Tra meno di un mese prenderà il via la 16^Conferenza delle Parti dell’UNFCCC a Cancun, e le probabilità che in quella sede si possa giungere ad un accordo sono in alto mare, tanto che anche l’Unione Europea, che si è sempre distinta per le “fughe in avanti” in materia di accordi sul clima, ha deciso di frenare gli entusiasmi. Le ultime notizie conviene andarle a leggerle direttamente sul testo ufficiale del comunicato del Consiglio Europeo tenutosi il 28 e 29 ottobre scorsi, perché sulla stampa nostrana si leggono interpretazioni piuttosto contrastanti. Vediamo:
L’esigenza di progredire nella lotta ai cambiamenti climatici è sempre più pressante; è quindi importante che la conferenza di Cancún segni una tappa intermedia significativa che si fondi sul protocollo di Kyoto e spiani la via verso un quadro giuridicamente vincolante globale e completo, integrando gli orientamenti politici contenuti nell’accordo di Copenaghen. È fondamentale che l’Unione europea e i suoi Stati membri continuino a svolgere un ruolo costruttivo e che trasmettano un messaggio univoco. Il Consiglio europeo approva le conclusioni del Consiglio del 14 ottobre 2010 sulla preparazione della conferenza di Cancún e conferma la disponibilità dell’Unione europea a prendere in considerazione un secondo periodo di impegno ai sensi del protocollo di Kyoto, purché le condizioni fissate nelle conclusioni stesse siano soddisfatte. L’Unione europea presenterà una relazione completa e trasparente sull’attuazione del proprio impegno di finanziamento rapido a Cancún, e in seguito su base annua, e sottolineerà quanto sia importante aumentare ulteriormente la trasparenza nel finanziamento della lotta ai cambiamenti climatici. Rivaluterà la situazione dopo la conferenza di Cancún, esaminando tra l’altro le ipotesi di intervento per una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra superiore al 20% per prepararsi a reagire nell’ambito dei negoziati internazionali in corso sul clima; il Consiglio è invitato a riferire in proposito entro la primavera 2011. Parallelamente alla ricerca di un accordo internazionale, l’UE metterà inoltre a punto un approccio più diversificato per l’apertura di un dialogo con partner fondamentali in settori di interesse reciproco che contribuiscano a ridurre le loro emissioni. In tale contesto, l’UE incoraggia iniziative regionali per contrastare i cambiamenti climatici e promuovere la crescita verde quali la recente iniziativa mediterranea sui cambiamenti climatici.
Quindi l’Europa punta ad un prolungamento del Protocollo di Kyoto che però potrà aver luogo solo con l’accordo di tutti quelli che lo hanno ratificato, conferma il suo impegno per una riduzione delle emissioni pari al 20% e rimanda a dopo la conferenza la discussione su un eventuale accrescimento di questa percentuale.
Con la disponibilità pari a zero dei partner più importanti USA, Cina e India, è chiaro che si punta a salvare il salvabile, per cui un prolungamento del Protocollo di Kyoto, pur rappresentando di fatto il mantenimento dello Statu quo, sarà considerato un successo. Tutto il resto suona più che altro come una dichiarazione di circostanza.
Per adesso di sicuro ci sono probabilmente solo le tonnellate di anidride carbonica che saranno sparse nei cieli per trasportare frotte di leader, dignitari, delegati e altri non so cosa coinvolti a vario titolo verso il mar dei Caraibi. Però si sa chi pagherà il conto. E’ notizia di appena tre giorni fa, la Deutche Bank è entrata a far parte del World Climate Summit, l’iniziativa che vede coinvolte già molte altre realtà mediatiche, economiche e sociali (l’elenco è nel link o nel sito ufficiale) nell’individuazione e implementazione di soluzioni per il cambiamento climatico.
Questo tanto per chiarire le idee a chi solitamente agita lo spettro dei “poteri forti” quando si tratta di individuare i buoni e i cattivi in materia di cambiamenti climatici.
Mi colpisce una frase del comunicato del Consiglio Europeo:
[ L’Unione europea presenterà una relazione completa e trasparente sull’attuazione del proprio impegno di finanziamento rapido a Cancún, e in seguito su base annua, e sottolineerà quanto sia importante aumentare ulteriormente la trasparenza nel finanziamento della lotta ai cambiamenti climatici. ]
Ottimo intendimento, “aumentare” la trasparenza.
La “Deutche Bank” è interessata al COP16 non per tuttelare i suoi interessi nelle enormi quantità di denaro che dovrebbe muovere il mercato della CO2, è solo preoccupata che se il pianeta finisce in arrosto troppo presto i suoi clienti non riescono a pagare i mutui. Una volta i mutui erano decennali, ma da un po’ di tempo sono divenuti trentennali proprio mentre le previsioni affermano che tra trenta anni ci sarà il disastro climatico. Allora sono lì per informarsi, non come lobby d’interessi. Dopotutto chi non andrebbe a Cancun potendo? Sarà un po’ di CO2 in più, ma proprio di loro nessuno se ne proccupa? Partecipare al COP16 rende agli occhi di tutti la “banca etica e sostenibile”.