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La parola ai numeri

Nelle ultime settimane, direi piuttosto inevitabilmente, si è fatto un gran parlare degli eventi atmosferici anche gravi che hanno interessato molte zone del pianeta, della loro eventuale riconducibilità a variazioni climatiche e, soprattutto dei danni alle persone ed alle cose che sono stati registrati.

Questo accade in parte per l’ovvia necessità di essere informati, grazie anche alla velocità della circolazione delle notizie nell’era della comunicazione globale, in parte perché qualcuno, in forma più o meno ufficiale, ha deciso di fare al riguardo un po’ di speculazione. In particolare questo secondo aspetto riguarda proprio la possibilità che questi eventi, e la loro ipotizzata accresciuta violenza, abbiano all’origine una matrice antropica. Questo, secondo un assunto semplificato all’eccesso, costituirebbe un assaggio, un’anteprima e soprattutto un ammonimento, di quello che dovremmo aspettarci in futuro se non ci sbrighiamo a correre ai ripari.

Personalmente sarei d’accordo se si trattasse di riparare (o magari costruire ex novo) gli argini dei fiumi, come quelli del Mississipi a New Orleans, rivelatisi del tutto insufficienti in occasione dell’uragano Katrina, oppure di investire risorse nella costruzione di abitazioni decenti per quanti affollano le metropili asiatiche duramente colpite tutti gli anni dal monsone estivo, etc etc.

Ma la ricetta riparatoria che ci propinano proprio no, il senso di colpa per presunte malefatte climatiche lo rispedisco volentieri al mittente, perché la paura degli eventi atmosferici in quanto ignoti l’abbiamo superata quando siamo passati dalla spiegazione religiosa a quella della ragione scientifica. E quest’ultima parla chiaro, il collegamento tra il singolo evento di tempo atmosferico ed il clima scientificamente non c’è, e se ci dovesse essere, nessuno è stato ancora capace di trovarlo.

Certamente qualcuno avrà già sollevato un sopracciglio, perché, dato che anche una sola vita è preziosa, nel dubbio si dovrebbe comunque agire seguendo il principio di precauzione. E qui sono dolori, perché tale principio ha il difetto di subire la stessa sorte delle regole, quando conviene si applica, quando non conviene si interpreta. Molti dicono che con riferimento all’eventuale effetto antropico sul clima andrebbe applicato, salvo poi passare ad interpretarlo quando si fa notare che le azioni che si vorrebbero implementare avrebbero un impatto sociale che farebbe da subito più danno che guadagno. Nonostante ciò in molti pensano che questo vecchio pianeta, o meglio il suo clima, stia diventando sempre più ostile alla specie umana. Ma sarà vero?

No. Malgrado tutte le grida di allarme, tutta la speculazione fatta e tutte le risorse investite nel trasmettere ossessivamente questo messaggio, la risposta è no e i fatti parlano chiaro.

Dall’International Disaster Database, apprendiamo che nel periodo 2000-2008, gli eventi atmosferici estremi sono stati responsabili dello 0,05% del totale dei decessi a livello globale (la stima è 31.700 su 58mln). Da ciò si evince che questi avvenimenti hanno un impatto decisamente minoritario sulla salute pubblica, ma non solo, nel lungo periodo (1900-2008) il numero medio annuo di morti causate da eventi atmosferici estremi è diminuito del 93%, nonostante sia aumentato il numero di persone esposte al rischio e sia molto migliorata la copertura informativa sull’occorrenza di questi eventi.

La più brutta, si sa, è la siccità, reponsabile del 58% dei decessi. Ebbene, il numero di vittime della siccità è diminuito di oltre il 99%. Seguono le inondazioni, che causano il 34% delle morti. In questo caso la diminuzione è stata del 98%. E gli uragani? Responsabili del 7% delle perdite di vite umane nello stesso periodo, a partire dagli anni ’70, la diminuzione delle morti è stata “solo” del 47%. Che ne dite? Va sempre peggio o va sempre meglio? Come vi sembrano questo mondo, più o meno accogliente?

Altra domanda: E il tempo atmosferico (o clima come qualcuno vorrebbe far credere) è meglio o peggio? Nessuna delle due cose, è sempre lo stesso. Ma da dove arriva allora questa drastica e benedetta riduzione del numero delle vittime? Ci credereste? Dal progresso, dalla tecnologia, dal miglioramento delle tecniche colturali, dalla meccanizzazione dell’agricoltura, dai sistemi di irrigazione, dalla velocità dei trasporti, dalla possibilità di consumare le risorse prodotte anche lontano dalle zone di produzione, insomma, dalla disponibilità di energia elettrica e motrice, cioè dall’uso dei combustibili fossili.

E quando accade l’inevitabile? Cosa ha consentito e consente interventi sempre più tempestivi di soccorso alle popolazioni colpite? Anche qui il progresso, lo sviluppo economico, la disponibilità di risorse, i sistemi logistici e di trasporto efficaci. Tutte cose che bruciano petrolio, purtroppo.

Ora, ricordandovi di andare qui per trovare quanto detto e molto di più con tanto di riferimenti bibliografici, vi chiederei anche di riflettere la prossima volta che sentirete dire che il mondo si sta rivoltando contro i suoi abitanti, o che la priorità numero uno va alla lotta al cambiamento climatico, piuttosto che alla fame ed alla povertà. Che ne dite?

Addendum

La discussione su questo argomento è stata anticipata già da qualche giorno nei commenti al post di Paolo Mezzasalma “Mosca brucia (ed il cielo precipita)“. Potete leggere anche lì.

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Published inAttualitàMeteorologiaNews

7 Comments

  1. Bertozzi Davide

    …da aggiungere c’è solo :grazie PROGRESSO!

  2. Giuseppe Tito

    Un plauso a questo contributo, per coerenza ed onestà nella comunicazione dei fatti, attraverso la sola ragione verificabile, quella dei numeri. Purtroppo il delirio dei mass media si fonda su ben altri numeri, quelli che il sig. Iannelli pone in bella mostra: il frutto velenoso di un albero che è già piuttosto cresciuto ed ha messo radici nelle coscienze di molta gente dei paesi del primo mondo. I vari altri mondi devono combattere quotidianamente con la fame, la sete e le malattie e soprattutto partendo da una base di analfabetismo media del 60%. Non c’è bisogno nemmeno di convincerla questa umanità derelitta, perché non ha né modi né tempi per decidere; ha già delegato il suo futuro, senza saperlo e senza avere avuto la possibilità pensarci.
    Io credo nel progresso, perché è anch’esso una forma di evoluzione stile naturale; ma se le fila di questo percorso sono tenute da lobby di potere, soprattutto economico, allora non mi fido più. È già accaduto più volte in passato di de-svilupparsi, de-gradarsi, de-crescere e, quel che è peggio, senza nemmeno accorgersene. La storia si è già ripetuta, più volte ed anche contemporaneamente per civiltà diverse e reciprocamente sconosciute. Una variabile su tutte ha fatto si che, ogni volta che queste nefaste condizioni si sono ripetute, il risultato fosse sempre più disastroso, la quantità di popolazione.
    Mi riaggancio così all’intervento del sig. Botteri: I numeri parlano chiaro, la bomba demografica non è solo innescata, ma sta esplodendo ora, in questi anni e molto probabilmente nel corso dei prossimi 50; più o meno gli anni nei quali saremmo chiamati a decidere sull’energia, i consumi, gli stili di vita, l’inquinamento, le biotecnologie, ecc. E’ tempo ormai di dare risposte planetarie, “globalizzate” – per usare un termine di moda – ; ma non protocolli di facciata, che servono solo a stordire le masse del primo mondo e dare contentini ai reggenti degli altri mondi. La prima sfida deve essere di tipo culturale, alfabetizzazione e conoscenza di sé e del proprio territorio. Andate a leggere le statistiche demografiche di paesi come il Pakistan, l’Iran, le Filippine, l’Indonesia ecc. il 60% della popolazione è minorenne! Oltre un terzo di essi è già padre o madre di qualche bambino… Quale futuro li attende? Quello di una fuga verso l’occidente? O peggio ancora di una sua impreparata e maldestra emulazione? Vedi Cina, Sudamerica, ex Unione Sovietica ecc. Proprio su quest’ultima si potrebbe disquisire a lungo sui contributi dati al progresso e alla conoscenza scientifica e tecnologica e al contemporaneo degrado socio-economico e successiva implosione. Risultato? Classismo esasperato, povertà, emigrazione e decremento demografico. Un paese allo sfascio, checché ne dica il suo monarca assoluto.
    Una cosa sola mi chiedo (e poi chiudo); chi governa, credo conosca molto bene i numeri che Guidi espone, così come accaduto a chi governava i vari imperi “globali” del passato, finanche a quello Sovietico, per non parlare delle autarchiche piccole isole del Pacifico, ad esempio quella di Pasqua: un popolo millenario che ha abbattuto l’ultimo albero dell’isola sapendo bene che era l’ultimo; perché? Il loro governante li ha convinti che quel sacrificio sarebbe stato ripagato da chissà quale divinità. Sorvolo sulle nostre “divinità” e confido molto nella diffusione della conoscenza, più partecipata possibile. A questo proposito ringrazio anche Guido Guidi, questo Blog e chi lo frequenta con coscienza ed onestà intellettuale.

  3. PIERO IANNELLI

    ANTONIO ULIVI ha centrato il “problema”..
    Ma pochi ne conoscono il volto o sanno riconoscerlo.

    Per 60 M.I.L.I.A.R.D.I DI DOLLARI!
    Io affermerei che la terra è piatta e il sole gira intorno la terra!
    /————–/
    ..E’ emersa però un’agenda nascosta circa la preservazione di questa parte di foresta che coniste nel permettere al “WWF” ed ai suoi partners di condividere la vendita di crediti di emissione di anidride carbonica per un valore di
    60 M.I.L.I.A.R.D.I-DI-D.O.L.L.A.R.I..

    Vi consiglio questo mio art. da cui i link uffiali delle notizie. Notizie, che vi pregerei di diffondere, visto l’ASSOLUTO silenzio dei media.

    http://www.inganno-ambientalista.it/content/view/181/2/

    La vera “arma” contro questo eco-delirio è la “CONOSCENZA”

    Sun Tzu scriveva 2600 anni fà:
    «Il mezzo con cui i sovrani illuminati e i sagaci generali agiscono, vincono e si distinguono tra le masse è la conoscenza anticipata dei fatti».

    DIFFONDETE la “CONOSCENZA” e fermerete la eco-GIOSTRINA

  4. marcus

    Già, ma va anche detto che è proprio nel nome del progresso tecnologico che oggi si chiede alle nazioni, specie alla nostra, di emanciparsi dal petrolio. Emanciparsi non significa soppiantare ma significa solo che in un ipotetico portafoglio energetico, la fetta deedicata al petrolio debba scendere a non più del 50% e che la restante parte di torta sia distribuita tra fonti rinnovabili o pseudo-rinnovabili e nucleare.

    • Guido Botteri

      Vorremmo tutti poterci “emancipare” dal petrolio, che costituisce una spesa gravosissima per la nostra povera Italia.
      Temo però che gran parte dell’opposizione al petrolio, quella più ideologizzata, sogni un ritorno alla fantomatica e leggendaria “età dell’oro”, un ritorno alla purezza del contatto con Madre Natura, e Madre Terra, e cioè, per dirla con Luca Mercalli, una de-crescita, NON il progresso. Cercano esattamente il contrario, un de-sviluppo, una de-crescita colossale della popolazione (c’è chi parla dagli attuali circa 6 miliardi e mezzo a due miliardi – rientro dolce – o anche meno, fino alla eliminazione della specie umana).
      L’influenza di coloro che odiano il progresso si sta facendo sempre più forte e pressante.
      Non sarà facile sostituire la percentuale del petrolio con altre fonti energetiche, ma chi si oppone al progresso vorrebbe anche una diminuzione del consumo di energia, NON una sostituzione, come se la gente fosse disposta ad andar a fare l’eremita nel deserto.
      Chi ne ha l’attitudine, del resto, può farlo da adesso. Deserti non ne mancano, e nemmeno terre incolte o abbandonate.
      La lotta al progresso risale alla notte dei tempi, il mito di Prometeo non fu altro che la prima campagna anti-progresso di cui ci è giunta conoscenza. Prometeo fu accusato di aver “rubato” il fuoco agli dèi.
      Non opera di ingegno, dunque, non avanzamento dell’umanità, ma sacrilego furto.
      Guai a chi si mettesse sulla via del progresso !
      Ecco il succo di quel mito.
      E invece il progresso ha vinto tante di quelle battaglie contro chi gli si oppone, che dovrebbe essere impensabile parlarne male.
      Paradossalmente però oggi è più sotto accusa che mai.
      Con le stesse argomentazioni di allora, a ben vedere.
      La Natura si vendicherebbe dell’uomo cattivo.
      Catastrofi sempre maggiori lo dimostrerebbero.
      Ma c’è un piccolo particolare che smentisce i catstrofisti, le catastrofi uccidono di più nei Paesi sottosviluppati.
      E allora, questa Natura, divinizzata come dea Gaia, che fa, colpisce chi sta indietro nel progresso ?
      Eppure, nonostante la vita media sia enormemente aumentata (con buona pace di tutti i veleni, tutto lo stress e tutti gli inquinamenti della Società industriale) il progresso invece che merito viene addebitato come colpa dell’umanità!
      Chi ha portato benessere, tempo libero, vita più lunga, sconfitta di tante malattie, conquiste sociali (pensione, cassa integrazione, parità della donna, libertà di espressione e di culto, sindacati, ed ogni genere di diritti) viene messo pesantemente sotto accusa, perché consumerebbe le risorse.
      Una visione statica delle risorse domina queste persone. Le risorse sarebbero una torta, e più persone vivono, più fette ne consumerebbero, prima finirebbe la torta.
      Allora meglio, secondo loro, ridurre il numero di commensali. L’hanno scritto in tutte le maniere e in tutti i modi.
      E meglio sarebbe, dicono, ridurre il consumo della torta, tornando indietro, de-crescendo, de-sviluppandoci.
      Ma quella torta non è fissa, come pensano loro.
      Essa dipende dalla domanda, dalla tecnologia, e dal costo.
      Domanda e tecnologia influenzano il costo, e se il cliente è disposto a pagare di più, o se una nuova tecnologia fa scendere il costo, diventano convenienti produzioni che prima si erano scartate, e quindi non conteggiate nel numero delle risorse disponibili.
      Personalmente credo che le fonti energetiche più a rischio (se non ci saranno fondamentali nuove tecnologie, che mi auguro e credo vengano messe a punto) siano proprio quelle dette “rinnovabili”. Non basta che il Sole sia in buona salute, serve anche che i materiali impiegati nel processo di utilizzo della sua energia siano anch’essi “rinnovabili”. Ma mi giunge purtroppo notizia che proprio di questi ci sia minor riserva che delle fonti fossili stesse.
      Un de-sviluppo significa minor spazio sulla Terra per la vita delle persone. Se per qualcuno la vita umana ha qualche valore, il principio di precauzione ci spinge a dire che dovremmo opporci ad un salto indietro che toglierebbe forse milioni di posti da intorno a quella benedetta torta, che sia fissa, come crede chi è contro il progresso, o dinamica, come sostengo io.
      Un discorso sulla popolazione sarebbe lungo, mi limito a chiedere chi, e con quali metodi, dovrebbe essere privato della sedia intorno alla torta…
      Non è forse meglio puntare sul progresso e costruirne una più grossa ?
      Secondo me.

  5. Antonio Ulivi

    Mi ricordo che qualche anno fà, le nostre ferrovie non riuscivano più a tenere i treni sui binari, ogni giorno i media inondavano di notizie di deragliamenti e vittime in incidenti ferroviari, era il preludio alla privatizzazione di un bene comune gestito dallo stato. L’inizio dell’alta velocità!
    Oggi i treni deragliano come prima se non di più, ma i media, assolto il loro compito non ne parlano più ed il treno miracolosamente ritorna ad essere un mezzo sicuro a più di 400 Kmh!
    La quantità di notizie sul clima, l’esaltazione dell’evento meteorologico in tutti i sensi, a mio avviso non sono altro che il ripetersi di un gioco ormai noto ma poco compreso, ” ti creo un problema e poi ti dico di averlo risolto”, ma nulla sarà stato fatto se non quello di sottrarre un bene comune alla gente (con il consenso popolare) e passarlo ad altri che purtroppo ci speculeranno sopra. VEDI ACQUA ED IN FUTURO ARIA.
    Sono completamente d’accordo con la tua analisi, c’è una scienza distorta al servizio di falsi problemi.
    Complimenti per il tuo lavoro

  6. E bisogna aggiungere qualcos’altro a quanto detto adesso da Guido Guidi?

    Permettetemi di rispondere a questa domanda in maniera personalissima e chiarissima.

    NO!

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