No, la natura di cose strane ne fa parecchie, ma non arriva a tanto. Per farcela arrivare occorre l’aiutino. E così, in Amazzonia in dieci anni sono state scoperte 1200 nuove specie al ritmo di tre al giorno una ogni tre giorni, ma si è anche perso territorio forestale su una superficie grande come due volte la Spagna.
Allarme biodiversità, quante volte lo avete sentito? Per carità, sarà pur vero, ma come al solito faccio fatica a comprendere come si possa dichiarare “finito” un sistema di cui non si conosce l’estensione.
Allarme deforestazione, anche questo all’ordine del giorno. Però dalle misurazioni da satellite scopriamo che il “verde” sul pianeta più che diminuire aumenta. Però, a soffrire sono alcune zone, indubbiamente importanti, chiaramente sottoposte a stress ambientale. L’Amazzonia è una di queste, e nell’articolo scopriamo anche il perché: “Una delle principali cause di questo disastro ambientale è rappresentata dalla rapida espansione dei mercati regionali e globali della carne, della soia e dei biocombustibili, che hanno fatto aumentare la domanda di terreni.”
Non voglio entrare nel merito della discussione alimentare, ma non posso fare a meno di notare che carne e soia (nella giusta quantità) servono a non far morire di fame la gente. I biocombustibili sono invece solamente un enorme business mascherato da eco-consapevolezza che notoriamente produce molto più danno che guadagno.
L’articolo è qui, su Corriere.it
… direi “una ogni tre giorni” …
Reply
A Maurì, stai col forcone eh!
🙂