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Pannelli solari: non è tutto oro quel che luccica

Le energie “alternative” sono la promessa secondo la quale avremo fonti energetiche sicure, ecologiche e rinnovabili, in grado di sostenere i nostri consumi (sempre crescenti); e sicuramente esse costituiscono, e costituiranno sempre di più, un’importante quota dell’energia prodotta. Né vanno viste come concorrenziali ad altre fonti con cui possono e devono convivere: ad esempio, l’energia nucleare si pone in concorrenza con il petrolio ed il carbone e viceversa, non con l’eolico od il solare.

Tuttavia, sovente non si vanno ad analizzare le reali capacità delle “rinnovabili”, né soprattutto i problemi che esse creano, anche a confronto con altre tecnologie.

Riassumendo, abbiamo quattro principali fonti energetiche “alternative”:

  • salti d’acqua (idroelettrico);
  • calore terrestre (geotermico);
  • luce solare (solare fotovoltaico e termico);
  • vento (eolico).

Di queste, ci soffermeremo sulla terza, ed in particolare sul solare fotovoltaico. Essa ha enormi potenzialità, data l’immensa quantità d’energia emessa dal Sole e ricevuta quotidianamente dalla Terra: ma tale potenzialità è anche il suo limite. Infatti questa quantità d’energia solare arriva sul nostro pianeta in maniera “distribuita”, e non “concentrata”. Il valore della costante solare, cioè della potenza che incide su ogni metro quadrato di una superficie perpendicolare ai raggi solari in arrivo sulla Terra, è di circa 1365-1370W/mq, mediata nel corso dell’intero anno; se poi la mediamo sulla superficie terrestre, tale valore va diviso per 4 (è sufficiente un integrale) risultando dunque pari a 341-342W/mq.

Tale energia è disponibile poi solamente di giorno e solo in condizioni di perfetto soleggiamento; inoltre l’effettiva quantità di energia disponibile all’utenza, sotto forma di elettricità, dipende dall’efficienza dei pannelli solari, che è abbastanza bassa già in condizioni ottimali (10-20%) e fortemente dipendente dalla temperatura d’esercizio e dal loro progressivo degrado nel corso degli anni.

Tutto questo per spiegare, in maniera molto breve e sommaria, due cose: che l’energia solare è a “bassa densità”; e che è fortemente variabile nel tempo, per cui la cosiddetta potenza di picco non è un parametro valido per sostenere un consumo elettrico continuo (dato che rappresenta solo un massimo in condizioni ottimali).

Si vede dunque chiaramente come servano superfici molto estese per sfruttare l’energia solare. Per dare alcuni numeri, la potenza di picco (dunque non continuata) attualmente installata in Italia è di circa 1500MW con 95mila impianti fotovoltaici: una sola centrale termoelettrica, può produrre generalmente tra i 500MW ed i 3000MW in maniera continuata; un reattore nucleare come il francese EPR, che si vorrebbe installare anche in Italia, con una singola unità può produrre 1600MW. Inoltre, nel 2008, se la potenza solare di picco installata era pari a 431MW, la produzione annua d’energia corrispondente era di 0.2TWh: su di un consumo nazionale di 339.5TWh1.

Quanto spazio occupa però questa pur piccola produzione d’energia? La questione è stata recentemente oggetto di un intervento del ministro dell’agricoltura, Giancarlo Galan: il quale, nel natio Veneto e con l’appoggio di tre consiglieri regionali locali, ha evidenziato i problemi di una dissennata diffusione dei pannelli solari, che portano al paradosso di avere una fonte energetica nominalmente ecologica ma in realtà inquinante, come riporta il Gazzettino in data di sabato 9 ottobre 2010 (pag. 15). A margine del forum italo-russo sulle energie rinnovabili, svoltosi a Verona, il ministro ha annunciato un’iniziativa del proprio ministero per vietare le “sterminate distese di pannelli fotovoltaici sui campi italiani”: esse sottraggono terra all’agricoltura, inquinano il paesaggio, creano problemi di autorizzazioni e riciclaggio, ed alimentano le speculazioni industriali e le rendite. Un impianto da 10-13MW, infatti, arriva ad occupare 40-50 ettari di terreno; bisogna anche tener conto dell’inquinamento ambientale prodotto: in estate, sulla superficie dei pannelli l’aria può essere riscaldata fino ad 80-90°C; ed il problema del riciclo dei materiali, che si porrà a fine vita dell’impianto (circa 30 anni), e che vedrà un 10-15% di materiale non riciclabile.

L’obiettivo è dunque quello di evitare le distese di decine di ettari di pannelli, concedendo invece agli agricoltori la possibilità di utilizzare i tetti e piccoli appezzamenti per auto-prodursi energia, rivedendo tutto il sistema per una migliore programmazione. Lo stesso viene proposto alla giunta regionale veneta dai tre consiglieri Baggio, Corazzari e Finco, per “limitare la proliferazione di pannelli solari di grandi dimensioni in aree non consone al loro sviluppo”; regione che comunque ha un buono sviluppo del solare: in questi giorni è diventato operativo sui tetti dell’Interporto di Padova un impianto fotovoltaico da 3MW di picco (comunque sito in zona industriale).

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  1. Terna, Dati statistici sull’energia elettrica in Italia nel 2008 []
Published inAttualitàNews

9 Comments

  1. Giampiero Borrielli

    La Spagna ha deciso di tagliare gli incentivi alle cosidette energie rinnovabili ( un tempo le chiamavano energie alternative…a cosa non lo dicevano!!!). Il motivo è ridurre l’importo finale che i cittadini si trovano sulle bollette. Nel caso della Spagna, è di 14 miliardi di euro il deficit prodotto dagli incentivi alle rinnovabili…il tutto per risparmiare CO2. All’agricoltore italiano coltivare pannelli fotovoltaici può costare assai caro!!!!!!!!!!!

  2. Lorenzo

    Da dove viene il dato del 10-15% non riciclabile dell’impianto fv? e qual’è la percentuale non riciclabile di impianti tradizionali (carbone, gas, nucleare) ?

    @bettanini

    i tuoi conti non tengono conto dell’IVA pagata dalla vendita dei pannelli, nè delle tasse pagate dalle imprese installatrici, dalle ditte distributrici, nè del vantaggio socio-economico e dalla ricchezza prodotta dalla creazione di nuovi posti di lavoro ect…è pur vero che non avendo l’Italia grande tradizione nell’industria di semiconduttori non può permettersi, salvo alcune eccezioni di produrre pannelli in maniera competitiva (ma in quale ambito possiamo competere con la Cina? allora abbandoniamo tutta la produzione, non importiamo più alcunchè e torniamo al medioevo? :-)), ma stiamo creando da par nostro un’industria nell’integrazione del fv in edilizia….e qui mi ricollego al topic dell’articolo facendo notare che l’Italia, diversamente da quanto avviene per esempio in Germania è leader nei piccoli impianti che rappresentano la stragrande maggioranza delle installazioni…
    ritengo peraltro giustissimo continuare su questa linea e già alcune regioni come emilia romagna, piemonte e toscana che stanno recependo le nuove linee guida nazionali sulle rinnovabili pongono limiti molto restrittivi sulla potenza totale da poter installare su terreni agricoli…e sempre nello stesso senso vanno le indicazioni contenute nello Schema di Dlgs recante attuazione della direttiva 2009/28/Ce in materia di energie rinnovabili, dove nell’articolo 8 si stabilisce che non si può installare più di 50 kw per ettaro per un massimo che non può in ogni caso superare il MW…

    per cui tranquilli, quel 2% circa di tutti terreni agricoli italiani che basterebbe a soddisfare l’intero fabbisogno elettrico del paese è salvo 🙂 probabilmente si accontenteranno di coprire un terzo del fabbisogno installando esclusivamente sulle coperture industriali e abitative al di fuori delle zone vincolate…
    quella della superficie carente per il fv è un non problema che periodicamente viene bufalisticamente riproposto 😉

  3. re sole

    Ma che state a dì???Bla blablabla…terreni rari sottratti all’agricoltura?La Cina? blablablabla.Ma che state a dì?????Ma vi rendete conto che un agricoltore oggi,con le sue “terre rare” ha quasi più costi che entrate??E’ ovvio che non verranno occupate tutte le terre agricole per il fotovoltaico ma esso è un importante fonte di reddito integrativo per l’agricoltore.Poi, voglamo considerare solo grano, mais patate ecc ecc come un prodotto agricolo o anche l’energia elettrica può essere considerata come bene mobile al pari del grano.Lo stesso grano per diventare pane ha bisogno di energia per essere trasformato.Parliamo prima di cose concrete dopodichè facciamo pure gli intellettuali…

    Reply
    Concordo. Allora mangeremo pannelli.
    gg

  4. silvestro

    Fra pro e contro sto tentando di farmi una idea più precisa sull’utilità strategica dei pannelli fotovoltaici.
    1) é vero che i campi fotovoltaici possono sottrarre superficie all’agricoltura però é anche vero, tutti lo constatiamo, che non facciamo problema quando le superfici agricole vengono sacrificate a un dissennato sviluppo edilizio. Esistono inoltre nel nostro territorio nazionale tantissime superfici che sono prive di installazioni agricole. Perché non impiantare i campi fotovoltatici in questi luoghi ?
    2) pagheremmo in bolletta il costo per l’installazone dei pannelli tuttavia l’energia così prodotta sarà sottratta da quella prodotta con centrali termoelettriche. Può significare un risparmio nella bolletta petrolifera. Come mai nel bilancio economico non si tiene conto di questo elemento ?
    3) se la produzione di energia fotovoltaica non é esente da problemi di costo, smaltimento delle celle esauste, ecc. altre modalità di di produzione dell’energia elettrica hanno sempre aspetti negativi: impatto ambientale, rumore, ecc. Se poi considerassimo il nucleare avremmo analoghi problemi di costo, di smaltimento delle scorie radioattive, di guasti in corso di esercizio che producono fermi degli impianti e spesso rilasci radioattivi nell’ambiente. Senza considerare il fatto che l’uranio é un elemento- combustibile destinato ad esaurirsi.

    • Filippo Turturici

      Sono tutte obiezioni sensate, vediamole però da un altro punto di vista:
      1) il discorso del ministro va probabilmente affiancato a quello di limitare, appunto, questo dissennato sviluppo edilizio, che molto spesso va oltre le infrastrutture realmente necessarie; d’altra parte, costruire i pennelli sul tetto di un capannone o per terra fa poco differenza;
      1bis) potrebbe specificare cosa intende per “superfici che sono prive di installazioni agricole”? Perché, già l’ho sentita, c’è chi propone di costruire campi fotovoltaici sui terreni incolti; cosa con la quale, personalmente, non sono d’accordo se non in caso di reale necessità, dato che anche le aree più brulle hanno il loro valore ambientale;
      2&3) l’energia solare fotovoltaica, al momento, non è in sé concorrenziale con quella termoelettrica (carbone, petrolio, gas, uranio) per un semplice motivo, già toccato nell’articolo: è fortemente limitata fisicamente, il ciclo giorno/notte, l’elevazione del Sole sull’orizzonte, le condizioni atmosferiche ecc. Questo impedisce un’erogazione continua e sicura di tale energia; al contrario delle centrali termoelettriche, dove i fermi per manutenzione sono programmati ed i guasti sono eventi “eccezionali” e non “normali”. Il solare, come anche l’eolico, è utile per “integrare” la nostra produzione elettrica, ed eventualmente ridurre la dipendenza dal petrolio; ma è inadatto a fornire una grande quota di questa potenza, pena gravi scompensi nel sistema elettrico: non si guardi alla programmazione energetica di piccoli paesi come la Danimarca, dato che essi sono comunque integrati nella griglia europea né più né meno di noi, con l’uranio francese, il carbone polacco ecc. Come poi Lei stesso giustissimamente dice, non esiste un’energia realmente “pulita”: su questo, la produzione e lo smaltimento dei pannelli solari, sia dal punto di vista dei materiali che dell’energia spesa per i processi industriali, rientra pienamente nel novero di tutte le fonti “inquinanti”. C’è però il punto fondamentale dell’articolo, che spesso non viene considerato negli effetti inquinanti, cioè l’uso del territorio in rapporto all’energia prodotta: la nuova costruenda centrale nucleare di Niederamt, Svizzera, avrebbe una potenza di 1100-1600MW su una superficie di 20-25 ettari, contro i circa 5MW solari installabili sulla stessa superficie (e ricordiamo che la potenza della centrale nucleare sarebbe disponibile 24/24, quella solare per molto meno tempo), cioè una differenza di 200-300 volte. Infine, per l’uranio, è vero che è un combustibile ma è anche vero che può essere “prodotto” artificialmente (all’interno dei processi di fissione): ed i reattori allo studio (IV generazione) hanno proprio lo scopo di produrre più combustibile di quanto ne consumino per generare energia, e dovrebbero essere commercialmente pronti entro i prossimi 20-30 anni.

    • Guido Botteri

      Caro Silvestro,
      1) non metterei il problema della casa sullo stesso piano di quello, certamente meno vitale, della produzione di energia tramite incentivi fotovoltaici; credo che nessuno si opponga ad installazioni di fotovoltaico in aree non adibibili a produzione agricola, anche se penso che comunque la faccenda degli incentivi stravolga il sano e normale computo di costi e benefici, e visto che alla fine è sempre Pantalone quello che paga, una certa diffidenza può nascere comunque. Diffidenza che si azzererebbe, ed anzi passerebbe a plauso, se gli “imprenditori” dell’energia fotovoltaica mettessero in ballo i “loro” quattrini e non quelli dello Stato, e cioé degli altri cittadini.
      Per esempio, da
      http://www.rivieraoggi.it/2010/10/13/102647/fotovoltaico-selvaggio-rifondazione-denuncia-mecozzi/
      [ I tre rappresentanti politici non si dichiarano contrari a questa tecnologia quanto alla limitazione del fotovoltaico in terreni agricoli e gradirebbero che tali impianti, per la tutela del paesaggio, venissero posizionati sopra ai capannoni industriali. ]
      vedi qui:

      2) mi risulta che anche l’energia prodotta venga pagata dallo Stato a prezzi di favore. Sbaglio ? Non mi pare dunque che si tratti esattamente di “risparmio”, per il solito Pantalone, ma comunque di un aggravio sulla bolletta. Su questo punto però chiedo il conforto di chi ne sa più di me, per confermare o smentire questa mia impressione.
      Comunque se ne parla qui:
      http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Economia%20e%20Lavoro/risparmio-energetico/business/fotovoltaico-italia-grid-parity.shtml?uuid=0c7dd636-bf01-11de-bf6d-34181a1ff9a8
      cito uno stralcio:
      [ Oggi l’incentivo italiano paga 45 centesimi per ogni Kwh messo in rete. ]
      Forse fraintendo… o qui NON stiamo parlando di “installazione” MA di incentivi in sede di esercizio, e quindi di ulteriori costi, e non vantaggi, per la bolletta di Pamtalone ?
      3) mi risulta che alcuni elementi nella catena di produzione dell’energia da fotovoltaico (e non solo) siano molto più a rischio dell’uranio, ma molto. Non certo il Sole, ovviamente, ma terre rare, di cui, guarda caso, gli ambientalisti sono riusciti a bloccare la produzione in Occidente, a favore della Cina che può attualmente disporre di un monopolio di fatto.
      Una conferma di quel che dico lo puoi trovare qui (nota la fonte…):
      http://www.blogeko.it/2010/il-picco-dei-metalli-rari-indispensabili-per-le-tecnologie-ecologiche/

  5. Maurizio

    Ecco spiegata la differenza di fattore 4 tra la costante solare e la potenza media ripartita sull’intera superficie terrestre… MEA CULPA.

  6. […] salti d’acqua (idroelettrico);; calore terrestre (geotermico);; luce solare (solare fotovoltaico e termico);; vento (eolico). Di queste, ci soffermeremo sulla terza, ed in particolare sul solare fotovoltaico. Essa ha enormi potenzialità … Leggi fonte notizia: […]

  7. gbettanini

    A parte le giustissime considerazioni sull’occupazione del territorio ciò che rende il fotovoltaico nostrano NON sostenibile è l’aspetto economico della questione.
    Secondo lo studio A.T. Kearney nel 2010 in Italia verranno installati ulteriori 850 MWp di fotovoltaico per un giro d’affari di circa 3 miliardi di euro…… portando la potenza FV totale installata in Italia a 2 GWp a fine anno.
    I 850 MWp installati nel 2010 in Italia produrranno ogni anno circa 1,1 TWh di energia elettrica che andranno incentivati attraverso il Conto Energia con circa 350 milioni di € all’anno per 20 anni (totale: 7 miliardi).
    Dei circa 3 miliardi di € di fatturato 2010 del settore fotovoltaico italiano una buona parte andrà direttamente all’estero, visto che la stragrande maggioranza delle celle fotovoltaiche è prodotta all’estero…. ai contribuenti italiani verrà invece appioppato per i soli 850 MWp installati nel 2010 un debito di circa 7 miliardi di euro (da pagare in 20 anni in comode rate nella bolletta elettrica), per fortuna gli incentivi del Conto Energia non vengono attualizzati con l’inflazione ma sempre 5-6 miliardi a valori di oggi rimangono…. quindi possiamo dire che per ogni euro investito nel fotovoltaico verranno prelevati circa due euro dalle nostre bollette.
    Dall’anno prossimo le tariffe incentivanti caleranno… ma calerà anche il costo dei pannelli, quindi per mantenere costante il fatturato e l’attuale livello occupazionale (comunque basso) del fotovoltaico italiano dovrà aumentare in proporzione la potenza installata….. e così si potranno garantire ai cittadini che pagano le bollette altri 7 miliardi di debito cumulato quindi nel 2011 avremo un debito totale di circa 13,5 miliardi (per l’anno 2010 + anno 2011)… e così via.
    Veramente un affarone il nostro fotovoltaico….. ma per Cina, Germania, Giappone, Stati Uniti etc… (paesi che producono celle e pannelli), per i fondi d’investimento (spesso esteri) che comprano gli impianti e per le banche che finanziano impianti grandi e piccoli. Per gli investimenti in ricerca, innovazione ed Università per ora tanto vale rivolgersi a “Chi l’ha visto?”.

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