Nelle ultime ore ho avuto modo di approfondire un paio di storie, estremamente distanti tra di loro, eppure espressione di una medesima ideologia sempre più intransigente. Da qualche giorno, ormai, Google ha modificato la propria home page, inserendo uno script che anima il famosissimo logo del motore di ricerca più utilizzato sul globo (scherzosamente il logo prende il nome di Doodle). Al momento di scrivere l’animazione è ancora presente, andate qui se volete provarla di persona.
Carino, tutto colorato, con questi cerchietti che rimbalzano ovunque. Cosa c’è di strano, vi starete chiedendo. Ebbene qualcuno è riuscito addirittura a sollevare dei dubbi sull’opportunità per Google di inserire quello script nella propria home page, motivo? Lo script, appesantendo l’elaborazione della pagina, aumenta l’impatto ambientale dei PC che la visualizzano.
Ebbene sì, stando alle preoccupazioni dell’autore dell’articolo, tutti coloro i quali sono andati o andranno a visualizzare la nuova home page di Google, si saranno resi complici di un aumentato inquinamento atmosferico, per via di una maggiore produzione di CO2.
Mi viene in mente un esperimento di qualche tempo fa: la versione completamente nera di Google, in quanto alcuni gruppi ambientalisti avevano sollevato il dubbio che una pagina interamente bianca consumasse di più. Risultato? Oggi Goole è ancora bianco, che più bianco non si può, perchè emerse che una pagina nera non consuma affatto di meno, rispetto ad una bianca.
Come vogliamo definire queste situazioni? Frutto di ecologismo estremista? Fate voi.
Molto più seria, invece, è la seconda questione che mi accingo a raccontarvi.
Circa una settimana fa, tal James J. Lee si è fatto ammazzare dalla polizia americana1 (siamo nella cittadina di Silver Spring), in quanto aveva preso in ostaggio alcune persone e minacciava di ucciderle. Temendo per l’incolumità degli ostaggi, ed essendo il sequestratore armato fino ai denti, sono stati fatti intervenire i corpi speciali per neutralizzarlo.
Chi è James J. Lee? I giornalisti americani lo descrivono innanzitutto come un malato mentale grave e, in secondo luogo, come ambientalista. Lo dicono in America e lo diciamo noi: il fatto che sia un ambientalista non significa nulla, Lee aveva seri problemi esistenziali e li avrebbe avuti anche se fosse stato un astronauta o un pescatore di salmoni.
Quello che inquieta, tuttavia, è la lettura del suo sito2 e del suo manifesto “intellettuale”. Tra le tante cose si legge:
Focus must be given on how people can live WITHOUT giving birth to more filthy human children since those new additions continue pollution and are pollution
Ovvero, in italiano: bisogna porre l’attenzione su come la gente possa vivere SENZA dare alla luce nuovi disgustosi bambini, dal momento che questi nuovi arrivi perpetrerebbero l’inquinamento, e sono inquinamento.
Non c’è che dire, un messaggio d’amore e umana pietà.
Lee riteneva che i mezzi di informazione di massa dovessero veicolare questo messaggio e dissuadere le persone dal mettere al mondo altri bambini, essendo questa l’unica strada percorribile per salvare il nostro pianeta e il suo ambiente naturale. Ecco perchè, disattese le sue “aspettative”, si è introdotto negli studi di Discovery Communications prendendo in ostaggio diverse persone.
James J. Lee è davvero originale? Piuttosto, il messaggio che egli veicola non ci ricorda, forse, un altro e ben più famoso messaggio? L’uomo è un virus, l’uomo è un parassita, l’uomo è un cancro per il pianeta ecc.
La citazione di cui sopra, giunge direttamente dall’editoriale di apertura della rivista “The Ecologist” (qui potete leggere la versione originale del numero edito ben 40 anni fa). L’editoriale procede e si addentra nelle classiche argomentazioni che ormai ci sono tanto familiari (non dimentichiamo però che questo articolo è stato scritto 40 anni fa e che quindi si era agli albori di questa ideologia). Ci viene detto che l’unico modo per salvare l’ecosistema è quello di alleggerire la presenza umana, fondamentalmente in due modi: limitando la crescita della popolazione e rallentando il cammino del progresso e quindi della crescita economica stessa. L’editorialista si dice tranquillo se per raggiungere questi due obiettivi dovessimo (in realtà dovessero, loro) ridurre le libertà (altrui, le nostre, non le loro). Un piccolo prezzo da pagare, ma per quali risultati! Se seguite il link precedente, troverete tutto quanto detto, a pagina 4 della rivista.
Torniamo al nostro James J. Lee, per citare una sua ultima frase: “Il pianeta non ha bisogno dell’uomo […] sono più importanti scimmie, elefanti, tigri, orsi [ecc.] e scoiattoli”
Lee è stato dichiarato infermo di mente. E per gli altri, invece, è scontata la capacità di intendere e di volere?
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Mi infilo nel post e ti rispondo subito caro Claudio. No, non lo è affatto. Ma prima di spiegarti perché voglio fare un assist ai “sani di mente in pectore” che certamente avranno sollevato il sopracciglio per il tuo dubbio.
Le fila dei bipedi (tra poco capirai perché non ho scritto uomini) che sprizzano odio per i propri simili ma muoiono d’amore per il nostro amato pianeta hanno appena acquisito un vero campione: Nientepopòdimeno che Charles Manson (Satan Manson per gli amici). Impegnato a marcire nelle galere americane, di tempo per pensare ne deve avere avuto parecchio, e così, trovandola affine alle sue più intime e stra-confessate convinzioni, ha deciso di abbracciare la causa della salvezza del pianeta e, già nel 1987, giustificava il suo gesto proprio perché intento -a suo dire- a far pulizia, rammaricandosi nel contempo per non aver potuto accoppare qualche disgraziato in più.
“Sto lavorando per salvare la mia aria, la mia acqua, i miei alberi e la mia vita”
“I am working to save my air, my water, my trees and my wildlife”
Piaciuto l’assist? Eh, vabbè, ma quello è pazzo da legare, che c’entra con tanto mirabile impegno? Sì, è pazzo, ma date un’occhiata a questo video.
La lotta alla CO2 è la lotta al gas che rende possibile l’esistenza del verde, in inglese “green”.
L’uso di termini come “nemico”, e gli assalti a navi di pescatori, a che titolo si conciliano col termine “peace” ?
Mi domando perché abbiano scelto quel nome, che mi sembra l’esatto opposto delle loro azioni.
Secondo me.
Non mi sentivo di esprimere un parere circa le capacità di intendere e di volere di chi milita nei gruppi ambientalisti: fino a prova contraria io credo nella buona fede delle persone con cui mi confronto. Dopo aver visto il video (prima con audio e poi senza, è consigliabile) ho cominciato a dubitare della buona fede di qualcuno. Il video è davvero inquietante. Meno male che è stato voluto da pacifisti verdi!!!!
p.s. considerando le capacità emulative dei più giovani, una certa avversione strutturale degli adolescenti per gli adulti, la velocità con cui certi messaggi passano in rete e la “sapienza” con cui è stato girato il video credo che esso provocherà molti danni. Che Dio ce la mandi buona.
Cordialmente, Donato Barone
Una delle facce dell’ecoterrorismo.
Da notare l’uso della felpa con cappuccio, tipica dei black block e molto di moda nei centri sociali. Simboli unificati più farneticazioni e minacce al nemico… cioè la gente normale.
Rabbrividiamo e cerchiamo di “vaccinare” i nostri figli contro l’intollerabile intolleranza.