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Oceani: Occorre un sistema di controllo da organizzare entro il 2015

Pochi giorni fa avevamo scritto “Africa: al via monitoraggio climatico del continente nero“, oggi leggiamo dopo di bombardamento mediatico e scientifico sulla preoccupazione per gli oceani sempre più acidi e caldi il seguente comunicato:

(ANSA) – ROMA, 31 OTT – Proprio come a un malato in ospedale, anche agli oceani andrebbero monitorati i ‘parametri vitali’. Secondo la Partnership for Observation of the Global Oceans (Pogo)  , il sistema dovrebbe essere messo in piedi entro il 2015, e aiuterebbe a segnalare eventi catastrofici come terremoti sottomarini che causano gli tsunami, oltre a fornire in tempo reale dati sullo stato di salute sempre più malandato degli oceani. Che in futuro saranno più salati, più caldi, più acidi e con meno biodiversità.
Maggiori dettagli li troviamo in un comunicato della Reuters  con dal titolo “Migliore monitoraggio sollecitato per gli oceani in difficoltà dal 2015“:

(Reuters) – Domenica gli scienziati Ocean hanno esortato i governi a investire miliardi di dollari entro il 2015 in un nuovo sistema per monitorare i mari e dare gli avvisi da tsunami e di acidificazione legati al cambiamento climatico. Gli scienziati hanno detto che una migliore sorveglianza avrebbe enormi vantaggi economici, aiutando a comprendere l’impatto della pesca eccessiva o delle variazioni di monsoni che può portare ad eventi meteorologici estremi come le alluvioni del 2010 in Pakistan. Un’alleanza scientifica, Oceans United, presenterà questi motivi ai governi riuniti a Pechino il 3-5 novembre per parlare dell’obiettivo fissato al Vertice della Terra ONU del 2002 di istituire un nuovo sistema per monitorare la salute del pianeta. “Maggior parte degli esperti ritengono che le acque dell’oceano nel futuro saranno più salate, più calde, più acidi e meno diversificate”, ha dichiarato Jesse Ausubel, uno dei fondatori del Partenariato per l’osservazione degli oceani (POGO), che rappresenta le 38 maggiori istituzioni oceanografiche provenienti da 21 nazioni. “E ora di fare sul serio riguardo la misura di ciò che sta accadendo ai mari intorno a noi”, Ausubel ha detto in un comunicato. POGO, il monitoraggio degli oceani globale costerebbe da 10  a 15 miliardi di dollari per l’istituzione e 5 miliardi di dollari per i costi operativi annuali. Attualmente, si stima che tra $ 1 e $ 3 miliardi sono spesi per il controllo dei mari, ha dichiarato Tony Knap, direttore dell’Istituto di Scienze Bermuda Mare e leader di Pogo.

[…]

I nuovi fondi aiuterebbero l’espansione di molti progetti già esistenti, quali il monitoraggio satellitare delle temperature oceaniche, i tag sui delfini, salmone o le balene, o sistemi di allarme tsunami al largo di alcune nazioni. Ausubel ha detto alla Reuters: “I greci 2500 anni fa si resero conto che i fari avrebbero portato un gran beneficio per i marinai. Nel corso dei secoli, i governi hanno investito in boe e ausili per la navigazione. Questa è la versione moderna del 21 ° secolo di quel progetto”, ha detto Ausubel, che è anche vice-presidente della Alfred P. Sloan Foundation negli Stati Uniti. Tra i segnali preoccupanti, le acque superficiali degli oceani sono diventati il 30 per cento più acidi a partire dal 1800, uno spostamento ampiamente attribuito a un aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera dalla combustione di combustibili fossili. Questo potrebbe rendere più difficile per gli animali come aragoste, granchi, molluschi, coralli o plancton di costruire gusci protettivi, e avrebbe effetti a catena su altre forme di vita marine.

Gli scienziati hanno detto che è difficile prevedere gli effetti dell’acidificazione. L’acqua più fredda trattiene più anidride carbonica – rendere l’Artico più a rischio. L’acqua più calda nelle zone tropicali potrebbe significare meno ritenzione di anidride carbonica.
In sintesi, se gli stati partecipanti metteranno i fondi tra 5 anni, nel 2015, si comincerà ad avere un sistema globale che misuri quello che accade negli Oceani. Ma allora come facciamo a conoscere senza incertezze fino alla terza cifra decimale il pH degli Oceani nel 1700?
Wikipedia Commons
L’acidificazione dell’Oceano è un modo di dire “non scientificamente corretto” utilizzato per descrivere un pH che sta divenendo neutro, ma sarebbe interessante conoscere le incertezze su tali valori. Tra il 1751 ed il 1994 il pH superficiale dell’Oceano  è diminuito approssimativamente da 8.179 a 8.104, un cambiamento di ?0.075 sulla scala logaritmica, che corrisponde ad un incremento del 18.9% nella concentrazione degli ioni H+ (detti acidi). Invece rispetto la prima decade del 21° secolo, quando si dice che il pH medio sia circa 8,069, il cambiamento del pH relativo ai tempi pre-industriali è di circa 30% nella concentrazione degli ioni H+ (i riferimenti per i dati sono qui).
Nel 1766 iniziò il primo viaggio di James Cook ed in quel periodo iniziarono le prime spedizioni scientifiche europee negli Oceani in gran parte sconosciuti, sicuramente allora non fecero neanche occasionali misure dirette di pH in quanto a quest’ultima grandezza arrivò il danese Søren Peder Lauritz Sørensen nel 1909 (poi rivista nel 1924).
Ma perché gli scienziati chiedono di spendere tanti soldi in un sistema di misura globale migliore se sono riusciti a ricostruire quanto accaduto 300 anni fa con la stessa precisione delle “misure dirette” che chiedono per il  futuro?
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Published inAttualitàNews

2 Comments

  1. Maurizio

    La solubilità di un gas in acqua è direttamente proporzionale alla pressione e inversamente porporzionale alla temperatura. Anni fa ho lavorato su macchine che addizionano co2 all’acqua, quindi ho toccato con mano il fenomeno… 🙂

  2. Guido Botteri

    Vorrei capire meglio il meccanismo dell’acqua fredda e dell’acqua calda
    [ L’acqua più fredda trattiene più anidride carbonica – rendere l’Artico più a rischio. L’acqua più calda nelle zone tropicali potrebbe significare meno ritenzione di anidride carbonica. ]
    Nella mia testa confusa si agitano Henry e Dalton, dove fa caldo (e il GW dovrebbe significare più caldo) l’aria, più calda, se capisco bene quel che mi dice Henry, dovrebbe diventare più leggera e tendere a formare una zona di bassa pressione, che “aspira” CO2 nell’atmosfera.
    Poi c’è la solubilità della CO2 che dipende dalla temperatura. Ci sono effetti nell’aria e nell’acqua che nelle nebbie della mia testa, mi sembrerebbero suggerire comportamenti opposti. Insomma, vedo molti attori e comportamenti non chiarissimi, non così elementari come richiederebbe la mia incompetenza conclamata.
    Qualcuno può essere così gentile da chiarire questi concetti ?

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