L’amico Guido Botteri mi ha segnalato un articolo sul blog New Ice Age. Il pezzo mi è sembrato interessante perché affronta un tema molto “scottante”, ovvero quello della rappresentatività dei dataset di temperatura con cui si costruiscono le medie globali.
Nella fattispecie si parla di quello della NOAA, ovvero dell’agenzia USA che ormai con cadenza mensile, ma presto diverrà settimanale e poi giornaliera, ci annuncia che questo 2010 si avvia ad essere l’anno più caldo di sempre, naturalmente omettendo di dire che per sempre si intende da quando si misurano oggettivamente le temperature.
Devo dire di non condividere lo stile dell’articolo, perché l’uso delle parole imbroglio o falsificazione dei dati non è giustificato e neanche corretto, anzi, finisce per svilire l’ottimo lavoro fatto nel corpo dell’articolo. Il problema, e come lo sanno alla NOAA lo sanno anche gli amici di NIA, è rappresentato dalla qualità e quantità delle informazioni disponibili, purtroppo entrambe ancora molto basse per avere un’idea chiara di un parametro variabile come la temperatura superficiale con la necessaria precisione di stima.
Certamente, stanti queste difficoltà, le rombanti e preoccupanti affermazioni dei portavoce della NOAA suonano quantomeno minate da presunzione, specie perché, in effetti, si sta parlando di aumento delle temperature medie superficiali globali, una grandezza virtuale che si compone di dati provenienti da tutto il pianeta ed è inevitabilmente sensibile alle variazioni più accentuate che avvengono su spazi molto ampi. Perciò, vedere che le variazioni in positivo con maggiore peso statistico vengono per la maggior parte da aree con copertura strumentale scarsa o nulla, fa capire che quella che stiamo leggendo non è la realtà, ma qualcosa che si sforza di avvicinarvisi e non sappiamo quanto ci riesca.
Ad ogni buon conto, vi invito a leggere il post pubblicato su NIA e dare una bella occhiata alla ricostruzione grafica che è stata fatta, perché chiarisce più di qualche sospetto circa il nostro livello di conoscenza dello stato termico del pianeta, un argomento che qui su CM abbiamo affrontato parecchie volte.
Ho letto il post del NIA, e sono andato a consultare i dati del NOAA. Secondo il NIA in Canada e nella Groenlandia non ci sono stazioni, e quindi il NOAA si “inventa” i dati, ma in realtà le stazioni ci sono e segnalano anomalie positive nelle temperature. Il grafico che mostra il NOAA è derivato dalla combinazione dei dati delle stazioni di terra e dei rilevamenti negli oceani. Nel sito del NOAA sono infatti presenti due grafici, il primo è quello citato dal NIA, il secondo è quello relativo alle misurazioni delle stazioni terrestri. L’elenco delle stazioni meteorologiche terrestri da dove sono presi i dati del NOAA è qui: ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/ghcn/v2/v2.temperature.inv
Dove si possono vedere le decine e decine di stazioni canadesi e le sei stazioni in Groenlandia.
Frequento spesso NIA, e ammetto che verso il NOAA si usano spesso termini quale “manipolazione dei dati” o “inganno”, forse non è molto bello, anzi, non lo è affatto. Ma d’altra parte in NOAA ha sempre fatto dei giochetti poco chiari e a sostegno del catastrofismo che tanto piace ad alcuni giornalisti.
Alla fine certe cose le tirano fuori.
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