Non so se sia lecito o utile fare appello ai padri della scienza dell’atmosfera, ma qualcuno prima o poi deve trovare il modo di far cessare questo gioco al massacro.
Il dibattito sul clima è ormai appiattito su temi che con la materia hanno poco o nulla a che fare. In Nuova Zelanda l’ente nazionale di ricerca sul clima sconfessa i suoi stessi dati perché chiamato legalmente a risponderne e chiaramente impossibilitato a farlo. Le organizzazioni sovranazionali, anche le più blasonate, scrivono e riscrivono dei position paper sullo stato dell’arte della scienza del clima perché incalzate dai loro affiliati non ancora a proprio agio con il “pensiero di gruppo”.
Così non è più possibile.
La storia è iniziata anni fa con la pubblicazione dell’ormai celeberrimo lavoro MBH98, l’Hockey Stick, la ricostruzione delle temperature medie superficiali dell’emisfero settentrionale di Mann et al. Fu convocata una commissione che produsse un rapporto che ne sconfessò i contenuti, presieduta da Edward Wegman. Di questo lavoro Andrew Montford ha fatto un libro, The Hockey Stick Illusion, scoprendo il vaso di pandora dello scetticismo in materia di riscaldamento globale antropogenico.
Ora quel report è a sua volta sotto inchiesta per plagio, su richiesta di uno dei firmatari del lavoro di Mann. L’accusa è strana, e a mio modesto parere c’entra molto poco con l’oggetto della questione. Ad ogni modo, siamo certi che i solerti investigatori vorranno usare lo stesso guanto di velluto che hanno usato con le faccende del Climategate, con il CRU-Team e quant’altro. Può darsi che i rapporto Wegman ne esca ridimensionato, di sicuro l’Hockey Stick non sarà riabilitato, anche perché nel tempo i suoi stessi autori sono scesi a più miti consigli.
Per parte mia mi viene un solo pensiero: ma quand’è che ci rimettiamo a parlare dell’atmosfera?
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