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Atomo evergreen

Ho letto un interessante articolo su greenreport.it , una fonte di informazioni certamente al di sopra di ogni sospetto di condizionamento da conflitto d’interessi con i cattivi delle multinazionali del petrolio. Nè, considerati i contenuti del sito, si può dire che da quelle parti muoiano dalla voglia di veder tornare (ma è poi mai realmente accaduto il contrario?) di gran moda il ricorso all’energia nucleare.

Il fatto è che più passa il tempo e più ci si rende conto che con vento, maree, sole e quant’altro, si possono fare molte bellissime piccole cose ma in grande si può solo sognare, almeno con le attuali tecnologie. Siccome però il problema energetico è attuale, lo si voglia interpretare come indotto dall’impatto sul clima o, più realisticamente, come indotto da una prossima scarsità di risorse, va affrontato e, possibilmente risolto.

Unica soluzione a portata di mano, piaccia o no, è l’energia nucleare, naturalmente opportunamente affogata in un bel mix energetico con le piccole cose di cui sopra e con le cose di sempre che ci hanno condotto sin qui. Questo lo sanno bene i governanti di tutto il mondo, infatti, magari sommessamente, magari solo negli intervalli tra un summit ambientale e l’altro, stanno tutti attrezzandosi per dare nuova linfa a questa risorsa energetica.

Sul pianeta ci sono 59 nuove centrali in costruzione e 149 in avanzata fase di progettazione. Molte di queste sono in Asia ma non tutte. La febbre non è più quella del pianeta ma è quella nucleare ed è arrivata anche in Europa ed oltreoceano. Questo farà venire il magone al sole che ride, non c’è dubbio, ma è forse giunta l’ora di soffiar via definitivamente la cortina fumogena del no ad oltranza ed affrontare i problemi per quello che sono. Che non sono pochi. Il più grande di tutti è quello delle scorie, questione non semplice ma tecnologicamente risolta, seppur tecnicamente difficile da affrontare. Tant’è che molti progetti di siti di stoccaggio sono stati interrotti o del tutto abbandonati, per inadeguatezza del sito o per le violente proteste di chi vive in prossimità delle aree prescelte.

L’unica soluzione è fare le cose per bene e non stupisce che si tratti della Francia, perché di là dalle Alpi si soddisfa quasi interamente il proprio fabbisogno con l’energia nucleare, vendendone incidentalmente parecchia anche al belpaese, che, da par suo e malgrado un recente rinnovato interesse per l’argomento, vede ancora molto più scetticismo (per non dire ostinata opposizione) che consenso. Questo perché il consenso va informato, infatti proprio in Francia come si legge su greenreport, stanno spendendo molti soldi nella realizzazione di un laboratorio di sperimentazione per lo stoccaggio delle scorie, procedendo al contempo a tenere correttamente informata e consapevole la popolazione, perché con la sola sindrome nimby, difficilmente si potrà accendere la luce e guardare al di là del proprio giardino.

Progetto di sito di stoccaggio profondo in Francia

NB: Grazie a Fabio per la segnalazione.

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Published inAmbienteAttualitàEnergiaNews

8 Comments

  1. PIERO IANNELLI

    Ottimo art. E complimenti ad Agostino, per il commento lucido senza essere per questo ostico.
    Non di meno io vorrei sottolineare gli interessi e gli intrallazzi, chee sotto queste “rinnovabili” si celano.
    Onde evitare nella giusta censura della policy di questo sito, utilizzerò un artifizio, un “TRIK”(..alla Phil Jones).

    I titoli dei giornali certo “passeranno”! E con google chiunque può verificare:

    Anev e Legambiente: “Eolico è bello”

    Ma.. il “resto” dei titoli, credo sia delucidativo:
    EOLICO, “MAIONESI IMPAZZITE” E GLI AFFARI DI LEGAMBIENTE. MA C’E’ ANCHE CHI NON CI STA…

    Quasi pronta la rogatoria a San Marino per l’inchiesta Carboni agosto 27, 2010

    Le mani della mafia sull’energia verde agosto 27, 2010

    Fri-el coinvolta nell’inchiesta Carboni agosto 23, 2010

    Molise: il consigliere Petraroia scrive al prefetto sulla questione eolica agosto 21, 2010

    Ururu, l’eolico fa cadere la Giunta Comunale
    agosto 19, 2010

    Le truffe eoliche italiane trovano eco anche in Australia
    agosto 15, 2010

    Flussi di denaro sospetti nell’inchiesta calabrese sull’eolico
    agosto 12, 2010

    Eolico, l’altra cricca (di sinistra) agosto 9, 2010

    Eolico illegale a Postiglione ?
    agosto 4, 2010

    Nuova inchiesta sull’eolico a Ginestra degli Schivoni (BN)
    luglio 28, 2010

    Eolico: Sardegna, fiducia a Cappellacci ma subito rimpasto
    luglio 28, 2010

    Eolico, Verdini si dimette da Presidente del Credito Cooperativo Fiorentino luglio 27, 2010

    I carabinieri: ecco come funzionava il sistema Carboni per l’eolico
    luglio 23, 2010

    Sardegna, irS chiede le dimissioni di Cappellacci per lo scandalo eolico luglio 23, 2010

    Cappellacci ai magistrati: ho agito nell’interesse della Sardegna
    luglio 17, 2010

    Carboni: facevamo le leggi per l’eolico in Sardegna
    luglio 17, 2010

    Gli sviluppi dell’inchiesta sull’eolico
    luglio 15, 2010

    Mafia eolica luglio 14, 2010

    Eolico, Cappellacci convocato dai giudici romani luglio 11, 2010

    D’Alia: l’antimafia si occupi della questione eolica luglio 10, 2010

    Continua il processo sul malaffare eolico a Marsala luglio 10, 2010

    Inchiesta sull’eolico sardo: i clamorosi sviluppi luglio 9, 2010

    Eolico in Sardegna: arrestato Flavio Carboni luglio 8, 2010

    EOLICO IN MOLISE: L’invasione delle pale all’ombra dei clan
    luglio 3, 2010

    Nuovi sviluppi nell’inchiesta sull’eolico calabrese giugno 29, 2010.

    /—————————/

    Per il “FOTOVOLTAICO” :
    Fotovoltaico, oltre 800 impianti Rischio-desertificazione in Salento

    Salento devastato dal fotovoltaico. L’ira della Provincia

    L’agricoltura secondo Vendola, piantare pannelli solari ed irrigarli con finanziamenti mercoledì 4 agosto 2010

    Fotovoltaico: in Umbria in arrivo impianti a terra per un miliardo di euro?

    /————–/

    Mi auguro che il “TRIK” funzioni.. Non ho detto “nulla”!
    Sono i “TITOLI DAGLI ARTICOLI” basta controllare!

    Cordialmente

    Piero Iannelli

    • @Piero
      Gli affari poco chiari sono purtroppo ovunque, e non mi stupisce affatto che abbiano inquinato anche il mondo delle energie rinnovabili. Questo genere di interessi vanno dove sono le risorse, e al giorno d’oggi questo settore credo non sia secondo a nessuno nella facilita’ con cui queste sono rese disponibili. Tuttavia questo non e’ un buon motivo per metterle da parte, altrimenti si sarebbe dovuto fare lo stesso con le risorse fossili, sulle quali si sono costruite fortune epocali, spesso in modo tutt’altro che trasparente. Il problema e’ piuttosto di ordine tecnico e pratico, un problema su cui avvieremo presto una nuova discussione, che si aggiungerà agli altri numerosi e informati interventi che hanno già affrontato la questione su queste pagine.
      gg

  2. Agostino

    Ho apprezzato i dubbi espressi da Guido Guidi sulle prospettive delle “nuove fonti rinnovabili” (sole, vento, maree, ecc.). Tali fonti infatti risultano le opzioni energetiche col massimo impatto sul territorio (footprint), a pari energia prodotta. Inoltre, molte di esse (eolica, solare, mareale) sono intermittenti ed in parte imprevedibili, e quindi richiedono altrettanta potenza di “back-up” di tipo convenzionale (ancora carbone o metano?).

    Guido Guidi tra l’altro afferma: “Il fatto è che più passa il tempo e più ci si rende conto che con vento, maree, sole e quant’altro, si possono fare molte bellissime piccole cose ma in grande si può solo sognare, almeno con le attuali tecnologie.”

    In realtà, da ingegnere, neanche riporrei eccessive speranze su “nuove tecnologie”. E ciò può essere chiarito da una breve analisi della storia delle tecnologie energetiche. Il fatto è che nessuna delle energie rinnovabili (a parte forse alcune soluzioni per l’idroelettrica) soddisfa le due “leggi” che hanno regolato l’evoluzione delle tecnologie energetiche nel corso degli ultimi trecento anni dell’era industriale.

    Tale evoluzione è avvenuta seguendo: 1) una crescente “densità di potenza” nei generatori (e quindi sempre minori spazi occupati a pari energia prodotta); 2) la “legge di scala” (per cui, ad es., un impianto di potenza quattro volte più grande costa soltanto il doppio, e quindi il costo del kWh, per la parte relativa all’investimento, si dimezza).

    Le “nuove rinnovabili” (in particolare, eolica, solare), purtroppo non soddisfano queste leggi, e quindi appaiono un “ritorno al passato”. Esse potranno di fatto svolgere un ruolo di complemento, in situazioni favorevoli, rispetto ai sempre più potenti, ma sempre meno ingombranti, impianti destinati a fornire con continuità ed affidabilità l’enorme carico “di base” richiesto dalle vaste aree intensivamente urbanizzate che si vanno configurando nel mondo (si pensi alle storiche conurbazioni dell’Europa, del Giappone e dell’America del Nord, ed alle nuove di Cina, India, Sud-Est asiatico, ecc.).

    E’ poi anche da notare che gli altissimi costi di investimento richiesti dalle attuali tecnologie per le nuove fonti rinnovabili, in particolare dal solare fotovoltaico, hanno una precisa motivazione fisica, nel senso che sono conseguenza del loro altissimo contenuto in materiali pregiati ed energia. Il forte fabbisogno energetico per la fabbricazione delle infrastrutture fotovoltaiche, in particolare, comporta che ai previsti tassi di crescita della produzione di energia fotovoltaica, tutta la potenza fotovoltaica attualmente installata nel mondo non appare in grado di fornire una quantità di energia, priva di emissioni di gas-serra, capace di sostenere la produzione annuale di nuovi pannelli fotovoltaici: questo bilancio negativo di energia, e quindi di emissioni di gas-serra, sembra permanere, anche nelle ipotesi migliori, per diversi decenni, cioè finché la gran parte dell’energia elettrica non fosse fornita da fonti “carbon-free” (idroelettrica, nucleare, e poi la stessa fotovoltaica). Attualmente quindi un impegnativo programma per lo sviluppo del fotovoltaico, fortemente sovvenzionato da tutti gli utenti elettrici come in Italia, rischia di essere non solo costosissimo per tutti i cittadini (compresi quelli che non lo utilizzano), ma anche dannoso per il futuro del clima (a meno che i pannelli fossero fabbricati in Francia o in Svezia, dove l’energia elettrica è tutta di origine nucleare o idraulica, mentre invece vengono sempre più spesso acquistati in Cina, dove vengono prodotti con elettricità proveniente in gran parte da centrali a carbone…).

  3. Uno dei problemi delle scorie consiste anche nei costi, che restano molto vaghi, poiché si tratta di progetti a lunghissimo termine e a volte soggetti a inaspettate modifiche, come il deposito di Yucca Mountain (che si è scoperto non essere sicuro come si pensava) e il deposito geologico di Asse II (dove i contenitori di scorie si sono degradati in soli 40 anni).
    Questi “imprevisti” comportano spese ingenti (in Germania sarà necessario rimuovere tutte le scorie dalla miniera).

    • gbettanini

      Nel deposito Asse II non sono stati mai riposti contenitori contenenti scorie nucleari…. solo rifiuti a bassa e media attività.

  4. max pagano

    “Il più grande di tutti è quello delle scorie, questione non semplice ma tecnologicamente risolta,”

    tecnologicamente risolta? e che vuol dire?

    mi sfugge qualcosa?

    (…)

    giusto per chiarire qualcosa:
    http://www.arpa.emr.it/documenti/arparivista/pdf2009n5/RisolutiAR5_09.pdf

    http://www-pub.iaea.org/MTCD/publications/PDF/Pub1231_web.pdf
    (capitolo 3, da pag 26-27)

    Max, ho dovuto moderare il commento, sono sicuro che capisci perché.
    Quello che volevo dire e’ che si sa cosa si dovrebbe fare per mettere in sicurezza le scorie, ma non si sa come farlo. Il problema e’ aperto, come giustamente hai sottolineato.
    Quanto ai nomi ed ai cognomi, o peggio alle cariche istituzionali ed agli apprezzamenti, ti pregherei di evitarli.
    Ciao e grazie.
    gg

    • max pagano

      🙂

    • gbettanini

      In realtà si sa già molto bene come mettere in sicurezza le scorie.
      Si sta temporeggiando per diversi motivi, innanzitutto perchè non c’è nessuna urgenza di trovare una soluzione definitiva per le scorie che anche in depositi di superficie non costituiscono alcun pericolo per la popolazione.
      Poi va considerato che il 95% del combustibile nucleare esaurito è costituito da Uranio 238, elemento fertile che sarà utilizzabile per produrre combustibile nei reattori di IV generazione che vedranno la luce tra una trentina d’anni.
      In ultimo perchè il progresso tecnologico che si avrà nei prossimi decenni vedrà la nascita di macchine che permetteranno di trasmutare le scorie nucleari in elementi che perdono radioattività molto più rapidamente… in alternativa il progresso tecnologico permetterà di riporre le scorie nucleari in depositi geologici ad un costo molto minore… o, a parità di costo, con un fattore di sicurezza molto maggiore.

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