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Buoni propositi, pessimo esempio

Quando avrete letto forse vi verrà in mente di aggiungere anche qualche epiteto, perché la messe di stupidaggini meteo-climatiche che è stato possibile mettere insieme per il Guardian in un solo articolo è veramente disarmante.

Su tutto regna, credo scientemente, un clamoroso equivoco tra meteorologia e climatologia, sapientemente alimentato solo per dar corpo alla tesi più allarmistica possibile. La partenza è tutta dedicata agli eventi delle scorse settimane, tutte cose strettamente attinenti al tempo atmosferico, trasformate invece in inequivocabili segnali del disastro climatico che avanza.

Ma passi la tecnica oratoria, ormai ci siamo abituati. Quel che è peggio, è che nell’articolo si dà conto di un prossimo meeting di meteorologi all’università di Boulder in Colorado, nel quale si discuterà di previsioni a medio termine degli eventi estremi. Di qui i buoni propositi, perché di questo genere di capacità prognostica avremmo bisogno come il pane, che essi aumentino, diminuiscano o, come sempre, facciano il loro comodo.

Se ne caveranno qualcosa, passeremo volentieri anche sopra il fatto che il meeting, primo di quattro eventi, si chiamerà ACE (non è un succo di frutta, sta per Attribution of Climate-related weather Events). In pratica come distinguere e prevedere gli eventi atmosferici riconducibili a particolari condizioni climatiche. Di per sé già il nome del progetto nasconde il pericoloso e per nulla scientificamente provato assunto che gli eventi di cui si discuterà abbiano radici climatiche. Questo è da provare, non da assumere, ma, ripeto, dato che di queste prognosi abbiamo tanto bisogno, passi.

Ora l’esempio. Come corroborare questa acrobatica tesi di rapporto causa effetto tra dinamiche del clima e eventi meteorologici estremi? Con un bel modello di previsione climatica, naturalmente. Tale Stott, interpellato nell’articolo, pare avesse pubblicato nel 1999 uno studio con il quale si diceva sicuro che per il 2010 le temperature medie superficiali globali sarebbero salite di 0.8°C rispetto all’immediato secondo dopoguerra. Leggiamo così: “Questo è esattamente quello che è accaduto”. Balla clamorosa, le temperature medie superficiali globali sono salite dal secondo dopoguerra ad oggi di 0.4°C (la metà), e l’aumento è arrivato prima del 1999, cioè prima che uscisse lo studio del tale Stott.

Sicché, per spiegarci che siamo bravi a prevedere il clima (balla ancora più clamorosa) ma dobbiamo diventare più bravi a prevedere il tempo perché il clima si farà più cattivo, scatta l’esempio di una previsione talmente sbagliata da non essere nemmeno in accordo con quanto in realtà già accaduto.

Mistificazione da applauso.

NB: da qui.

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3 Comments

  1. Alessio

    Interessante. Si citano 2 dei lavori più citati e rivoltati nelle letteratura del climate change lamentandosi della superficialità dei soliti organi di informazione, e tutto quello che si offre è il link a mamma watt.

    Aiuto i lettori che magari vogliono farsi un’idea seria su che si sta parlando. I lavori del “tale Stott” furono pubblicati con il co-autore “tale Tett” (sisi, lo so. Allitterano in maniera buffa) su Science e Nature nel 1999 (sisi lo so, mafia peer-review).

    Non commento oltre ma invito il lettore a farsi un’idea da solo della validità o fuffa dei due articoli

    http://www.sciencemag.org/cgi/content/full/290/5499/2133
    http://www.nature.com/nature/journal/v399/n6736/abs/399569a0.html

    Infine ACE: nella homepage del sito (http://www.cgd.ucar.edu/cas/ace/) ci sono le info che possono spiegare meglio di che si tratta, da confrontare con la reductio ad absurdum “In pratica come distinguere e prevedere gli eventi atmosferici riconducibili a particolari condizioni climatiche”.

    • Alessio ma quanto sole hai preso? Stai spolverando una vena ironica insospettabile! 🙂
      BTW, grazie del contributo.
      gg

    • Alessio

      qui in Scozia dove vivo di sole ce n’e’ pochino…per fortuna, mi manitene la mente sveglia 😉

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