La correlazione tra l’attività solare nel suo complesso e l’evoluzione del clima non è ancora stata scientificamente chiarita, nel senso che non sono ancora noti i meccanismi fisici con cui la prima influenza la seconda. Tuttavia è un fatto accertato che nel medio e lungo periodo, a determinate caratteristiche dell’attività solare, corrispondano condizioni climatiche particolari, le cui origini difficilmente possono essere individuate in altri fattori di forcing. Appena qualche giorno fa è stato pubblicato il classico rapporto preliminare che riassume l’attività solare del mese di agosto. Dai grafici che rappresentano il numero medio mensile di macchie solari conteggiato e l’intensità media del flusso solare si può chiaramente evidenziare la grande differenza che questa fase dell’attività del nostro astro presenta se confrontata con i cicli del secolo scorso.
Giunti a questa fase del ciclo solare, le previsioni riguardanti la fase di picco, in termini di cadenza temporale e numero di macchie solari, dovrebbe essere abbastanza affidabile, infatti dalla NASA giunge la nuova previsione riguardante il ciclo solare 24.
Come si può osservare la previsione è stata ulteriormente rivista al ribasso, se paragonata con l’ultima previsione disponibile sul sito dello SWPC ( di aprile 2009 ), che prevedeva il massimo solare a cavallo tra il 2012 e il 2013 con un numero di macchie attorno a 90.
L’attuale previsione posticipa di qualche mese il massimo alla primavera-estate del 2013 e riduce il numero di macchie solari a circa 65. E’ interessante anche la previsione del flusso solare sulla lunghezza d’onda dei 10,7 cm, indice questo che insieme alla valutazione del vento solare ha grande importanza per la previsione dell’intensità della radiazione cosmica incidente sulla terra oltre che importante indicatore dell’attività ultravioletta del sole che va ad influenzare l’alta atmosfera terrestre ( ionosfera ), le cui dinamiche di interazione con la stratosfera non sono ancora state ben comprese.
Ma come si esegue una previsione riguardante i cicli solari? Ad oggi non disponiamo di strumenti dedicati esclusivamente a questo scopo e le metodiche adottate sono di tipo indiretto.
Innanzitutto esiste una relazione tra la durata del minimo solare, il numero di giorni senza macchie solari e la durata e l’intensità del massimo seguente, e tali valori non sono stati parametrizzati.
Tecniche invece più affidabili esaminano i cosiddetti precursori geomagnetici1, il cui studio ha avuto inizio agli albori dell’era spaziale. Si scoprì infatti che il valore dell’indice geomagnetico aa durante il minimo solare era correlabile all’intensità del massimo successivo. Inoltre, riuscendo ad individuare in tale indice geomagnetico la componente di base, dopo aver eliminato quella ascrivibile all’attività delle macchie solari, si è potuto migliorare notevolmente la precisione della previsione.
Un altro metodo mette in relazione il numero di giorni in cui il campo magnetico terreste si presenta instabile e l’ampiezza del massimo successivo, questo metodo ha il pregio di poter predire l’ intensità del massimo ben prima del minimo solare.
Il medoto di Thompson2 è stato utilizzato dalla NASA per la previsione rivelatasi fallace del ciclo 24, mentre il metodo di Ohl and Ohl avrebbe dato una previsione più vicina alla stima attuale. Ad ogni modo fino a quando non avremo compreso le dinamiche del magnetismo solare e quindi delle interazioni tra nucleo superficie e corona solare non riusciremo a effettuare previsioni di alta affidabilità.
Molte delle nostre speranze saranno affidate alla sonda Solar Probe Plus che nel 2017 arriverà tanto vicino al sole come nessun altro veicolo da noi costruito per investigare la nostra stella, presto ve ne parlerò in un articolo dedicato. Per ora buona analisi delle previsioni del ciclo 24.
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