Ne abbiamo parlato davvero pochi giorni fa, qui su CM, delle edificanti ideologie che vedono il genere umano come un virus, una infezione. Di solito, dopo che se ne parla, da parte dei sostenitori di queste tesi piovono i distinguo, i “se” e i “ma”, talmente sono imbarazzanti queste idee. Attenzione, però, la lingua batte dove il dente duole e noi vi avevamo messo in guardia: visto che il 2010 sta per terminare, cominciano i proclami1 sul 2011. E allora, l’anno prossimo le catastrofi aumenteranno del 600% (un modo pittoresco per dire 6 volte), e potrebbero arrivare ad interessare addirittura da un terzo a metà della popolazione umana.
Siamo in 6 miliardi2 ? Bene, dalle nostre parti, la metà è 3 miliardi di persone coinvolte (a che titolo poi?) da catastrofi naturali. Eh no, eh no, perdonate l’imprecisione. Catastrofi causate dall’intervento antropico, già infatti:
Earth is critically wounded and diseased as a result of human assault and battery
La Terra è gravemente ferita ed ammalata, a causa del violento assalto umano. Immediatamente dopo, ci viene detto questo:
Our feverish planet‘s fight against the pathogens is entering a critical phase. The earth’s defense mechanism is employing geophysical phenomenon, as a result of which the impact of natural disasters on human population is intensifying.
Tradotto in italiano: La lotta del nostro febbricitante pianeta contro gli agenti patogeni sta entrando in una fase cruciale. Il meccanismo di difesa terrestre sta utilizzando fenomeni geofisici, e conseguentemente l’impatto dei disastri naturali sulla popolazione umana si sta intensificando.
Seguite il gradevole gioco di analogie: prima ci viene detto che la Terra sta subendo un attacco violento da parte dell’uomo. Poi ci viene suggerito che la Terra, pensante, sta utilizzando tutti i propri mezzi a disposizione (geofisici!!) per neutralizzare gli agenti patogeni. E qui c’è un sottinteso pesante quanto un macigno, ma ormai noi di CM conosciamo bene questa dialettica: è chiaro che ci stanno suggerendo, una volta di più, che i patogeni siamo noi (il virus, la peste e avanti così).
Addirittura, proiezioni modellistiche prospettano un primo importante collasso delle città umane entro il 2012. Qui la cosa mi puzza un po’, perchè la data è clamorosamente sospetta. Mi chiedo se sia il modello matematico a fare marketing, o il gruppo di scienziati che l’abbia utilizzato per farsi pubblicità (la risposta è giunta in corso di pubblicazione, si legga la nota3 , nda).
A dirla tutta, secondo l’articolista, il collasso è già iniziato e porterà alla estinzione o quasi del genere umano. Tutto partirà dalle città, sebbene ci venga fornita una tabella generica, per le seguenti motivazioni:
To prevent misuse of data, commercial exploitation, or property speculation, the project coordinators are withholding names and specific details of the first phase of world’s collapsing cities until further notice
In altre parole, per paura di un utilizzo distorto dei dati o della speculazione edilizia (io direi, magari, per evitare di essere incriminati per procurato allarme), i nomi delle singole città, semplicemente, non ce li dicono. In ogni caso, sappiate che sommando tutte le città del mondo che saranno coinvolte in questo devastante declino (che poi ho scoperto essere il Worst Case Scenario4 , sebbene l’unico reso pubblico), ben un miliardo e mezzo di persone se la vedranno davvero malissimo (distribuite in 541 città di cui 90 in Europa). A partire dal 2012.
- http://feww.wordpress.com/2010/09/13/2011-much-more-disastrous/ [↩]
- http://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale [↩]
- The date “2012” is based on the dynamic model simulations analyzing the environmental impact of excessive energy consumption. The CASF Committee and Members do NOT endorse Mayan Calendar, any New Age, ancient, or bible prophecies whatever. [↩]
- http://edro.wordpress.com/collapsing-cities/ [↩]
La nota 3 dice che il comitato ed i membri del CASF non seguono nessuna profezia Maya, New Age, antica o biblica che sia.
Personalmente, a me sembra comunque di vedere una profezia millenaristica (il disastro prossimo venutro, la fine della civiltà ecc) e neo-pagana (la Madre Terra che reagisce come un corpo vivente ecc).
Insomma, io di scienza non ci vedo proprio nulla: al massimo, può essere astrologia od alchimia.
P.S. cioè, che non seguano nessuna corrente “magica”, nessuna religione “antica” o cose così, non ha poi tanto valore come smentita: la profezia se la sono creati da soli, seguendo le loro “credenze”. Veramente non so come si possano definire scienziati o tecnici, non siamo in un romanzo science fantasy ( http://it.wikipedia.org/wiki/Science_fantasy ).
Per dare un ritorno economico a chi sparge questo tipo di notizie, le profezie di sciagura devono avere una data vicina, perché la gente non si spaventa abbastanza, e non allarga i cordoni della borsa, se la data è abbastanza lontana.
Per sborsar quattrini, la gente deve essere spaventata. Il pericolo deve essere dietro l’angolo (vi ricorda qualcosa ?), e così piovono previsioni di cataclismi a breve, brevissima distanza di tempo.
Naturalmente, essendo queste profezie quel che sono, il loro punto debole coincide col loro punto forte:
la data vicinissima.
Il loro guaio è che, essendo così vicina viene inesorabilmente raggiunta (e presto), e allora, dato che ovviamente la sciagura non si avvera, serve dimenticare, o abilmente spostare in avanti la data, per non subirne gli effetti, e per poter riproporre una nuova data.
Qual’è la difesa di chi ha buonsenso ?
NON DIMENTICARE.
Insisto, serve una memoria dei fallimenti costanti e ripetuti e numerosissimi di queste profezie di sciagura.
E serve che questa memoria sia fatta presente alla gente, perché la gente abbia quell’esperienza che qualcuno le vuole negare, e possa giudicare della plausibilità di certi allarmi.
– Al lupo, al lupo ! – insegna qualcosa se ci si ricorda degli “al lupo!” precedenti, ma se si dimenticano, allora l’allarmismo funziona ancora.
E allora, il 2011 è dietro l’angolo, e così il 2012.
Propongo di mantenere memoria di queste profezie, e magari di ricordare alla gente tutte le altre, a cominciare almeno da quella della fine del mondo nell’anno mille (ma le profezie risalgono a ben prima).
basta ricordarsi i periodici allarmi delle varie tipologie di influenza, attualmente subito classificate come pandemiche senza passare dal via. ma sebbene si risolvano in un flop, vengono sempre riproposte con tanto di spese astronomiche dei governi per l’acquisto dei fantomatici vaccini. volenti o nolenti anche mangiando la folgia i soldi, nostri, chi per noi, li sgancia comunque. ho quindi l’impressione che la memoria, anche se c’è, mica serve poi a molto (per la maggioranza del popolo).
Per carità, lasciamo perdere le pandemie influenzali che mi viene subito da ridere, per non piangere di rabbia, chiaramente.
Ricordate circa un anno fa, quando si scatenò il panico (grazie a qualcuno in mala fede e media compiacenti) per l’influenza SUINA A/H1N1? Mia moglie è un medico e mi ha garantito che nè lei nè la maggior parte dei colleghi pensarono che potesse scatenarsi una pandemia, nè tantomeno si vaccinarono…
E come dar loro torto, anche alla luce di quanto emerso in seguito.
Se avete tempo e voglia provate a leggere (fonte British Medical Journal):
Conflitti di interesse e influenza pandemica
Editoriale di Fiona Godlee, direttore del British Medical Journal
Pubblicato online il 3 giugno 2010 (1)
– Il WHO deve agire subito per ristabilire la sua credibilità e l’Europa dovrebbe legiferare –
Ovviamente il mondo dovrebbe rallegrarsi che la pandemia A/H1N1 sia stata un flop. Sembra quasi ingrato lamentarsi dei costi, visto che le vite perse sono state molto meno del previsto. Ma i costi sono stati enormi. Alcuni Paesi – specialmente la Polonia – si sono rifiutati di comperare vaccini e antivirali e unirsi al panico generale scatenato dalla dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), giusto un anno fa in questa settimana. Tuttavia paesi come la Francia e il Regno Unito, che hanno fatto scorte di farmaci e vaccini, ora si stanno dando da fare
per sciogliere i contratti e vendere i vaccini non usati ad altri paesi e si ritrovano con enormi quantità di oseltamivir (Tamiflu) inutilizzato. Intanto le compagnie farmaceutiche hanno incassato
enormi profitti – 7 miliardi di dollari (5,7 miliardi di Euro) dai soli vaccini, secondo la J P Morgan.
Data l’enormità dei costi pubblici e dei profitti privati, sembrerebbe importante sapere che la decisione non è stata influenzata da interessi commerciali.
Un’indagine del BMJ e del Bureau of Investigative Journalism pubblicata questa settimana (sul BMJ) ha trovato che è tutt’altro che così. Come riportato da Deborah Cohen e Philip Carter, alcuni
degli esperti che hanno consigliato il WHO sulla pandemia, avevano legami finanziari con le case farmaceutiche che producono antivirali e vaccini. Ad esempio, le linee guida del WHO sull’uso
degli antivirali in una pandemia, sono state scritte da un esperto di influenza che nello stesso tempo riceveva pagamenti dalla Roche, produttore di oseltamivir, per consulenze e conferenze. Sebbene la
maggior parte degli esperti consultati dal WHO non abbia nascosto i suoi legami con l’industria in altri ambiti, lo stesso WHO si è finora rifiutato di spiegare fino a che punto conoscesse questi
conflitti di interesse e come li ha gestiti.
La mancanza di trasparenza è aggravata dall’esistenza di un Comitato per l’emergenza (Emergency Committee) segreto che ha consigliato il direttore generale Margaret Chan su quando dichiarare lo
stato di pandemia – una decisione che ha dato l’avvio ai costosi contratti dei vaccini stabiliti in precedenza in tutto il mondo. E’ curioso che il nome dei 18 membri del Comitato siano conosciuti
solo all’interno del WHO.
I risultati di Cohen e Carter assonano con quelli di altre indagini, specialmente con l’inchiesta del Consiglio d’Europa cha ha prodotto un rapporto questa settimana, estremamente critico verso il
WHO. Esso conclude che la gestione della pandemia è stata priva di trasparenza.
Uno dei principali protagonisti è Paul Flynn, membro del parlamento del Regno Unito e dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Lui e altri l’anno scorso hanno sollevato preoccupazioni sulla mancanza di evidenze per giustificare le proporzioni della risposta internazionale all’H1N1 (di cui si è trattato anche sul BMJ in dicembre), e la mancanza di trasparenza nel processo decisionale per dichiarare lo stato di pandemia.
La risposta dell’OMS a queste preoccupazioni è stata deludente. Sebbene Margaret Chan abbia ordinato un’inchiesta e il WHO abbia sottolineato il suo impegno riguardo alla trasparenza, il suo
ufficio si è rifiutato di rispondere alle richieste di chiarimenti riguardo ai potenziali conflitti di interesse. E durante l’udienza dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa in gennaio, il
WHO ha negato qualsiasi influenza dell’industria sulle indicazioni scientifiche ricevute. Un tale riflesso automatico di difesa prima di conoscere i fatti, può tornare a tormentare l’organizzazione
come una spina nel fianco.
La risposta è stata deludente anche perché ci sono esempi del passato in cui il WHO si è opposto all’industria. Alla fine degli anni ’70, il WHO ha scatenato due scontri emblematici con le
multinazionali per il marketing dei sostituti del latte materno nei paesi poveri e per la creazione del programma per i farmaci essenziali. Entrambi questi casi hanno messo il WHO contro gli Stati Uniti dove queste industrie hanno i loro maggiori patrimoni. In parte per rispondere a questa posizione del WHO, gli Stati Uniti hanno tolto i contributi all’organizzazione.
Più recentemente, nel 1999, quando la divulgazione forzata dei documenti riservati dell’industria del tabacco aveva allertato il WHO sulla possibile interferenza sulla sua attività anti-tabacco,
l’allora direttore Gro Harlem Brundtland ha velocemente istituito un’inchiesta indipendente. Poi ha pubblicato e comunicato alla stampa i risultati scandalosi dell’inchiesta – una campagna finanziata dall’industria per indebolire il WHO – in modo completamente obiettivo. Il rapporto raccomandava che fosse richiesto a tutto lo staff, ai consulenti, ai consiglieri temporanei e ai membri dei Comitati di esperti, di dichiarare i loro conflitti di interesse imponendo sanzioni penali per chi non l’avesse
fatto.
Come riportano Cohen e Carter, il WHO ha pubblicato successivamente nel 2003 nuove regole per governare il conflitto di interessi, queste raccomandano che le persone con conflitti di interesse non
dovrebbero essere coinvolte nella parte di discussione o del lavoro che riguarda questi interessi o, in certi casi, non dovrebbero partecipare in alcun modo. Sembra che l’OMS non abbia seguito le sue
stesse regole per prendere decisioni sulla pandemia.
Il WHO non sarà il solo soggetto messo sotto esame per la gestione della pandemia. Nei prossimi mesi vedremo una grande quantità di rapporti, da parte della Commissione europea, del Parlamento
europeo, e di enti nazionali compreso il Senato Francese e il Consiglio dei ministri del Regno Unito.
Questo processo di critica avviene in un contesto mondiale di poca tolleranza nei confronti dei conflitti di interesse.
Il rapporto dell’anno scorso dell’Institute of Medicine (IOM) è stato seguito da nuove linee guida da parte di gruppi come l’Associazione mondiale degli editori e l’Associazione americana dei medici del torace (Chest Physicians), che sottolineano che la sola dichiarazione non è più sufficiente. Per citare il documento dell’IOM “La dichiarazione è solo il primo passo, essenziale ma limitato, per identificare e rispondere al conflitto di interessi”. Il grande problema è cosa fare riguardo al conflitto.
In base alle nostre indagini e a quelle di altri, la risposta è inevitabile. Come dice Barbara Mintzes nel rapporto di Cohen e Carter “Nessuno dovrebbe essere in un comitato che produce linee guida se ha legami con le compagnie che producono un vaccino o un farmaco, oppure una strumentazione medica o un test per una malattia”. Lo stesso, e ancora di più, vale per i comitati che prendono le decisioni più importanti in sanità pubblica. Nel caso in cui sia difficile trovare esperti completamente indipendenti, quelli coinvolti con l’industria potrebbero essere consultati ma
dovrebbero essere esclusi dalle decisioni. Gli Stati Uniti hanno ottenuto progressi importanti con il Sunshine Act e altre leggi. La legislazione europea sulla gestione del conflitto di interessi è attesa fin da troppo tempo.
La credibilità del WHO è stata duramente danneggiata. Il recupero sarà più veloce se pubblicherà il suo rapporto senza ritardi o commenti difensivi, renderà pubblici i nomi dei membri e i conflitti di interesse dell’emergency comittee e creerà, confermerà, monitorerà, regole più severe riguardo alla collaborazione con l’industria, in modo da tenere fuori dai percorsi decisionali l’influenza commerciale.
In una conferenza alla fine dell’anno scorso anno, un portavoce del WHO ha detto “Data la discrepanza tra ciò che era atteso [dalla pandemia] e ciò che è accaduto, la ricerca di motivi reconditi da parte dell’OMS e dei suoi consulenti scientifici, è comprensibile ma senza giustificazioni”. Ciò significa implicitamente che se ci fosse stato un enorme numero di morti, il processo decisionale del WHO non sarebbe stato sottoposto a questo esame critico. Questo è quasi
certamente vero. Ma non significa che noi abbiamo sbagliato a fare domande severe. Né significa che le risposte che abbiamo ricevuto siano meno preoccupanti. E questo non toglie che vi sia il bisogno urgente che il WHO ristabilisca la sua credibilità e la fiducia del pubblico prima che si presenti la prossima pandemia.
Traduzione di Luisella Grandori
Pediatra, Modena
1) Godlee F. Conflicts of interest and pandemic flu. BMJ 2010;340:c2947
Il testo è accessibile liberamente a http://www.bmj.com/cgi/content/full/340/jun03_4/c2947
Saluti