trattino di clima in chiave attuale. Attività solare, moti planetari, ciclicità endogene del sistema, tutti argomenti sapientemente ignorati dagli scrittori di cui sopra, ai quali evidentemente sfugge l’insignificante particolare che coloro ai quali si rivolgono, anzi, ci rivolgiamo tutti, tendono ad avere un certo interesse per l’attualità, perché questa è solita porre delle problematiche che scandiscono il ritmo delle nostre vite.
Credete che ai pakistani interessi di più sapere che l’ultima alluvione subita sia stata la peggiore dal 1929 (anche allora in pieno forcing da CO2 evidentemente) o come salvare la pelle dalla prossima anche se dovesse essere un po’ meno violenta? O forse agli americani può far differenza il metro di neve caduto sulla costa est rispetto agli 80cm che cadranno l’anno prossimo? O ancora ai belgi, agli inglesi, agli svedesi, fa più effetto sapere che questo freddo è colpa di quello che avrebbe dovuto essere caldo?
Propongo un aforisma:
Il freddo attuale è generato all’assenza di ghiaccio nel Mar Baltico, che però sta ghiacciando prima del previsto. Se ne deduce che la diminuzione del ghiaccio provoca un aumento del ghiaccio. Quindi il freddo causato dal caldo sarà ancora più freddo anziché caldo. Vuoi vedere che presto o tardi qualcuno dirà che a furia di scaldare il Pianeta lo stiamo accompagnando verso l’era glaciale? Storia vecchia, girava già negli anni ’70.
In effetti nel libro di divulgazione scientifica ” Catastrofi a scelta ” di Isaac Asimov (1979) egli sosteneva che proprio l ‘aumento medio di un grado avrebbe provocato una nuova glaciazione .. quindi è storia molto vecchia.