Tra un paio di mesi sarà inverno e fa già abbastanza fresco, per cui possiamo stare tranquilli, il gelato non si squaglierà. Con la stagione calda ormai chiusa inoltre, possiamo stare tranquilli anche per le scorte di ghiaccio dell’emisfero nord. La banchisa artica, al termine del solito tira e molla, è ancora lì e si sta ricompattando molto velocemente.
Quella antartica va invece verso il caldo e sarà interessante seguirne le vicende, anche se da qualche decennio a questa parte non fa scherzi, semplicemente aumenta di estensione di anno in anno.
Curioso, Steven Goddard ha scovato una previsione di Hansen e soci di parecchio tempo fa, circa 22 anni. Nella previsione, la zona del mondo che avrebbe dovuto subire il massimo riscaldamento era l’Antartide, circa 5-8°C; allo stesso tempo, ovviamente, si sarebbe dovuta vedere una spettacolare variazione in negativo dell’albedo, sempre da quelle parti; il ghiaccio marino poi, per finire, sarebbe dovuto andare tutto o quasi in pappa. Tutto questo per un raddoppio della CO2 (intesa per convenzione come concentrazione doppia rispetto all’era preindustriale). Da questo cataclisma e da un effetto più o meno simile nell’emisfero settentrionale -leggi scioglimento dei ghiacci della Groenlandia- sarebbe dovuto derivate un innalzamento del livello dei mari di 3-6 metri.
A quei livelli di concentrazione ancora non ci siamo arrivati, siamo più o meno al 40% dell’opera, nel frattempo la temperatura in Antartide non è aumentata, ma il ghiaccio e quindi l’albedo sì.
Sicuramente non si può dire che la previsione sia sbagliata perché manca la prova dei fatti, cioè la misura di 560ppmv di CO2, per cui si può lasciare il beneficio del dubbio. Certo che un trend che va esattamente nella direzione opposta per ora non promette proprio bene. Però ora sulle dinamiche del clima ne sappiamo qualcosa in più, per cui le ultime previsioni saranno certamente più mirate. In effetti, nelle previsioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC l’innalzamento del livello dei mari (che molti ritengono largamente sottostimato) non dovrebbe superare i 60cm anche nel peggiore degli scenari.
Questo potrebbe voler dire che c’è un certo consenso nella comunità scientifica circa il fatto che Hansen si sia sbagliato, ma questo non è il genere di consenso che la stessa comunità ama mettere in evidenza, nonostante ancora oggi, a 22 anni di distanza, Hansen non abbia affatto cambiato idea a dispetto delle evidenze.
Interessante.
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