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Non tutto il male viene per…cuocere!

Allora, è scattata l’operazione simpatia. Dopo vagonate di catastrofismo furibondo, anche e soprattutto per rispondere alle esortazioni di una certa parte del mondo scientifico che avrebbe desiderato un po’ più di obiettività nell’affrontare gli argomenti della galassia AGW, eccoti spuntare una bella ricerca che proiettando le malefatte umane nel futuro e vedendone quindi un inevitabile riscaldamento ad libitum (“Anthropogenically Warmed World”), scopre che sì, sto global warming farà pure un sacco di danni, però le tempeste delle medio alte latitudini atlantiche – le cosiddette Polar Lows– diminuiranno di numero.
Ohibò, e come mai? Vai saperlo, mi riprometto di leggere il lavoro per intero appena possibile, ma così a spanne direi che si tratta di farina di un modello di simulazione. Vuoi vedere che a furia di provarci hanno beccato quello buono?
Questo  quanto dichiarato da Hans Von Storch, uno dei due firmatari di questa ricerca:
Our results provide a rare example of a climate change effect in which a type of extreme weather is likely to decrease, rather than increase.

I nostri studi forniscono un raro esempio di un effetto del cambiamento climatico in cui un tipo di evento estremo è probabile che diminuisca piuttosto che aumentare.
Le polar lows, sono transienti atmosferici a mesoscala, vale a dire delle bestiacce abbastanza piccole ma molto pericolose, che prendono la loro energia più o meno da dove la prendono tutte le perturbazioni, dal gradiente termico orizzontale, cioè dalla differenza di temperatura al variare della latitudine, in particolare quella della fascia dove scorre il fronte polare che separa l’aria polare da quella delle medie latitudini. Ma se questo benedetto pianeta si scalda, che ci sia di mezzo l’uomo oppure no, e lo fa con maggiore impegno alle alte latitudini, perché questo implicano le dinamiche della redistribuzione del calore e questo mostrano le osservazioni, il gradiente termico orizzontale può solo diminuire e tanto devono fare gli eventi atmosferici che ne traggono carburante.
Sicchè, per una volta, tralasciando il fatto che per gli autori pare che il mondo si possa e si debba scaldare solo “antropogenicamente” (molto più a sud di dove scorrazzano le polar lows dicono “cu nasce tunno nun può morere quadrato”), scopriamo che forse, ma solo forse, una piccola parte di questo bollente pianeta più che passarsela peggio se la potrebbe passare meglio, diciamo con qualche evento distruttivo in meno. Nell’abstract leggiamo anche che studi precedenti a questo non hanno riscontrato alcuna variazione sistematica nella frequenza di questi eventi nel periodo 1948-2005, cioè con ben due fasi climatiche, global cooling prima e global warming poi, però, domani, sempre nell’anthropogenically warmed world, la musica cambierà. Domani, appunto.
Non ci resta che goderci la bella notizia, forti del fatto che non ci vorrà molto perché qualcun altro ci venga a dire che però succederanno ben altre catastrofi e, in fondo, chi se importa delle polar lows?
NB: da WUWT.
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