Probabilmente se i nostri telegiornali non fossero impegnati 24 ore su 24 a trattare esclusivamente dei fatti di cronaca nera o di gossip qualcuno di noi oggi saprebbe che presso ENEA è stata riattivata ufficialmente una coppia di reattori nucleari chiamati TRIGA e TAPIRO dopo una fase di manutenzione e adeguamento tecnologico durata circa due anni.
I reattori in questione, progettati e costruiti negli anni ‘60, non sono destinati alla produzione di energia elettrica per la rete di distribuzione ma sono reattori sperimentali usati in Italia anche dopo il referendum che alla fine degli anni 80 decretò la fine del nucleare civile italiano. Tali reattori, serviti per scopi di ricerca medica ed industriale, da oggi tornano ufficialmente anche alla ricerca sul nucleare.
Questo fatto ha subito suscitato la proteste di quanti avversano l’impiego di energia nucleare (non dico ambientalisti perché io mi ritengo un ambientalista ma nulla ho a che spartire con queste persone) che con alcuni attivisti hanno inscenato una manifestazione nei pressi della sede ENEA di Casaccia dove sono ubicati i reattori. Nessuno ha però specificato che il reattore TRIGA in particolare svolge un ruolo benemerito nella produzione di alcuni isotopi radioattivi usati negli ospedali di tutto il paese a scopo diagnostico e terapeutico. L’isotopo più conosciuto è il Tecnezio (99mTc), elemento base per moltissimi esami scintigrafici che centinaia di pazienti eseguono ogni giorno in decine di ospedali italiani dove è attivo un servizio di medicina nucleare. Nei prossimi mesi il maggior impianto europeo di produzione di questo isotopo del Tecnezio si fermerà per manutenzione e il reattore dell’ENEA diverrà non solo necessario ma addirittura indispensabile per l’espletamento di queste indagini cliniche.
Il reattore inoltre produce un isotopo del Fluoro (18F) altro isotopo indispensabile per gli esami PET (positron emission tomography) utilizzato nella diagnostica tumorale.
Insomma non è poi tutto veleno quello che esce da un reattore anzi, i reattori nucleari sono la fonte di veri e propri farmaci o per meglio dire radiofarmaci utilizzati quotidianamente e ormai indispensabili; certo il problema delle scorie è concreto e una pianificazione oculata è imprescindibile, non è pensabile immaginare di nascondere la polvere sotto il tappeto poiché la polvere in questione scotta alquanto e necessita di un luogo sicuro e ben controllato dove permanere.
Gli incidenti possono capitare, e alcuni folli scandali del passato certo non aiutano, ma altrettanto folle è, a mio avviso, rinunciare a una fonte di energia costante e controllabile come l’energia nucleare. Speriamo che quando si annunceranno i siti delle nuove centrali l’isteria collettiva non raggiunga livelli insostenibili e che nessuno soffi sul fuoco delle paure recondite e in gran parte ingiustificate delle popolazioni che vedranno sorgere gli impianti a 5- 10 km dalle loro.
E’ indispensabile che i sistemi compensativi che lo stato elargirà ai comuni interessati siano equi e non solo di facciata, la Francia insegna in questo campo, e che la politica una volta tanto non faccia scelte pro o contro l’energia atomica solo per aumentare il bottino elettorale.
Non si va, e non si andrà da nessuna parte senza una quota di energia dall’atomo, non potremo ricaricare le nostre centinaia di migliaia di automobili elettriche o i milioni di automobili ad idrogeno che alcuni vorrebbero già vedere circolare sulle nostre strade, non ci affrancheremo dalla dipendenza dal petrolio e dal gas solo con l’eolico le maree o il fotovoltaico, a meno che non si voglia trasformare i nostri terreni agricoli e i pascoli in enormi campi fotovoltaici o eolici scegliendo al contempo di importare il pecorino sardo dalla Cina insieme al pomodoro per la pasta di tutti i giorni.
Inoltre cari amici de “il nucleare no, piuttosto la morte” ricordate che senza il plafond costituito dall’energia nucleare subiremo sempre il ricatto subdolo e insistente dei produttori di combustibili fossili che possono limitare la nostra crescita economica (il costo delle imprese che operano nel nostro paese è influenzato anche dal costo dell’energia) e la nostra politica internazionale.
Capperi, ho detto qualcosa contro i produttori di petrolio….oddio mi taglieranno lo stipendio…..
Il termine corretto è “vagrant”, cioé vagabondo, non soggetto a migrazioni regolari. Fatta questa fondamentale precisazione di forma, e fatto contento max, alcune popolazioni di grifoni si spostano irregolarmente, ad esempio dai Pirenei all’Olanda o dal Massiccio Centrale all’Italia (si può facilmente verificare su Wikipedia e altre fonti). La sostanza non cambia, cioè alcuni esemplari si spostano su tratte anche lunghe e possono ritrovarsi un parco eolico lungo la rotta.
Il video di un attacco a un generatore eolico
da parte di uno sconsiderato, ignorante e stupido uccellaccio negazionista 🙂
Esatto. Credo che il termine giusto ornitologico sia erratico, che si sposta senza rispettare precise rotte migratorie.
Cordiali Saluti
vabbè, volevo aggiungere qualcosa, ma dato che io non capisco quello che scrivono gli altri e che l’obbiettività e la razionalità di affermazioni come “disinformazione alla report” sono al di fuori della mia portata, me ne vado a mangiare….
buon pranzo a tutti
🙂
La specie è quella dei Grifoni-e-basta (poi, tra le altre cose migrano). Esistono alcune prove documentate di esemplari gravemente feriti o ammazzati dalle pale. Non so quanto incidano sul numero totale, però effettivamente abbiamo a che fare con popolazioni molto limitate, che da anni si sta cercando di reintrodurre. Il danno ecologico, quindi, probabilmente c’è veramente. Personalmente, tendo a dare più ragione all’anima ecologista che si preoccupa di preservare gli ecosistemi, tanto più se locali, in quanto parte del nostro patrimonio culturale; specialmente se sull’altro piatto della bilancia c’è una cosa probabilmente inutile come una pala eolica.
Però, Matteo, se ti capita prova a chiedere a quelle persone quanti Grifoni sono morti per via delle centrali nucleari (magari fai riferimento alla Francia, dove ci sono gli uni e gli altri).
giusto per precisione:
In Europa sono presenti 4 specie di avvoltoi:
Grifone
Capovaccaio
Gipeto
Avvoltoio monaco
Di queste, solo il Capovaccaio è migratore.
🙂
E quindi???? Mi sfugge il nesso 🙂
Con questo mio breve commento vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto e commentato questo post. Li vorrei ringraziare perchè nonostante le differenze di visione, anche profonde, sull’argomento nucleare non si è scivolati come purtroppo spesso capita nella radicalizzazione e nello scontro tra ideologie.
Un sincero grazie a tutti voi.
mi limito a commentare, a proposito delle turbine e degli uccelli, che recentemente ho dovuto litigare con dei membri LIPU (o supposti tali… non ho certo chiesto il tesserino!) in quanto “l’eolico dev’essere fermato [SIC] perché uccide gli uccelli migratori, ed in particolare i Grifoni Migratori”, specie di cui ho scoperto (mia mancanza l’ammetto) l’esistenza solo un mese fa……. a volte è proprio un problema di punti di vista.
Concordo con Fabrizio; nascondersi dietro all’incapacità, alla faciloneria, alla superficialità, alla malafede presunta dei nostri amministratori e concittadini, non risolve nessun problema, rimescola solamente le acque del qualunquismo e confonde le idee.
Un conto sono i rischi e i vantaggi/svantaggi di una fonte di energia, altra cosa è come, o meglio, in quali circostanze si PRESUME, venga gestita. Non confondiamo la fisica, l’economia, la chimica… con i luoghi comuni “italici”. Sarebbe come non considerare a priori l’uso di un’automobile dalle eccellenti prestazioni, perchè qualcuno potrebbe usarla in maniera sconsiderata e procurare incidenti.
Se anche qualcuno causa incidenti, la validità e l’efficienza del mezzo non si discute.
Saluti
Mah, senza dati ognuno dice quello che vuole. Risibili gli effetti dell’eolico? A me le turbine non danno particolarmente fastidio. Se però andate su un forum di appassionati di uccelli, vi forniranno ampia documentazione sui danni all’avifauna che causano. Se siano episodi singoli o no, non lo so. Chiaramente, senza dati qualitativi, ognuno può dire quello che vuole.
Sulla considerazione dell’italica incapacità: be’, ma se vale per tutto, l’unica conclusione ragionevole è chiedere all’Austria di ricolonizzarci. Inoltre, se dovessi seguire questo ragionamento di pessimismo cosmico, alla luce delle alluvioni dopo due ore di pioggia dovrei semplicemente concludere “non c’è niente da fare, siamo incapaci”. Non mi pare un bel ragionamento, no?
caro Matteo, il punto 3 del tuo intervento è un’altro cardine dei miei dubbi, ma dato che affrontarlo porterebbe la discussione a sconfinare nella politica vera e propria, scoperchiando calderoni di leggitimi sospetti sulla corretta e trasparente gestione di tutta la faccenda, e considerando anche che la cordata imprenditoriale di aziende deputate alla costruzione delle ipotetiche nuove centrali fa capo ad una multinazionale italiana che non ha proprio una storia limpida alle spalle, nemmeno recente, credo che, rispettando la condivisibile filosofia generale di questo blog su cui scriviamo, preferiamo evitare di accendere scontri verbali che poi di pratico, di tecnico, e di scientifico, poco avrebbero più….
Beh, nel peggior disastro italiano connesso all’energia degli ultimi 50 anni mi pare che fosse coinvolta una rinnovabile per eccellenza. Mi riferisco al Vajont. Franò la montagna, ma la diga resistette. Ergo, colpe ed errori ci furono nella valutazione idrogeologica e statica della montagna sovrastante l’invaso (il monte Toc) non nella diga in sè. Ora ipotizzare l’incuria italica nel crollo di un tetto di una centrale nucleare, che di “tetti” non ne ha, mi pare azzardato come parlare di crollo di palazzine a pompei. Ricordo anche che le vittime accertate di Chernobyl sono attualmente meno di 70 mentre il Vajont causò quasi 2000 morti. In Ukraina poi furono prese in ritardo le misure di radioprotezione della popolazione che avrebbero ridotto la contaminazione da Iodio. Agenzie dell’ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) aggiungono altri 4000 decessi presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro di Chernobyl) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.
Suona un po’ strano il fatto che dell’ingente dose di radiazione a carico della popolazione per indagini mediche e cure radiologiche non si parli mai in termini di rischio o di abuso, come si fa invece per l’energia. Eppure si tratta di nucleare civile anche in quei casi, mi pare. Guarda caso il Tapiro serve proprio per quello.
Inserendomi a discussione già avanzata vorrei evitare l’effetto “scivolata a gamba tesa” alla Bruno, ai danni di chiunque beninteso.
Da professionista del settore, mi permetto solo un paio di considerazioni (a prescindere dai commenti che ho letto e che ho trovato, in gran parte assai interessanti)
1) all’atto pratico, le fonti rinnovabili non sono completamente prive di effetti ambientali, alcuni dei quali documentati (e poco rassicuranti, vedasi la totale alterazione del regime dei venti che sarebbe determinata dalla capillare diffusione di tale forma di sfruttamento dell’energia del sistema terrestre), altri meno (siamo sicuri che l’installazione dei barrages e delle turbine oceaniche non alteri il flusso dei nutrienti che fa parte delle correnti oceaniche? no, per niente), altri ancora sono così palesi (biomassa, biocarburanti etc etc) che sinceramente mi chiedo come si faccia a considerarle nell’ambito di fonti energetiche “verdi” (come fatto dai nostri comuni quando chiedono i finanziamenti per i termovalorizzatori… mah)
2) detto ciò, il nucleare A MEDIO TERMNE rappresenta una delle poche sensate fonti energetiche sfruttabili senza attendere dal cielo radicali innovazioni tecnologiche; Tchernobyl a parte, si è rivelato abbastanza sicuro (tanto che un radicale congiunto WHO-Lancet ha, nel 2007, definito lo sfruttamento del nucleare come assai più umanamente ed ambientalmente tollerabile di altre forme energetiche, rinnovabili e non): rimane il problema delle scorie, per le gestione delle quali dubito seriamente (questo sì) che i nostri Governi siano in grado di usare la mano giusta (forte e/o debole, generosa e/o decisa) di altri, inchinandosi piuttosto a dinamiche locali (chi ha parlato di Lega Nord????);
3) detto anche questo, e qui concluso rimbalzando la palla agli altri (se vorranno commentare, criticare, massacrare, quanto ho scritto), un mio serio, serissimo dubbio è questo: in qualsiasi Paese del mondo, si fanno termovalorizzatori, discariche, etc etc, e tutto funziona (non bene, né male: funziona). In Italia…… ecco, quello che mi spaventa è una centrale nucleare gestita dal fancazzismo e dal menefreghismo italiano. Se crolla il tetto del reattore, è danno sanitario, ambientale e quant’altro assai più grave del comunque disastroso (culturalmente parlando) crollo di una palazzina in quel di Pompei (crollo per altro annunciato da più di un documento di denuncia uscito negli ultimi vent’anni…)
ciao a tutti
1) gli effetti ambientali delle rinnovabili sono risibili e prossimi allo zero se tutta l’energia prodotta fosse appunto di origine rinnovabile. La tua osservazione sulle biomasse invece è sacrosanta, non sono affatto fonti rinnovabili e per molti versi sono più inquinanti dei combustibili fossili (l’uso di biomasse può essere giustificato solo con la CO2 fobia)
2)sbagliato.
fonti energetiche sensate a breve termine sono il gas nelle centrali a ciclo combinato e le centrali a carbone, che rispetto alle centrali nucleari presentano i seguenti vantaggi: 1) costano molto meno e dunque richiedono investimenti iniziali molto minori, 2) dalla progettazione all’effettiva produzione trascorre molto meno tempo, 3) tali fonti primarie hanno riserve accertate di durata molto maggiore rispetto a quelle di uranio 4) anche per quanto detto sopra presentano in generale rischi (anche finanziari) molto minori 5) il costo al kWh di tali fonti è almeno uguale ma più probabilmente inferiore a quello nucleare.
è inoltre verosimile che entro il tempo necessario ad una centrale nucleare per divenire redditizia, cioè dopo che ha ripagato il suo monumentale costo, ovvero non prima del 2025, le fonti rinnovabili fv ed eolico (magari di alta quota) siano già ampiamente competitive con gli attuali 4-5 eurocent/kWh.
3)non preoccuparti, la condizione pòlitica del nostro paese è tale che le centrali non verranno proprio costruite, non costruite male 😉
guarda, il 2. Dicembre dovrò tenere a Reggio Emilia una relazione ufficiale per conto della Società Italiana di Igiene proprio su questi argomenti;
per ragioni di “embargo” non posso replicare in questo momento alle osservazioni che hai hai mosso al mio commento: mi riprometto, il 3. Dicembre, di fornire il testo integrale del mio contributo in cui (ahimè) mi vedo costretto a smontare buona parte delle fonti rinnovabili (eolico compreso…………………)
per favore, pazientate ancora una ventina di giorni 🙂
http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/nucleare/2010/11/03/visualizza_new.html_1705718986.html
io so perfettamente cosa sono milliSieverte, Gray, etc etc e conosco ciò che si intende come soglia di rischio, mi pare che nessuno di voi sappia dove e come stoccare le scorie, invece…. 🙂
La Francia sa dove stoccarle. Cede le scorie alla Germania, già 12 treni, dal 1995, sono andati a finire al centro di stoccaggio di Gorleben, in Bassa Sassonia.
http://www.corriere.it/esteri/10_novembre_08/germania-treno-scorie_9c548cec-eb0a-11df-bbbd-00144f02aabc.shtml
Lei MAX crede che i tedeschi si prendano le scorie gratuitamente?
E si possano permettere il lusso di scortarle con 20.000 agenti, infischiandosene dei 4.000 manifestanti, se non fosse economicamente remunerativo?
Assolutamente no, ma nonostante questa ulteriore “TASSA” le centrali nucleari francesi riescono a produrre energia ad un prezzo conveniente, visto che ne acquistiamo in grandi quantità noi italiani… i soliti italiani, i più furbi…
Io non sono un tecnico come voi e non posso suggerirvi soluzioni o discutere se sia meglio una tecnologia piuttosto che altre, ma dal punto di vista prettamente economico, credo non ci siano dubbi sull’effettiva resa dell’atomo, rispetto ad altre fonti energetiche.
Quindi concordo con quanto già sottolineato da Guido: se dobbiamo investire in ricerca, cerchiamo di farlo su settori che possono avere un ampio margine di miglioramento e tornaconto economico-sociale, non su effimere quanto utopiche fonti rinnovabili.
Cordiali Saluti
max, mi sembra che tu scriva molto e legga poco o niente delle opinioni altrui. Il che è compatibile con le prediche “se tutti pensassero come me”. Ti rispondo solo su una cosa, a titolo esemplificativo della tua poca capacità di capire le idee degli altri:
“…”aumentare il rischio di un fattore minimo”? e dove sta scritto che è minimo?
il rischio si calcola moltiplicando la pericolosità dell’evento (probabilità che l’evento accada), per il numero potenziale di vittime/persone coinvolte:”
Ti ho fatto anche il conto della serva: oggi esiste già un rischio, dovuto alle scorie prodotte dagli altri paesi europei. Siccome noi non potremmo costruire più di pochi reattori, la quantità di scorie che andremmo ad aggiungere a quelle già normalmente prodotte, e che faremmo stoccare da altri, sarebbe proporzionale ai nuovi reattori costruiti. Non ripeto quello che ho già scritto: invece di fare prediche, sarebbe bello che tu rispondessi punto per punto.
Maurizio: 5/10 anni? Ebbene, e allora? Prima di avere energia dalla fusione nucleare ne passeranno almeno 40. Perché ci lamentiamo sempre della politica che fa poca pianificazione e poi liquidiamo una cosa a 5 anni come inutile?
PS Per quanto riguarda la situazione dell’università italiana, credo che sia ben nota a tutti qui dentro. In particolare, io ho anche svolto abbondante attitivà associativa nell’ambito e proprio per questo so che il problema è complesso e non lo risolvono quelli che “se tutti la pensassero come me”:
Fabrizio, forse mi hai frainteso. Il senso è che per convincere il popolo ad accettare le centrali nucleari senza troppe paure dovrà passare ancora molto tempo, minimo 5 o 10 anni, poi vedremo, adesso le cose stanno cambiando ma ne deve passare d’acqua sotto i ponti per superare anni di ecoterrorismo e disinformazione alla report, wwf, greenpeace et al.. Io le farei da ieri le centrali, l’ho scritto, ma oggi la costruzione di una centrale nucleare scatenerebbe una rivolta ovunque, con mamme vulcaniche e papà simici compresi. La domanda forse non è tanto “dove e come stoccare le scorie”, quello si sa già, e si può ancora migliorare. La domanda è come si fa a non fare incazzare la gente, che, da un lato trema solo a sentire la parola “uranio” ma poi, dall’altro, s’inietta allegramente la tossina botulinica senza paura alcuna 🙂
Ha ragione max. Non faremo nulla di nucleare, almeno nell’immediato, cioè 5 o 10 anni. Io penso che dovevamo cominciare da ieri, ma la realtà è questa, punto. Al massimo si può fare qualche innovativo, innocuo quanto inutile, campo eolico alimentato dal vento della politica (leggi sovvenzioni coatte), mosso più dal dio Denaro, che dal dio Eolo. Preferirei allora di gran lunga puntare sul risparmio energetico ma pare che l’affare non convenga, girano meno soldi e non rendono fiscalmente. Le reclame automobilistiche sono esemplari della schizofrenia incombente, da quella che vende un SUV anti SUV, a quella che hai a disposizione una potenza enorme ma emetti (non consumi, emetti!!!) solo 146 grammi.. ma di che? Non importa basta che non s’allarga “er buco d’aazoto”… però tra 2 anni farai schifo perchè il modello nuovo emetterà solo 145 grammi, ma comunque non c’è parcheggio. E pretendiamo che si capisca qualcosa di milliSievert e di soglia di rischio radiologico, quando basta buttare lì che un dm3 di terza categoria contamina l’intera popolazione del lazio per infinite generazioni. Assumendo quindi che il dna funzioni esattamente come una fotocopiatrice, il che non è. Anche per questo io non la penso come max.
@Guido: non mi fa piacere sentirmi giudicato in questo modo (cosa sarei, un neanderthal retrogrado e un po’ “Hippy-figlio dei fiori?” ) mentre io porto argomentazioni e questioni tecniche a sostegno del mio pensiero;
e comunque:
se tutti ragionassero come me, la ricerca in Italia avrebbe 20 volte più dei finanziamenti di cui gode oggi, e sarebbe a tutto campo, nucleare compreso, e compresa la ricerca di base che oggi di fatto non esiste più perché non porta soldi nell’immediato;
se tutti ragionassero come me, forse avremmo in chi ci governa persone intelligenti e lungimiranti che capirebbero che, se chi vuole tentare la strada della ricerca scientifica in Italia nell’ambito universitario, deve sobbarcarsi 3 anni di dottorato a rimborso spese, e poi anni e anni di precariato a 1300 euro al mese sperando che prima o poi un Barone gli lasci un angolo del suo spazio di potere, la fuga di cervelli continuerà come un’emorragia inarrestabile;
se tutti ragionassero come me, prima di “pontificare” ponti sullo stretto, stanzieremmo soldi per mettere in sicurezza l’immane quantità di situazioni di rischio idrogelogico in Italia, e non dovremmo fare il bollettino quotidiano dopo ogni temporale di danni, città e campagne in tilt, e a volte (purtroppo) anche vittime….
se tutti ragionassero come me, il principio “prevenire è meglio che curare”, sarebbe il primo articolo della costituzione;
se tutti ragionassero come me, la prevenzione del rischio sismico e l’educazione della popolazione sarebbero una priorità fondamentale di qualunque forza governativa;
se tutti, compresi tu e Fabrizio (Giudici) ragionassero come me, invece di non rispondere alle mie obiezioni sullo stoccaggio delle scorie, cambiando continuamente discorso e facendo finta di non ricordarsi (o di non sapere) che la Svezia (come la Finlandia, il Canada, gli USA centrali e nord-orientali), geologicamente parlando, sono aree inerti e “immobili” da centinaia di milioni di anni, provereste almeno ad osservare la questione da un punto di vista diverso da quello strettamente tecnico-ingegneristico;
se tutti ragionassero come me (sarà la formazione da geologo che mi ci porta naturalmente), tutti saprebbero sempre e comunque che ogni intervento sul territorio, quale che sia, coinvolge aspetti tecnici, scientifici, sociali ed economici che definire multidisciplinari è riduttivo, e che non si può continuare a ragionare a “compartimenti stagni” pensando che la tecnologia del futuro risolverà tutto….
allora se è così, diventa inutile anche fare sensibilizzazione sui rischi dell’AIDS, tanto entro 40-50 anni un vaccino ce lo avremo, no?
@Fabrizio: aggiungendo ai costi (ancora non ben chiari e condivisi da tutti) comunque enormi, delle nuove ipotetiche future centrali, il trasporto, l'”ospitalità” e la gestione delle scorie di 3° cat. da parte di un altro paese europeo, quanto diventa economicamente conveniente tutto l’insieme?
…”aumentare il rischio di un fattore minimo”? e dove sta scritto che è minimo?
il rischio si calcola moltiplicando la pericolosità dell’evento (probabilità che l’evento accada), per il numero potenziale di vittime/persone coinvolte:
considerando la sismicità intrinseca del 95% del nostro territorio, e che, lo ripeto, un decimetro cubo (!!!) di scorie di 3° cat. ha un potenziale nocivo in grado di contaminare l’intera popolazione del Lazio, e che i danni genetici derivanti da contaminazione radioattiva si propagano anche nelle generazioni successive per ereditarietà, in base a quale criterio definisci “aumentare il rischio di un fattore minimo” ?
🙂
Max, ti devo una precisazione.
Il “Se la gente ragionasse come te” non si riferiva al tuo modo di ragionare in assoluto, anche perché non lo conosco e non lo posso giudicare, ma al singolo argomento. Era in funzione dell’argomento e non della persona. Tanto ti dovevo, perché la mia frase si presta, purtroppo, ad una interpretazione che va oltre i miei intendimenti.
Non vorrei insistere su questo argomento dei progressi futuri, ma non si può nemmeno presentare la cosa come se la ricerca fosse ferma, e con lei la tecnologia. Un problema va visto nel suo sviluppo, e guardando ai possibili, realistici progressi tecnologici. Soprattutto se i danni (eventuali) sono “futuri”, e invece si rimane incatenati al presente.
Sull’università sfondi una porta aperta, non sei il solo ad averla frequentata, ti assicuro. Ma i fondi andrebbero indirizzati in aree di possibile sviluppo vero, e non disperse in aree politiche o altro. Spero che tu intenda quel che voglio dire senza che debba sollevare questa questione, che ci porterebbe troppo lontano.
Studiare come ridurre le scorie, magari reimpiegandole, mi sembra un utilissimo e promettente campo di ricerca, mentre studiare come togliere il carbonio dal suo ciclo mi sembra un modo di buttare i soldi dalla finestra, per produrre una cura che probabilmente è peggio del male immaginato. Già c’è chi incomincia ad avere i primi dubbi sull’eolico (se la pigliano con le foreste !), ed è strano che chi crede che l’uomo alteri l’equilibrio della natura, si dia tanto da fare per alterarlo, dipingendo le Ande, immaginando imprese spaziali dai dubbi risultati, e via dicendo. E non tema, poi, di alterare il ciclo normale dei venti. Non chiederlo a me, chiedilo a loro, come mai proprio loro pensino poi di alterare quell’equilibrio che dicono di voler incollare a dei valori che invece son ballerini di natura, e che loro vorrebbero inchiodare in valori certi e burocraticamente determinati.
Comunque, in tutto questo, niente di personale, ci tengo a dirlo. Discuto le idee, e non le persone. Sono altri che non perdono nessuna occasione per attaccare e denigrare le persone. Io, anzi, son ben felice di discutere e confrontarmi civilmente con chi la pensa diversamente da me.
Quello che volevo dire è che la ricerca deve guardare avanti. Se no, che ricerca è ?
🙂
PS Ovviamente, sto assumendo che noi pagheremmo qualcuno per prendersi carico delle nostre scorie all’estero. Magari in Svezia, dove – come Piero Angela fece vedere tempo fa – due paesi si sono litigati oer accaparrarsi l’appalto per costruire una discarica di scorie nucleari (si vede che gli svedesi sono tutti scemi).
Vorrei rispondere al problema delle scorie in modo totalmente diverso, lasciando stare il futuro. Oggi, le scorie esistono e le producono un gran numero di paesi. Il rischio legato alla loro gestione esiste già. Se l’Italia costruisse delle centrali, farebbe al massimo una manciata di reattori (diciamo 4). Meno del 10% di quelli francesi. Su scala mondiale, qualcuno magari è in grado di fare un conto, ma presumo si arriverebbe a meno del 3-4%. Insomma, per non aumentare il rischio di un fattore minimo, noi rinunciamo ai benefici che altri si godono, pur dovendo noi pure subire il rischio. Rimane poi la solita obiezione: quando si parla di rischio, mi si deve quantificare, in modo da poterlo confrontare con altri.
non sappiamo nemmeno dove smaltire le scorie prodotte nei decenni passati, e che abbiamo ipocritamente mandato in vacanza temporanea in Inghilterra, Scajola (o chi per lui ormai) prevede l’accensione dei nuovi reattori tra 4-5 anni (utopia degna della miglior produzione letteraria di intrattenimento S/F di Asimov), e io devo fare affidamento sulla fantascienza che da qui a xx anni forse riuscirà a scoprire un trattamento idoneo a ridurre a zero o quasi la pericolosità di scorie di terza categoria??
ma dai, su…. allora intanto mi prenoto il volo panoramico su Andromeda, tanto prima che passo a miglior vita sicuramente il balzo spaziale interdimensionale sarà come prendere il tram a viale liegi (anzi speriamo un po’ meglio)….
a proposito di grandi pensatori, di certo non ne abbiamo in Italia questo secolo, e di certo non lo sono stati quelli che nel 2003 (cfr. Scanzano Ionico)aprirono sul tavolo la carta geologica d’Italia in scala 1:100.000, si incuriosirono di vari colori piuttosto accesi, accattivanti e belli saturi, e decisero, puntando un dito, “faremo qui il deposito definitivo profondo”, senza sapere di che stavano parlando….. ah, si, questa è un’altra storia….. 🙂
Tra quanti anni finiranno le fonti fossili ?
Tra quanti anni l’accumulo di scorie sarà tale da causare seri problemi ?
Tra quanti anni possiamo pensare di avere tecniche autofertilizzanti (solo per esempio) o altre tecniche che diminuiscano (o annullino) il problema delle scorie ?
Cioè, tra quanti anni si manifesterà davvero il problema che ora non ha ancora dimensioni proibitive ?… e possiamo pensare realisticamente di trovare efficaci soluzioni in quell’arco di tempo ? Perché no ? Cosa lo proibirebbe ?
Non si tratta di affidarci al nucleare al 100 %, ma solo di inserirlo in un mix di fonte energetiche.
Se ragionassi come te, dovrei dire “fermate la ricerca sulle fonti rinnovabili”, perché, ora come ora, esse esistono come mercato solo in funzione degli incentivi.
Io sono sempre stato per la ricerca sulle rinnovabili, ma non per il mercato, che è prematuro.
Se la gente ragionasse come te, potremmo chiudere la ricerca. Potremmo chiudere ogni tipo di ricerca che non dia risultati entro 6 mesi.
Così ragionava il titolare di una delle ditte per le quali ho lavorato…risultati entro sei mesi, o si chiude la ricerca.
Era un privato, ed è comprensibile. ma un Paese serio deve guardare più lontano, facendo (naturalmente) i passi giusti al momento giusto.
E’ vero, non si può vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso, e qualcuno ha fatto credere, per esempio, che la fusione fredda fosse lì lì per essere commerciabilizzabile, e invece…
Certamente non si può contare al 100 % su scoperte ancora da venire, e ricerche appena iniziate, ma non si può nemmeno chiudere la porta all’energia del futuro solo perché in questo momento ci sono dei problemi, nemmeno così gravi.
Nei primi anni in cui producevamo cinescopi, gli scarti erano altissimi, c’erano problemi non risolti. Poi, piano piano, gli scarti di produzione sono diventati sempre di meno, man mano che si affinava la tecnologia.
Si chiama “rischio d’impresa” ed incide certamente sulle dimensioni dell’impresa. Non rischierei “tutto” il mio capitale in un’iniziativa dal futuro molto incerto. Ma sarebbe pazzesco che non si intraprendessero attività solo perché non tutti i problemi sono stati risolti, anche perché quest’oasi felice non esiste, men che meno per le rinnovabili.
Ma gli spazi per crescere, e per trovare le giuste soluzioni, ci sono. I tempi sono quelli dell’accumulo di scorie, e non può nemmeno essere quello che puoi calcolare ora, perché gli studi sulle centrali autofertilizzanti sono già avanti. Intendiamoci, non voglio dire che quella delle centrali autofertilizzanti, come sono concepite ora, sarà sicuramente la soluzione. Lasciamo crescere e maturare la ricerca, che sicuramente darà anche risultati intermedi, che daranno respiro ai problemi.
Ma se tutti avessero ragionato come te, non saremmo mai andati nello spazio, e non avremmo avuto GPS, tv satellitare, telefonini e tutta quella serie di innovazioni che hanno così profondamente cambiato la nostra vita. Non ci sono salti nel buio, ma una crescita tecnologica che non può essere assassinata da paure emotive o pregiudizi ideologici. La tecnologia ha fatto passi da gigante e ha incrementato il ritmo con cui sforna invenzioni e soluzioni sempre più ardite ed impensabili. Perché improvvisamente dovremmo pensare che non si inventerà più niente ? Perché dovremmo pensare che l’uomo all’improvviso diventi incapace di risolvere i problemi che gli si pongono davanti ?
Quando sei andato all’Università sapevi già tutto, o hai imparato studiando, anno per anno ? Se qualcuno avesse dovuto contare sull’ing. Botteri per risolvere un problema, quando costui era ancora alle medie, avrebbe detto: “no, Guido non può andare all’università perché non è in grado di capire quegli argomenti”.
Non lo ero allora, alle medie, ma ho studiato e mi sono laureato, coi miei mezzi e senza nessuna raccomandazione (sarà poco ma è cosa che posso vantare).
Voglio dire che NON si deve ragionare staticamente, come se la situazione fosse immutabile, come se non esistesse la ricerca, come se non ci fossero solide speranze di miglioramenti a breve, e avendo la sicurezza che non ci sono limiti alla possibile futura produzione di energia. Tutto cambia nella vita, perfino il clima (e da sempre), e cambiano anche le condizioni tecnologiche, per quanto questo concetto ti possa sembrar tanto strano da ridere di quel che ho scritto.
Le dimensioni delle scorte (attuali) NON sono tali da costituire (ancora) un problema proibitivo.
Lo potrebbero diventare non domani, ma dopodomani, a patto di credere che la ricerca sia impotente e paralizzata, cosa che non credo affatto.
Se così fosse, non dovremmo dare una lira ai ricercatori, no ? Voglio dire, se essi risolvessero solo problemi risolti, e non quelli ancora da risolvere…a che servirebbe la ricerca, solo a farsi finanziare prospettando catastrofi inenarrabili ?
I pessimisti non hanno mai inventato niente, né messo su nessuna attività competitiva.
Secondo me.
Povera Italia.
Abbiamo dato i natali ad alcuni tra i più grandi pensatori di tutti i tempi. Grazie ad alcuni di loro, il mondo ha compiuto balzi enormi nel progresso scientifico e tecnologico. Oggi siamo relegati, nella migliore delle ipotesi, al ruolo di partner di altri. Continuiamo a bruciare gas e petrolio, schiavi dei petrolieri e continuiamo a credere a coloro che ci indicano nel solare, nell’eolico e in altre assurdità la nostra autosufficienza energetica. Ma forse, come diceva un caro amico attivo per anni nell’ambito della ricerca, ce li meritiamo.
io non parlo di location per le centrali, parlo di depositi di stoccaggio definitivo di scorie di terza categoria, per i quali nessun paese al mondo ha ancora trovato la soluzione….
Scusa, ma se tu parli di “soluzione” ad un problema, la radiattività delle scorie che riguarda il futuro, perché ti limiti a ragionare con la tecnologia attuale ?
Non pensi che svilupperemo tecnologie capaci di ridurre drasticamente quella radiattività ?
A me sembra che sia un limite ragionare come se la tecnologia si fermasse. Abbiamo un futuro “radioso” davanti a noi (non “radiattivo”), abbi fiducia.
Certo, scateniamo le tigri, poi vedremo se avremo la tecnologia per costruire le gabbie, altrimenti verremo sbranati…mi sembra un ragionamento saggio 🙂
fresco, fresco di ieri: http://infrastrutture.ilsole24ore.com/bancadati/5165
😉
Il Giappone, altra nazione che ha pesantemente investito sul nucleare, è un paese notorialmente privo di eventi sismici, vero? E quanti morti, feriti o malati hanno provocato le fughe radioattive in Francia negli ultimi cinquanta anni? Si noti che ho scritto “… che mettono in pericolo la popolazione”. Senza tenere presente che, nonostante il nostro paese abbia parecchie aree ad alto rischio sismico, esistono anche aree a rischio bassissimo. Guarda caso, le centrali non si costruiscono in posti a casaccio. Pressapochismo allo stato puro, eh?
in Francia hanno un territorio che geologicamente parlando permette il confinamento TEMPORANEO di scorie di terza categoria, con un discreto margine di sicurezza e un bassissimo (quasi nullo) rischio di eventi sismici e/o vulcanici, a differenza del nostro…..
il resto sono chiacchiere….
…non ci sono fughe radioattive?…. mi risulta di incidenti recenti che dimostrano il contrario….
Quello che i sostenitori non dimenticano è quello che abbiamo già detto: che in Francia ci sono quarantacinque reattori, che producono quasi tutto il fabbisogno nazionale, che rendono l’energia meno costosa che in Italia, che permettono di avere introti extra (vendono energia agli altri), che è uno stato che ha i conti in regola per lo meno nella media europea (e non si è indebitato sino al collo per costruire centrali né per comprare l’Uranio), dove non ci sono fughe radioattive che mettono in pericolo la popolazione, né problemi di flussi turistici (il turismo è purtroppo più sviluppato che non da noi, nonostante sia impossibile andare in qualsiasi posto in Francia a meno di poche decine di chilometri da una centrale e gli alberghi in molte zone riportino per legge le procedure di emergenza da effettuare in caso di incidente). Questi sono tutti fatti sonanti e non ipotesi.
Quale sarebbe l’alternativa? Eolico e solare hanno bisogno di finanziamenti pure loro e in più producono ordini di grandezza di energia in meno. Quali sarebbero le alternative?
Problemi politici? Certo che ci saranno, anche per scavare un pozzo ormai si piantano grane ovunque. Ammesso che ci fosse stata la possibilità, qualcuno pensa che da noi si sarebbe potuto costruire il CERN, che sta sotto Ginevra? O la centrale sperimentale di Cadarache che sta in piena Provenza, vicino a parchi naturali e in una zona estremamente profittevole per il turismo? Tutte occasioni mancate: se non si passerà la sindrome NIMBY finiremo ai margini dell’impero in pochi decenni.
continuo a leggere espressioni minimizzanti la pericolosità delle scorie;
si, è vero, Guido (Botteri) volumetricamente parlando sono limitate rispetto ad altri rifiuti speciali, quelle ad alta pericolosità e a lunga vita (terza categoria) sono circa il 4% dell’intera produzione di residui nucleari, ma contengono il 95 % della radioattività totale di tutto ciò che viene racchiuso nel termine “scorie”, e ne basta un decimetro cubo per mettere a rischio l’intera popolazione del Lazio….
portare poi l’esempio finlandese come di sana e conveniente gestione, dopo tutti gli enormi problemi di ritardi, costi, e “stranezze di costruzione”… riguardatevi questa inchiesta e poi riflettete:
http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-e0326a48-2e52-4380-bd13-dec42532d1e3.html
sorvolo poi sul fatto che ormai ogni volta che su queste pagine si anela al ritorno al nucleare, tutti i costi di progettazione e gestione dell’intero processo produttivo, di mantenimento dell’impianto, e successiva dismissione, come i costi dell’approvvigionamento di Uranio, e dei processi necessari all’arricchimento, vengano come per incanto dimenticati da tutti i sostenitori…..
mah…..
🙂
Lorenzo, mi spiace ma credo non sia ben informato.
L’impianto finlandese di Olikuto è di proprietà di un consorzio privato, TVO, che gestisce i due reattori già attivi ed sta ultimando l’impianto Olikuto3; la storia di olikuto3 la conosciamo tutti, ritardi nella costruzione, problemi operativi e dilatazione dei costi (da 3 a quasi 6 miliardi), contenziosi con il produttore del reattore (Areva-Siemens), insomma non si direbbe proprio che è filato tutto liscio.
Nonostante le difficoltà riscontrate, TVO ad aprile 2010 si è vista approvata la sua domanda per la costruzione di un nuovo impianto, ad Fennovoima Oyj e per un ulteriore ampliamento di Olikuto. Il parlamento finlandese ha poi approvato a maggio in via definitiva le richieste di costruzione di nuovi reattori per un massimo di 4300 MW.
Quello che mi chiedo io, da povero cittadino attento ai miei investimenti, è questo: se una società privata, costituita allo scopo di produrre utili, nonostante le difficoltà e gli oneri a cui far fronte per il progetto Olikuto3, persevera la sua attività con nuovi progetti nucleari, bene… credo che “questo la dica lunga sulla reale competitività del nucleare e sui rischi economici”, altro che ritorno al passato.
O crede che TVO non sappia fare bene i suoi conti?
Cordiali Saluti
Ciò che hai descritto non tocca la questione che avevo sollevato io. La TVO non ha ricevuto nessuna agevolazione finanziaria dallo stato? anche solo per pagare gli interessi mostruosi dovuti alle banche prima, non solo che l’impianto inizi a produrre, ma che anche ripaghi se stesso (in totale ci vogliono 15-20 anni)?
Sono sicurissimo che la TVO ha fatto bene i suoi conti…con i soldi dei cittadini 😉
per quanto ne so neanche i provvedimenti legislativi italiani sul ritorno del nucleare prevedono interventi pecuniari da parte dello stato, ma alla fine sarà proprio così? ad una domanda diretta Saglia ha per così dire nicchiato 🙂
io non sono ideologicamente contrario al nucleare, se non mi chiedete una lira e vi prendete le scorie, per me va bene 🙂
Non credo sia il modo corretto di proseguire una discussione, avanzando solo dubbi o illazioni, giungendo a conclusioni qualunquistiche.
La TVO è nata nel 1969, i suoi azionisti, circa 60, sono in maggior parte industrie della carta; i due maggior azionisti sono PVO, una società elettrica finlandese no-profit (60% di TVO) e FORTUM (25% di TVO), la maggior società elettrica finlandese controllata dal governo.
La gestione della commessa Olikuto3 è presa d’esempio, c.d. “modello finlandese”.
La copertura dei costi è così suddivisa:
75% – prestiti bancari fino a 40anni a tasso d’interesse ridotto al 5%
20% – capitale azionisti (in equity)
5% – ulteriore prestito degli azionisti (debito)
Gli azionisti non ricevono dividendi, ma energia al costo di produzione che provvedono a consumare in proprio o a rivendere sul mercato. Con tale sistema i finlandesi sono riusciti a portare a 23€MWh il costo dell’investimento ed ad avere un elevatissimo rapporto debt/equity (80%-20%)
Consideri che in Finlandia il 33% dell’energia viene dall’atomo e salirà al 43% quando entrerà in funzione Olikuto3.
Quindi se anche c’è stato utilizzo di denaro pubblico, questo è sicuramente andato in un ottimo investimento, remunerativo per gli azionisti e per la collettività (energia a basso costo, ma soprattutto, sicura, regolare e persistente).
Il tutto contribuisce a raggiungere un’indipendenza energetica che in Italia non ci immaginiamo nemmeno.
veda:
http://www.slideshare.net/newcler/il-costo-dell-energia-nucleare-clerici-r-e-v
http://www.enea.it/attivita_ricerca/energia/sistema_elettrico/Nuovo-nucleare-fissione/LP5/LP5-003-1141-CIRTEN-POLIMI_RL.pdf
http://www.ambientediritto.it/dottrina/Politiche%20energetiche%20ambientali/politiche%20e.a/tecnologia_nucleare_portatadino.htm
Io credo, al contrario, che avanzare dubbi sia proprio il modo giusto per intavolare una qualsiasi proficua discussione, a maggior ragione una discussione che verte su un argomento così delicato come il nucleare. 🙂
Il report dell’ enea da te linkato è molto interessante, per cui te ne ringrazio, tuttavia va a confermare quasi in pieno ciò che sostenevo. “Quasi” perchè a quanto si asserisce quello finlandese sarebbe l’unico sito al mondo mai costruito senza sovvenzioni statali; dunque tutti gli altri sono stati costruiti grazie ai soldi pubblici ;-). Ciò è stato possibile solo grazie al fatto che il rischio e gli enormi capitali coinvolti sono stati ripartiti su molte aziende (più di una 60ina).
E’ da vedersi però se tutte le 60 aziende rifarebbero la medesima scelta se sapessero che dopo 2 anni che l’impianto avrebbe dovuto entrare in funzione ancora non si sa quando effettivamente sarà terminato, nè quanto verrà a costare, quello che è certo è che sarà una cifra almeno doppia rispetto a quella programmata 🙂 il venire meno di alcune aziende avrebbe potuto far desistere tutte le altre e alla fine ci sarebbe stato bisogno come sempre dei soldi dei cittadini.
In ogni caso quello finlandese è appunto un caso unico e sicuramente non replicabile in Italia. Ragion per cui, se il nostro paese dovesse tornare all’atomo, è certo che dovremmo metterci i soldi noi e questo non sta bene a me come non sta bene a molta altra gente.
Le centrali nucleare non garantiscono maggior sicurezza di approvigionamento di altre, l’uranio, un elemento piuttosto raro deve essere importato dai pochi paesi che ne hanno in quantità.
Ed il costo dell’energia nucleare non è inferiore a quello delle centrali a gas a ciclo combinato o a carbone, con la differenza che ques’ultime necessitano di un investimento molto minore (con tutto ciò che comporta), non producono scorie che nessuno sa dove mettere e le materie prime necessarie hanno riserve accertate molto maggiori di quelle dell’uranio.
Dunque, semplicemente, il ritorno al nucleare è una scelta senza senso, da qualunque parti la si guardi.
Dal momento che, per tutto quanto detto sopra, dato che un argomento così delicato riguarda tutti i cittadini, dato che con ogni probabilità riguarda anche le loro tasche, è argomento che in democrazia andrebbe sottoposto a referendum……ops, ma se non sbaglio, è già stato fatto 🙂
@ Botteri
non mi risulta però che la Francia porti le sue scorie nucleari in Italia 🙂 (anzi, credo avvenga il contrario)
non mi risulta neanche che da nessuna parte imprese private si avventurino a costruire centrali nucleari senza l’appoggio o il paracadute pecuniario dello stato (soldi pubblici), questo la dice lunga sulla reale competitività del nucleare e sui rischi economici di un simile assurdo ritorno al passato 😉
riguardo gli incentivi alle rinnovabili, la ricerca si inserisce naturalmente nell’alveo creato dal mercato; mercato a sua volta generato proprio dagli incentivi. A riguardo basta vedere quello che sta avvenendo col fv.
il nucleare per fortuna non tornerà, l’opposizione popolare è sempre forte, la politica italiana sempre turbolenta, l’impresa di costruire nuove centrali troppo lunga, complicata, rischiosa e dispendiosa per poter essere portata a termine in un paese irrequieto come il nostro 😉
Le scorie nucleari sono una quantità piccola dal punto di vista del volume.
Se dovessimo pensare con l’idea che la tecnologia non evolva, allora quello delle scorie sarebbe comunque un problema serio, magari non tanto oggi quanto in un futuro più o meno ancora lontano.
Non mi pare che la tecnologia, nonostante l’impegno di tanta gente impegnata nella de-crescita e nel de-sviluppo, si sia ancora fermata, e forse riuscirà ad evolvere, nonostante le forti opposizioni. Io ne ho fiducia.
Se rimaniamo nel probabile, senza allarmismi in un senso o nell’altro, allora credo che il problema delle scorie, lungi dall’essere un “pericolo” sarà molto, ma molto ridimensionato.
Come ?
Per esempio con una migliore utilizzazione e reimpiego delle scorie. In futuro qualcuno potrebbe inventare un metodo per farle degradare fino ad elementi non radiattivi.
O, sempre in futuro, si potrebbero costruire centrali nucleari sulla Luna, perché no ? La Luna è già “tossica” perché non ha un’atmosfera che la difenda. Parlare di “pericolo radiazione” è in quel caso ridicolo.
D’accordo, sono tecniche del futuro. Del futuro, Lorenzo NON del passato, al quale mi sembra voglia aggrapparsi Lei, magari sbaglierò, a giudicare da quel che ho letto.
Lei dirà “ma stiamo parlando di qualcosa che non esiste”, vero, e forse così diranno anche molti miei amici nuclearisti, abituati a ragionar in concreto.
Ma la minaccia che mi si addita è tutta ipotetica e futuribile, e quindi non mi sembra fuori luogo parlare di ipotesi ugualmente ipotetiche e futuribili.
Perché, ora come ora, le paure degli antinuclearisti non hanno una concreta corrispondenza, ed avrebbero qualche senso solo ragionando per il futuro, per quel pianeta che qualcuno vorrebbe lasciare, ai nipotini, vivibile. Vivibile si, ma per quanti nipotini ?
Io credo che nel tempo in cui si potessero concretizzare certe paure, ben prima si concretizzerebbero le relative soluzioni.
Insomma, la tecnologia evolve, e con essa verranno le soluzioni. In fondo quando ero giovane mi sembrava impossibile che l’uomo potesse sbarcare sulla Luna.
ma nel frattempo persone come Lei hanno fermato il nucleare nella sola Italia (e non all’estero, bella intelligenza!), causando un enorme danno alla nostra economia, e senza fornire alcun vantaggio. Sarebbe da chiedervi i danni, se vivessimo in un mondo logico e conseguenziale.
Quanto agli incentivi, guardi, trova una persona fortemente contraria a questa deformazione del libero mercato che premia i peggiori e mette in difficoltà coloro che potrebbero produrre in sana e libera economia (perché hanno la concorrenza di chi è forte di incentivi, ma povero di idee competitive).
Lasciamo che l’economia la guidi il mercato, e non oscuri burocrati da dietro le loro scrivanie. Abbiamo visto il crollo dell’impero burocratico russo e della sua economia statalizzata, ma stiamo rifacendo gli stessi errori, e l’Europa, necessariamente, sta perdendo competitività e ne perderà sempre più man mano che prevarranno i burocrati rispetto alla libera iniziativa.
Lei dice che il mercato sarebbe generato proprio dagli incentivi. Con queste idee si può solo andare al fallimento perché Lei sottrae l’iniziativa alla genialità del privato per metterla nelle mani di qualche burocrate magari politicizzato e ideologizzato, e magari incompetente.
Secondo me.
dammi pure del tu 🙂
il tuo lungo commento rivolto principalmente alla mia persona si sviluppa su premesse totalmente infondate.
1) se avessi potuto votare nell’84 lo avrei fatto per mantenere le centrali.
2) è stato tanto un errore abbandonare il nucleare allora quanto lo sarebbe tornarvici adesso.
3)ancorato al passato è chi pensa ancora di poter andare avanti indefinitamente con risorse esauribili, in quanto tutto ciò che non è rinnovabile per definizione prima o poi finirà. (e l’uranio finirà anche piuttosto presto 🙂
4) se vuoi davvero guardare al futuro, guardati progetti come il kitegen o i report di ricerca sul fv dalle università di tutto il mondo.
5) gli incentivi sono ovviamente una deformazione del mercato, la cui funzione è indirizzare il mercato stesso in vista di benefici futuri ben più grandi; nella fattispecie i benefici futuri sono non trovarci col cappio alla gola quando il prezzo dei combustibili fossili tornerà a sbalzare repentinamente su e giù ma andando indefinitamente verso l’alto.
6) il nucleare è vantaggioso solo per le banche e per le imprese che da esse prendono i soldi 🙂
Proprio così, i venti prevalenti determinano una concreta possibilità che un eventuale incidente in Francia investa in pieno il nostro paese, anche per questo la scelta di restare fuori dal nucleare non mi sembra oculata.
Nel sito di Enea si trova una interessante tabella dei costi delle varie energie mpm l’ho postata perchè è priva di riferimenti bibliografici ma se volete vederla vi giro il link….è a fondo pagina… http://www.enea.it/focus-fissione-nucleare/costi.html
Caro Giorgio, che dirti ? Stamane non sono ancora uscito di casa, e non ho ancora visto la fila di petrolieri che ogni giorno assedia la porta di casa mia, con le valigie stracariche di doni in mano. Timeo petrolieres et dona ferentes. Ah, quelli erano i “danaos”, e va bene. 🙂
Comunque basterebbe vedere la tabella che riporta le fonti energetiche, per rendersi conto come la maggioranza sia, nel mondo, ancora di origine fossile, mentre le fonti rinnovabili, se togliamo l’idroelettrico, si riducono ancora a ben poca cosa, nonostante gli incentivi.
Trovo che sia un peccato che queste tecnologie c.d. “rinnovabili” non riescano a decollare, perché questa fila di petrolieri che ho fuori della porta mi annoia assai, così insistenti, e ne farei ben volentieri a meno 🙂
Scherzi a parte, trovo che rendersi indipendenti, o per lo meno, meno ricattabili, sarebbe cosa buona e giusta.
Ma le tecnologie attuali sono ancora lontane da una qualche maturità, a mio parere, e bisognerebbe rafforzare semmai la ricerca, piuttosto che un mercato che vive solo in forza degli incentivi.
Ma nel frattempo che quelle diventino in qualche maniera competitive, trovo sciocco questo continuo harakiri (karakiri, per chi preferisce, da “hara” pancia, e “kiri” tagliare) che facciamo, questo autolesionismo che ci porta a rinunciare al nucleare, ma poi a comprarlo da chi lo produce per noi in tante centrali tutte in bella mostra ai nostri confini (avete visto la mappa delle centrali francesi?) e in pratica pagate da noi, perché coi soldi che gli diamo, mi dicono, loro ne possono costruire una all’anno.
Si vuole fare a meno del nucleare ? Ma non ne facciamo a meno, lo abbiamo ai nostri confini, e la nube tossica, dalla Francia, correggetemi se sbaglio, farebbe più danni in Italia che in Francia. Almeno a giudicare dalle perturbazioni che così spesso ci vengono proprio da occidente. E allora manteniamo intatti praticamente tutti i rischi, rinunciando solo ai lati proficui. Mi sono sempre domandato, perciò, quale logica ci fosse sotto, e ho malignato pensando che dietro all’antinucleare italiano ci siano i soldi dei Francesi. Lo so, è solo una mia idea, senza prove, diciamo che è un possibile “movente” per un delitto (l’eliminazione del nucleare) altrimenti inspiegabile.