Solo la presenza di un determinato clima culturale può far pubblicare un’intervista a David Buckland, dal titolo “La forza delle emozioni contro i cambiamenti climatici” (quotidiano ecologista “Terra” il 12 Settembre 2010), senza che si apra una discussione, qualcuno sollevi dubbi. La sintesi dell’articolo è che, visto che il “popolo bue” non è in grado di capire razionalmente, occorre condizionarlo a fare determinate scelte puntando sulle emozioni. Mentre nella scienza medica è necessario il “consenso informato” per una parte della scienza del clima è indispensabile il “consenso emotivo”. Il testo integrale lo potete leggere in allegato (pdf ), ma alcune parti meritano di essere estratte per alcune riflessioni:
[…]“C’era bisogno di un modo differente di parlarne. Per questo abbiamo coinvolto grandi scrittori, grandi registi e grandi musicisti. Ognuno con un proprio differente modo di avvicinarsi alla tematica dei cambiamenti climatici. Voci potenti capaci di farsi sentire durante esibizioni, concerti, incontri pubblici. Con il tempo, anche alcuni governi e molti media hanno iniziato a prendere il tema molto meno sottogamba, adoperandosi ad esempio con campagne attive per screditare i negazionisti del clima.[…] Ciò che facciamo è necessario: la gente non possiede un’immaginazione sufficiente per arrivarci da sola. […] Nella nostra vita compiamo continuamente scelte, cambiamenti e decisioni basate sull’emozione:così vengono condizionate le tappe fondamentali, dall’innamoramento alla procreazione e via dicendo. Ugualmente, ponendo la tematica dei cambiamenti climatici su un piano emozionale e condividendola con le altre persone, succede che queste stesse possano prendere a cuore con sincerità la causa. E probabilmente cambieranno il loro atteggiamento e la loro vita assai più velocemente di quanto non avrebbero fatto se fossero state raggiunte da messaggi e spiegazioni razionali o scientifiche. Questo è il mio lavoro: provare a ricorrere all’immaginazione per costruire immagini che possano stabilire un contatto emotivo riguardo al climate change. E l’obiettivo è che le persone possano poi dire:”Mi importa. Non so perché ma mi importa. […]”.
Se poi la trasmissione di emozioni non fosse altro che la proiezioni di catastrofi, quanto sopra non è altro che la riproposizione del catastrofismo al solo scopo di imporre una scelta alle persone senza ricorrere palesemente alla forza, come già è stato detto da altri “l’olio di ricino anziché farlo bere a forza saranno in grado con la pubblicità di vendertelo perché fa bene”. Vi immaginate quale indignazione e risalto sui quotidiani ci sarebbe stata se nell’intervista ci fosse stata la dichiarazione che “alcuni governi e molti media” si adoperavano in campagne attive per screditare gli scienziati a favore della teoria del “global warming” (qui non si tratta di una ditta privata come la Exxon, ma di governi)? Cosa sarebbe successo se un rappresentante degli “scettici” avesse detto che le persone non sono in grado di capire la scienza ed occorre condizionare il loro comportamenti con tecniche “subliminali manipolative”? Nascono dei dubbi: perché ricorrere agli artisti se finora si è detto che l’effetto dei cambiamenti climatici era già sotto gli occhi di tutti ovunque? Perché tutto lo sforzo degli scienziati IPCC non è in grado di convincere razionalmente e scientificamente le persone?
In campi complessi come quello climatico nessun risultato scientifico può essere così certo da imporlo “a forza” alle persone, il compito dello scienziato invece è quello di essere sempre disposto a discutere e mettersi in discussione. Quindi credo che in questo campo ormai “la palla” sia ormai in mano ai politici e giornalisti, in alcuni casi a veri esponenti di “un’ideologia verde”. A tutti questi viene da dare un consiglio per il futuro: attenti! Imporre comportamenti con la politica del “va’ dove ti porta il cuore” non vi proteggerà quando il “popolo bue” si chiederà razionalmente perché tanto impegno di governi, associazioni, artisti, etc. contro l’anidride carbonica e non contro la povertà del mondo, la disoccupazione, le malattie, il sottosviluppo, il degrado della qualità della vita.
Aspettando il futuro, purtroppo oggi questo tipo di artisti-politici rischiano di vincere i premi Nobel per la pace.
Non è mia abitudine commentare un pezzo di intervista estrapolato dal suo contesto. Ho provato, perciò, a leggere l’intero articolo. Purtroppo, a causa del carattere estremamente minuscolo, non sono riuscito nell’intento. L’unica cosa che ho potuto fare è stata leggere l’incipit. Esso, in buona sostanza, concorda con quanto riportato da Spina. Buckland, in particolare, sottolinea che l’associazione da lui fondata organizza tour riservati a politici, artisti, ecc. nelle zone artiche per fargli rendere conto di persona di quanto sta accadendo. Dopo aver toccato con mano i guasti prodotti, ovviamente, essi si dedicano anima e corpo alla lotta contro il GW (anzi no, l’AGW). Non me la prendo tanto con artisti, politici e via cantando perché se io, docente universitario e scienziato, per esempio, prendo una persona qualunque e le dico guarda che ciò che stai vedendo è colpa di tizio, forse quello ci crede pure. Il problema grave è che queste persone, probabilmente in buona fede, vengono usate per raggiungere uno scopo. Il problema ancora più grave è che qualcuno progetta lucidamente e scientificamente tutto questo per orientare l’opinione pubblica in un certo modo. La cosa ancora più grave è che poi questo qualcuno ha anche la faccia tosta di dirlo in giro. Onestamente sono demoralizzato. Come si può cadere così in basso! Qualche giorno fa, chiosando un post di C. Gravina, G. Guidi ci “offrì” un filmato di Green Peace che mostrava un bambino che con sguardo accusatorio e truce e toni da predicatore millennarista, lanciava anatemi contro non meglio precisati adulti rei di negargli il futuro. Le parole di Buckland sono estremamente importanti per capire quanto sta accadendo: esiste, ormai, una confraternita di individui che pur di raggiungere i propri fini ha deciso di far ricorso a mezzi che definire orrendi è poco. Il guaio è che quasi tutti i membri di questa confraternita si definiscono scienziati e definiscono negazionista chi non la pensa come loro. Alla faccia del metodo scientifico.
A noi poveri mortali che cerchiamo con grande fatica di capire che cosa diavolo sta succedendo a questo nostro povero mondo resta una sola speranza: che non vengano creati tribunali speciali e leggi “climatiche” che prevedano la deportazione nell’antartico di tutti gli scettici (anzi no, di tutti i negazionisti).
Bisognerebbe piangere ma, poiché il riso fa buon sangue ….. mettiamola sull’ironia (ma non troppo).
Cordialmente Donato Barone
Mi scuso per il fatto che l’articolo è illeggibile (cerco sempre di fornire la fonte originale), appena possibile cercheremo di rimediare, comunque grazie della segnalazione.
La cosa che spaventa è che certe azioni di propaganda si producano e pubblicizzino senza alcuna remora, essendo poi fatte dai governi il tutto credo avvenga a spese del contribuente. I “tribunali” per il clima qualcuno già li chiede (non è uno scherzo!), certo che un paio di anni alle Maldive me li farei, accettando per contrappasso il rischio del sollevamento dell’oceano. La condanna in Antartide invece preferirei evitarla, non mi piace il caos dei troppi artisti, turisti, politici, che vengono a girare documentari, film, registrare testimonianze, sull’imminente fine del Mondo. Saluti. Fabio Spina
Fatto! Sostituito articolo con copia in .pdf leggibile.
Grazie ancora della segnalazione. Fabio Spina
E’ dura da ammettere ma se alla fine il tempo sarà sicuramente giudice della teoria AGW, nel bene o nel male, in caso di errore non lo sarà degli uomini che oggi a vario titolo la supportano. Per quell’epoca il popolo bue avrà in mente altro. L’unico modo per riportare rapidamente in ambito scientifico la climatologia è trovare valide alternative all’AGW, se ci sono, e se sono in grado di fare predizioni verificabili. Ma se a causa dell’influenza politica e mediatica la ricerca avrà due pesi e due misure differenti la vedo difficile.
Quelle che vengono chiamate emozioni della gente, in termini più precisi si chiama credulità popolare, quindi si dice che c’è un’attività oganizzata per far leva sulla credulità popolare. Che vergogna!
a me viene in mente il mitico Edward Louis Bernays, padre fondatore della moderna propaganda.
“Bernays è stato consulente dell’ufficio americano della propaganda durante la prima guerra mondiale, e ha dominato a lungo la scena della comunicazione in America. Le sue campagne sulla manipolazione dell’opinione pubblica ottennero sempre grandi successi, anche nei periodi di crisi come la grande depressione del 1929. Definito “il patriarca della persuasione occulta”, Bernays aveva compreso l’importanza dell’uso massiccio e spregiudicato dei media, che utilizzava per lanciare un prodotto, un candidato politico, o una causa sociale.
Nel 1933 Joseph Goebbels rivelò a un giornalista americano che il libro “Crystallizing Public Opinion”, pubblicato da Bernays nel 1923, fu utilizzato dai nazional-socialisti per le loro campagne politiche. I personaggi politici che hanno reputato indispensabili e fondamentali le tecniche sviluppate da Bernays abbracciano molte generazioni, e vanno da Adolf Hitler a George Bush, ma non solo; forse qualcuno si stupirà nell’apprendere che anche l’attuale presidente Barak Obama ha studiato a fondo l’opera di Edward Bernays.
L’innovazione fondamentale di Bernays può essere riassunta in questa sua affermazione: “Controlla le masse senza che esse lo sappiano”……..Bernays suggeriva che vi fosse sempre una terza parte, indipendente, che garantisse la credibilità del prodotto o dell’immagine da promuovere.
Se ad esempio oggi la General Motors dicesse che il riscaldamento globale è una bufala inventata dagli ambientalisti, la gente avanzerebbe subito dei sospetti sulle motivazioni che la spingono a fare queste dichiarazioni, visto che la sua fortuna è costruita sulle automobili; se però un qualche istituto di ricerca indipendente, chiamato ad esempio “Alleanza per il clima globale”, pubblicasse un rapporto scientifico in cui si afferma che il riscaldamento globale è in realtà una storia inventata, la gente sarebbe già più confusa.
Ecco perchè Bernays mise in piedi una quantità impressionante di istituti e fondazioni, finanziati in segreto dalle stesse industrie i cui prodotti dovevano venirne valutati, per garantirne la qualità. Fu così che questi istituti sfornarono una moltitudine di rapporti scientifici, che poi la stampa rendeva pubblici, aiutando a creare l’immagine positiva del prodotto da lanciare.
Ecco una breve lista, a titolo di esempio, di istituti con nomi altisonanti:
Temperature Research Foundation (Fondazione per lo studio delle temperature).
International Food Information Council (Consiglio internazionale per l’informazione alimentare).
Consumer Alert (Guardiani del consumatore).
The Advancement of Sound Science Coalition (Coalizione per la promozione di una solida scienza).
Air Hygiene Foundation (Fondazione per l’igiene dell’aria).
Industrial Health Federation (Federazione industriale della salute)
Manhattan Institute (Istituto Manhattan).
Center for Produce Quality (Centro per la qualità dei prodotti)
Tobacco Institute Research Council (Consiglio per l’istituto di ricerca del tabacco).
Cato Institute (Istituto Catone)
American Council on Science and Health (Consiglio americano per la scienza e la salute).
Global Climate Coalition (Coalizione per il clima globale).
Alliance for Better Foods (Alleanza per il miglioramento del cibo).”
Sono indignato. Goebbels agiva praticamente nello stesso modo. Le “campagne attive per screditare i negazionisti del clima” ricordano tutta la pubblicistica nazista contro gli ebrei, ed il coinvolgimento di personaggi dello spettacolo era proprio la strada scelta da quel bel personaggio per nobilitare il regime. Allora ha funzionato, e gran parte del popolo tedesco imbonito e rimbambito si è trovato a concorrere ad uno dei delitti più gravi della storia umana recente. Questa dichiarata intenzione di fare un lavaggio del cervello generale “a fin di been” fa schifo tanto quanto quella “a fin di male”, perchè parte dal presupposto di avere in tasca una verità assoluta, e che come tale va in qualche modo imposta anche se la gente non la capisce. Anche Hitler (forse anche in buona fede, nella sua lucida follia) aveva la sua verità. Mementote.
C’è chi vuole condizionare la gente (come prova quest’intervista), e spingere gente disinformata a lanciarsi in campagne volute da altri, le cui motivazioni SI SPERA siano sincere (ma non è detto).
Quello che si vuole creare è esattamente quello che io chiamo BRIOSCISMO, e cioè un impegno di chi non ne capisce (ma magari gode di popolarità e viene ascoltato) e che, senza ulteriormente documentarsi, ma continuando a bere dalle stesse fonti in cui ripone la massima, incondizionata, cieca fiducia, porti avanti campagne di ulteriore sensibilizzazione e condizionamento, con l’impegno entusiasta tipico di chi vuole imporre soluzioni superficiali che spesso sono inutili, se non nocive, proprio perché non passano per la razionalità, ma per il sentimento.
Un sentimento, esaltato e guidato su obiettivi sbagliati può essere molto pericoloso, come insegna la storia dei fondamentalismi e dei fanatismi di ogni genere.
Soprattutto se poi viene indirizzato all’odio, che sia per altre razze, o per altri popoli, o per coloro che hanno altre opinioni politiche, o altre fedi, o, in questo caso, scientifiche, come prova l’istigazione all’odio verso chi ha qualche dubbio, subito etichettato come “negazionista”, come se essi fossero i detentori di una verità, sacra, immutabile ed inviolabile…un dogma che sia sacrilego ed infame contestare o anche solo dubitare.
Sinceramente…
Che dire ? Mi è stato chiesto perché io odierei tanto gli ambientalisti. Ma io non odio nessuno. Io, personalmente, vedo, in chi crede nell’ipotesi dell’AGW, persone che la pensano diversamente da me, cosa che in democrazia (ed io sono profondamente democratico) è lecita e normale. Credo che la maggior parte di essi sia in buona fede.
Semplicemente credono a chi ha maggiore autorità e potenza mediatica, come è normale che sia, quando le persone hanno altri interessi, e si limitano alle principali notizie…volete che credano al mainstream, o ad una minoranza che riesce con difficoltà a far giungere la propria voce ?
Non vedo nemici, vedo persone a cui sono state dette cose che non credo siano giuste, e mi auguro, con il mio impegno, di far giungere loro anche altre argomentazioni, perché possano essere più informati, e possano giudicare chi ha ragione.
Semplicemente questo. Nessun odio da parte mia, tutt’altro.
Secondo me.