I lettori di CM saranno forse delusi. Di tutto il clamore fatto per il summit di Cancun (quale clamore? I media non c’erano e i politici che contano nemmeno…), sulle nostre pagine abbiamo fatto forse troppe chiacchiere, dedicando scarsa attenzione ai contenuti.
Anche a giochi fatti, il nostro contributo è stato quello di pubblicare il comunicato ufficiale dell’UNFCCC, anch’esso piuttosto stringato per ovvie ragioni di comunicazione mediatica.
Giusto dunque cercare di porre rimedio entrando un po’ più nello specifico, ma, da indolenti quali siamo (e un po’ annoiati da queste faccende), anche in questo caso il “lavoro sporco” lo facciamo fare ad altri, segnalandovi questo post pubblicato su climalteranti.it.
L’architettura del post è interessante, perché divide gli esiti del summit in aspetti positivi e negativi, cercando di cogliere l’essenza del problema. Obbiettivo raggiunto, vediamo perché.
Tra quelli positivi, che vi invito a leggere, regna sovrano un comune denominatore che ci era già capitato di individuare, ovvero l’elefantiaco accrescimento degli aspetti burocratici della questione. C’è interesse per un particolare aspetto? Nessun problema, si genera seduta stante un gruppo di lavoro, un’organizzazione, un ente, insomma, una sigla (l’ennesima) che dovrebbe averci a che fare. Sul come e perché c’è un po’ meno impegno, ma questi processi sono lenti, si sa.
Tra quelli negativi, altro comune denominatore molto evidente, l’assoluta mancanza di concretezza degli esiti, soprattutto quelli di specifico interesse climatico, giacché sugli aspetti finanziari invece si è vista un po’ più di vitalità (ci mancherebbe, la burocrazia costa cara del resto).
A nostro modestissimo parere, il risultato appare essere la conferma dello scostamento dalla realtà di questo genere di eventi, una critica che pochi hanno mosso in questo caso, compreso il post in questione, che spesso invece arriva per adunate di pari livello e interesse globale tipo G8, G20, Gn… Ma, per questo, forse una ragione c’è: come sottolineato nel post, grandi assenti sono risultati anche gli attori principali del panorama politico mondiale e dei processi decisionali (quelli che mettono le firme e poi fanno le leggi per intenderci). Disinteresse da un lato, comprensibile in tempi difficili come quelli attuali, che però difficilmente si potrà tradurre in azioni. Voglia di non risultare coinvolti in un altro flop stile Copenhagen dall’altro, perché per un politico le azioni di facciata quando fanno perdere la faccia non vanno tanto bene.
In sostanza, dunque, pur se celato da un cauto ottimismo, che si giustifica in quanto in un sano processo burocratico si assicurano futura partecipazione e spazio di manovra ai suoi protagonisti, possiamo registrare che anche dove generalmente l’approccio a questi temi è molto diverso dal nostro, finiscono per affiorare le stesse sensazioni: vincono le chiacchiere, perdono i fatti, ma, per quelli, c’è sempre tempo.
Sii il primo a commentare