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Truffe da CO2, i nodi arrivano al pettine

Soltanto il 6 novembre scorso abbiamo parlato di un problema evidentemente ben noto agli inquirenti, molto meno noto a tutti i fan dell’allegro scambio di certificati di emissione. Ci troviamo infatti a commentare l’ennesimo risvolto negativo dell’enorme giro di soldi che è stato messo in piedi con il mercato del carbon trading. Nonostante gli sforzi fatti sin qui, di aspetti positivi non se n’è vista neanche l’ombra, se si escludono le rosee condizioni del conto in banca dei finanzieri d’assalto che nell’affare ci si sono tuffati dentro per tempo.

Ieri mattina sul Corriere della Sera:

Truffa sulle emissioni di gas serra La Gdf perquisisce 150 società

Indagini sul traffico di transazioni di certificati per la CO2

MILANO – I militari della Guardia di Finanza di Milano, hanno effettuato 150 perquisizioni nelle sedi di società che, secondo gli accertamenti, attraverso transazioni fittizie di quote di emissione di gas a effetto serra (i certificati CO2), stavano mettendo a segno una maxifrode fiscale in materia di Iva, che ammonta a circa 500 milioni di euro. L’operazione in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia, è avvenuta anche grazie al supporto dei reparti delle Fiamme Gialle competenti per territorio ed è coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco e dal pm Carlo Nocerino.

I REATI – I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, emissione di fatture false e riciclaggio. Secondo gli accertamenti, la frode è stata messa in atto attraverso transazioni transnazionali di certificati CO2. In sostanza, le aziende e le società perquisite, ipotizza la procura di Milano, acquistavano i certificati nei Paesi all’estero, dove non c’è la tassazione Iva, e le rivendevano in Italia applicando invece l’Iva, senza poi versarla all’erario. Il sistema architettato ha coinvolto il fisco di vari Paesi europei e pertanto investigatori e inquirenti sono in stretto contatto con le autorità giudiziarie di vari Stati, tra i quali l’Inghilterra e la Germania. A causa di questa maxifrode “carosello”, dall’1 dicembre il Gestore dei mercati energetici ha chiuso la Borsa delle emissioni della CO2. Nell’inchiesta sono indagate alcune decine di persone.

Certo, la colpa è sempre di chi è disonesto, ma si fa ancora fatica a capire, anche se queste cose non fossero accadute, a cosa diavolo sia servito metetre in piedi questa giostra se non proprio per farci dei gran bei giretti su.

Il clima? Se, vabbè…

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Un commento

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