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E’ brutto, davvero, avere sempre ragione (e DUE)

Purtroppo noto con sgomento che il susseguirsi di determinate notizie si stia intensificando, sebbene queste arrivino sempre dalla stessa direzione. Quindi, calma e gesso, e cerchiamo di capire cosa sta succedendo. Lo spunto ce lo fornisce quella meravigliosa fucina di idee che è il Corriere della Sera1 (tuttavia l’articolo è stato pubblicato su “Io donna” del 18 settembre).

Il titolo è “Niente figli, sono altruista”. Il preambolo è lungo, l’autore ci racconta che i figli costano, sporcano, danno fastidio e che quindi sempre più coppie stanno sposando la filosofia “no-kids”. Ad alcuni basta essere zii (quindi in realtà qualcuno i figli li dovrà pur fare…), ad altri invece proprio non va giù che il futuro del mondo veda ancora cuccioli di uomo calpestare il suolo del pianeta.

Insomma, pomposamente, ci viene detto che questo è l’anno dell’orgoglio child-free. Non siamo una rivista di costume nè di sociologia: se non vogliono avere figli, facciano un po’ loro, sono liberi. E vedrete che in base a quello che sto per dirvi, ringrazieremo tutti quanti se queste persone eviteranno di trasmettere il loro patrimonio genetico alle generazioni future.

Scende in campo grist.com (e qui avrete già capito tutti dove stiamo andando a parare): non procreare, ci dicono, non solo è un diritto di ciascuno di noi (pare che per i primi 18 anni di vita di un figlio, non procreato, si possano risparmiare circa 300 mila dollari), ma è addirittura una scelta verde (!). E qui entriamo nel nostro mondo. Insomma, se non mettete alla luce dei bambini, vi troverete più ricchi, e salverete il pianeta, perchè questi cosini che sono i nostri cuccioli inquinano e generano CO2. Direi, al pari dei genitori, per lo meno. E sentite questa, la motivazione vincente, secondo il sito è che per quanto si vada in bici, per quanto si opti per una spesa a chilometri zero, e per tutti gli sforzi che un povero adulto (bianco) mette in opera per ridurre il proprio impatto sul pianeta, nulla, ma proprio nulla, avrà un effetto più efficace di non mettere al mondo figli.

Un figlio pesa 9441 tonnellate di CO2, anche se non si capisce entro quale età sia stata calcolata la cifra (la maggiore età?). Vi sognereste mai di appesantire il pianeta con quasi 10mila tonnellate pur di mettere al mondo un figlio (che sporca, da fastidio, costa ecc.?). Ed ecco che spuntano i GINK (Green Inclination No Kids): coloro i quali non procreano per motivazioni ecologiste.

Nell’articolo di “Io Donna”, il giornalista si chiede se ci troviamo di fronte ad una élite di illuminati e per rispondere cita un sondaggio in cui ben il 59% degli americani sostiene che una vita senza figli non sia vuota.

Nessuno si è mai posto la domanda se tali comportamenti diventassero l’abitudine tra gli esseri umani? Ovviamente ciò porterebbe all’estinzione (volontaria) del genere umano. E siccome non ci facciamo mancare nulla, molti di voi lo sanno sicuramente, abbiamo anche il movimento GINK radicale, i VEHMT (Movimento per l’estinzione volontaria dell’umanità): il pianeta non ha bisogno di noi, siamo solo un problema per esso (ne parlavamo appunto nel precedente articolo).

Riassumendo: per fortuna il mondo è bello perchè è vario, e si troverà sempre qualcuno che metterà al mondo tantissimi figli (ringraziamo i paesi in via di sviluppo che, a questo punto, sono addirittura i paladini difensori del genere umano). In secondo luogo, ve l’avevo detto: è una fortuna che queste persone, autonomamente, abbiano deciso di porre fine al loro patrimonio genetico. Infine, per quanto non approvi una virgola delle posizioni di questi soggetti, siamo in Occidente e tutto rientra nel campo delle libertà personali: l’importante è che tutte queste assurde ideologie non si fondano insieme con il pensiero unico dell’AGW, secondo cui per un pianeta migliore noi tutti dobbiamo accettare una minore libertà personale. Meno viaggi, niente aereo, niente barca, niente suv, niente figli. Per cosa? Per le solite farlocche previsioni a 100 anni?

Lo posso dire, una volta tanto? Ma fatemi il piacere…

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  1. http://www.corriere.it/cronache/10_settembre_17/iodonna_figli_raffaelli_e70263d8-c25e-11df-a515-00144f02aabe.shtml []
Published inAttualitàEconomia

10 Comments

  1. Carlo

    Ciao, vi faccio i complimenti per il blog. Anche se vi leggo da molto (con interesse e spesso con divertimento, vista l’ironia che riuscite a mettere nei post) è la prima volta che intervengo. G.le Gravina, non sono d’accordo con le sue idee riguardo alla decrescita. Non condivido l’ideologia – tipica di generazioni con la pancia piena e la testa completamente vuota- secondo cui l’uomo sarebbe un cancro del pianeta, un peso che la natura benigna cerca di scrollarsi di dosso con questo o quel cataclisma. Ideuzze del genere, purtroppo moneta corrente oggi, sono figlie innanzitutto del ritorno ad un pensiero allegramente irrazionale e prescientifico, ampiamente incoraggiato e propagato dai media e dal qualunquismo di giornalisti e intellettuali contemporanei.
    Detto questo, neanche l’atteggiamento opposto mi pare particolarmente sensato. Spero di non essere preso per uno di quelli che “in medio stat virtus”, neanche un po’. Solo che, se è assurdo personificare la natura credendola meno che indifferente, altrettanto assurdo è pensare che non l’esistenza dell’uomo, per carità (buona o cattiva, chi la giudicherebbe senza l’uomo stesso?), ma di miliardi di individui in costante crescita sia in sé un fatto positivo. E’ chiaro che l’attuale esorbitante cifra della popolazione mondiale è la somma dei desideri e delle aspirazioni dei singoli, e che qualunque piano di riduzione non può essere pensato come una limitazione della libertà o delle aspirazioni di nessuno; ma, diciamo la verità, da un punto di vista razionale, a che serve e quanto è sostenibile un aumento perpetuo della popolazione? Se fra cento o duecento anni la popolazione mondiale si fosse ridotta, per spontanea e indolore decrescita, a quattro miliardi di individui, chi se ne lamenterebbe? D’altra parte, i paesi occidentali mostrano che il benessere non è affatto incompatibile con la crescita zero. Semmai, oggi, mi preoccuperei di più di come coniugare l’assenza di crescita dell’occidente con l’esplosione demografica dei paesi poveri ed emergenti: un fatto che pone un problema forse più immediato rispetto a quello dei cambiamenti climatici, e cioè un’invasione culturale e umana che rischia di spazzare via l’occidente. Questo è il mio punto. Non vorrei che si passasse dal mettere in risalto, correttamente, le parzialità ideologiche dei catastrofisti climatici, al sostenere un tipo di ideologia opposta, per cui la moltiplicazione infinita dell’uomo debba essere un fine in sé a prescindere da ogni altra considerazione.

    • Guido Botteri

      Caro Carlo, Lei giustamente dice
      [ D’altra parte, i paesi occidentali mostrano che il benessere non è affatto incompatibile con la crescita zero. ]
      e ha ragione, perché in Occidente abbiamo assaggiato il gusto della crescita zero (e anche, da qualche parte, come in Italia, della de-crescita demografica).
      Se ora la popolazione è, in Italia, di nuovo in aumento, non lo dobbiamo certo alle famiglie autoctone, nonostante qualche figlio in più adottato all’estero.
      Invocare dunque la de-crescita demografica in Italia è come parlar di dieta in casa di anoressiche. Sarebbe il caso, semmai, che lo si facesse in casa di obesi.
      Questo fatto Le dovrebbe anche suggerire che invece (a mio modesto, fallibile, imperfetto ed opinabile parere) Lei afferma qualcosa di per lo meno discutibile, nel dire
      [ altrettanto assurdo è pensare che non l’esistenza dell’uomo, per carità (buona o cattiva, chi la giudicherebbe senza l’uomo stesso?), ma di miliardi di individui in costante crescita sia in sé un fatto positivo. ]
      Non me ne voglia, il mio è solo un suggerimento per farle considerare un’altra prospettiva, un altro punto di vista:
      se abbiamo avuto crescita zero, e anche negativa, vuol dire, io credo, che la crescita indefinita NON sia affatto una necessaria conseguenza.
      Ne abbiamo avuto infatti esperienza.
      Secondo me.
      [

    • Carlo

      Però a me non pare che in Italia si invochi la decrescita demografica, anzi. Negli ultimi anni la crescita zero è stata più volte indicata come un problema grave per l’economia dell’Italia, anche da personaggi autorevoli (mi viene in mente Giuliano Amato), e la nostra bassissima natalità è un fatto stranoto che sembra preoccupare anche l’uomo della strada. Per cui non mi preoccuperei troppo se su una rivista per casalinghe in cerca di distrazioni compare un reportage sulle stravaganze più trendy del momento. Semmai, al contrario, auspicherei che queste idee venissero diffuse molto più efficacemente là dove ce n’è più bisogno (e, oltre alle idee, mezzi contraccettivi adeguati).

    • Buonasera Carlo e grazie, innanzitutto non posso dire di essere in disaccordo con lei, anzi. Ciò che ha detto è assolutamente di buon senso. La popolazione non può crescere all’infinito e, stando alla demografia, non lo farà. Ci assesteremo “presto”, di certo non sui valori sognati dagli ecologisti (ovvero intorno ai 400 milioni di esseri umani). Quello a cui sono contrario, personalmente, è l’imposizione, quale che sia, di una scelta altrui. Insomma, la libertà l’abbiamo inseguita per millenni, e ora mi sembra giusto preservarla. Anche chi non vuole figli è libero, di non farli. Di certo non siamo nell’Iran degli anni ’80 dove la prescrizione, per ciascuna donna, era di 7/8 figli. Anche in quel caso venivano lese delle libertà.

      La popolazione è tanta? Sì, siamo moltissimi e l’impegno, nella mia modestissima opinione, è di aumentare la capacità di sfamare tutti quanti, piuttosto che avventurarsi in *pericolossisime* politiche demografiche…

      Chi pensava di poter controllare la popolazione, avrà (ormai se ne sono accorti, troppo tardi) un duro risveglio tra 20/30 anni (leggasi: Cina).

      Si deve combattere per poter sfamare tutti, non per fare le sterilizzazioni di massa come auspicato da alcune organizzazioni no-profit vicinissime alle élites.

      CG

    • Carlo

      Per fortuna siamo ben lontani dall’imposizione. Chi non vuole figli è libero di non farli, e di parlarne su una rivista (e anche di vantarsi che la sua scelta è contro l’effetto serra, ahimè…). Il Papa e i politici cattolici sono liberi di sostenere che dovremmo fare più figli e chiedere o elargire oboli per chi si getta nell’impresa. Però non trovo che le politiche demografiche debbano per forza essere “pericolosissime”, almeno se attuate in modo ragionevole. Non so a cosa si riferisca quando dice che la Cina soffrirà le conseguenze delle sue politiche demografiche fra 20/30 anni (forse al tipo di conseguenze economiche che l’Italia sta avendo anche sui propri sistemi pensionistici?) ma di sicuro _dobbiamo_ attrezzarci per vivere in un mondo a crescita zero, perché non esiste alternativa. Più che sterilizzazioni di massa o, più realisticamente, leggi sul tipo di quelle cinesi, credo sarebbero di grande aiuto campagne massicce di propaganda consumistica. E, certo, campagne di volantinaggio aereo con lancio di pagine di Io Donna nei cieli dei paesi in via di sviluppo 🙂

    • Michele

      Mi scusi, Carlo, non ho capito.
      Nel suo primo intervento, lei dice che nessuno si lamenterebbe di una “spontanea e indolore decrescita” della popolazione mondiale”. Probabilmente è vero. Ma, appena prima, dice anche che “qualunque piano di riduzione non può essere pensato come una limitazione della libertà o delle aspirazioni di nessuno”. E perchè mai non dovrebbe essere pensato così?
      Qui sopra, poi, parla di “campagne massicce di propaganda consumistica” come mezzo sfruttabile per il successo e la diffusione di politiche di contenimento della popolazione entro limiti presumibilmente accettabili.
      Ciò che non ho capito è: a che livello ha sistemato la soglia di “spontaneità” del calo demografico?

      Il problema dell’applicazione di politiche di riduzione o contenimento demografico è che hanno sempre a che fare con la libertà dell’individuo. Un “piano di riduzione” imposto dagli stati ai propri cittadini è nei fatti una limitazione della libertà. Un piano pensato apposta per contenere la crescita demografica dei paesi in via di sviluppo (come l’eventuale intenzione di diffondere l’uso di mezzi contraccettivi per il solo scopo di arginare la produzione di figli e senza esigenze sanitarie) è, come minimo, una forma di colonialismo della specie peggiore. Non c’è bisogno di essere papisti per notarlo.

      Quindi, di nuovo, le chiedo: a che livello della discussione stanno e fino a che livello possono essere tenute in considerazione “spontaneità” della decrescita e libertà dell’individuo?

    • In effetti confido anche io in una replica di Carlo, avendo perso il filo del suo ragionamento.

    • Carlo

      Michele, quando dico che nessun piano di riduzione può essere pensato come limitazione della libertà personale, intendo dire che chiunque abbia un minimo di cultura liberale dovrebbe stare alla larga da legislazioni che impongano a chicchessia di fare più o meno figli – a meno ovviamente di situazioni di assoluta e dimostrata emergenza. Per contro, la diffusione delle opportunità di scelta (la contraccezione) e di una cultura della bassa natalità come quella che domina in occidente, possono portare a buoni risultati senza imporre niente a nessuno: ciascuno individualmente resta libero di fare le proprie scelte, ma mediamente la natalità risulta molto più bassa. Nessuno si sente privato della propria libertà, e l’obiettivo è raggiunto comunque.
      Non capisco l’accusa di colonialismo. Ovviamente campagne di questo tipo andrebbero condotte direttamente dai governi dei paesi interessati; e sarebbero giustificate da criteri di sostenibilità _locale_ della crescita demografica: ossia, sostenibilità economica, sanitaria, ambientale in rapporto alle possibilità del singolo paese. Non certo nell’interesse del clima globale.
      Claudio nel suo post si chiede cosa accadrebbe se i comportamenti descritti nell’articolo di Io Donna diventassero abitudine. Ovviamente non sarebbe l’estinzione del genere umano, ma semplicemente la sua riduzione numerica, prima che altre mode ed esigenze controbilancino la spinta alla denatalità. E la riduzione numerica, su base volontaria, è, secondo me, auspicabilissima. Invece, non vedo proprio nulla di cui ringraziare i paesi in via di sviluppo, che mostrano in queste cose una irresponsabilità totale (nei confronti di se stessi per primi). Tanto per citare un dato, la popolazione africana è raddoppiata fra il 1982 e il 2009, e allo stesso tempo l’aspettativa di vita è _scesa_ al di sotto dei cinquant’anni.
      Io francamente preferisco, e di gran lunga, i GINK.

    • Michele

      Carlo, adesso ho capito e non sono d’accordo con lei. Pazienza. Tralasciando tutti gli argomenti più seri, visto che non sono particolarmente raffinato, mi limito a pensare che i figli si possono fare e non fare. E’ solo un po’ triste quando sono considerati fuori moda.

  2. Borrielli Giampiero

    Creare un movimento che aiuti sti individui nella loro de-crescita???
    Ma forse la mia e’ un’istigazione alla violenza!!! (ma la loro, in fondo, che cosa e’???)

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