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Un appello da Bonn

Per la verità più che un appello è una convocazione. Da Bonn ennesima sede di interminabili negoziati sul clima fanno sapere che alla prossima conferenza indetta dalla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici ci sarà tutto, sale conferenze attrezzate, trasporti efficienti, eventi sociali e d’intrattenimento, merchandising ecologico e climatico e attestati di presenza e di buona volontà per tutti quanti vorranno intervenire e la certezza di futuri appuntamenti.

Quello che non ci sarà sarà un accordo sul clima. Ecco l’ansa del 6 agosto scorso.

(ANSA) – ROMA, 6 AGO – Ridurre le opzioni sul tavolo dei negoziati sul clima: e’ questo l’appello lanciato oggi dal nuovo segretario esecutivo della Unfccc (Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici), Christiana Figueres, al termine dei lavori conclusi a Bonn, ai quali hanno partecipato i rappresentanti di 175 governi. L’attesa svolta, in vista della prossima conferenza Onu di Cancun che si terra’ dal 29 novembre al 10 dicembre, di fatto non c’e’ stata. Ma secondo Figueres, in Messico potranno comunque essere prese una serie di decisioni, come impegni per la gestione e l’allocazione dei fondi per la lotta contro i camabiamenti climatici e l’incremento del trasferimento di tecnologia, specialmente per i Paesi piu’ poveri e vulnerabili. ’’Progressi a Cancun – ha aggiunto – potrebbero anche includere un mandato per portare avanti il processo verso un accordo con valore vincolante, che prenderebbe piu’ tempo’’. Nel frattempo pare che dal punto di vista legale, alla scadenza di Kyoto, non si dovrebbe formare un vuoto normativo, perche’ i meccanismi e le azioni di cooperazione gia’ avviati potrebbero continuare ad esistere, in quanto legati agli obiettivi della Convenzione Onu sul clima. La tesi pero’ non e’ ancora del tutto condivisa. Sul fronte del gruppo di lavoro sul nuovo accordo post Kyoto invece, il problema e’ ancora quello di trovare un metro comune di riferimento sui nuovi impegni di riduzione, ma anche questioni come il raccordo fra i crediti di CO2 gia’ acquisiti e quelli da far valere nel nuovo protocollo. Il quadro non cambia molto nel gruppo di lavoro che include tutti i Paesi, sulla cooperazione a lungo termine, dove fioccano idee e proposte tutte diverse. Il risultato e’ che i testi delle bozze invece di snellirsi sono lievitati. ’’Per raggiungere risultati a Cancun – ha concluso Figueres – i governi devono ridurre in maniera radicale le opzioni sul tavolo’’. Un’opportunita’ potrebbero essere gli incontri di alto livello previsti a settembre a New York e a Ginevra, prima dell’ ultimo round dei negoziati, dal 4 al 9 ottobre a Tianjin, in Cina.

Il delegato USA, giunto lì con le polveri bagnate dalla recente archiviazione del progetto di legge che avrebbe dovuto dargli le munizioni per negoziare, asserisce di essere “dubbioso” che si possa giungere ad un accordo, anche perché sembra che tutti stiano facendo dei passi indietro rispetto a quanto promesso a CO2penhagen nel novembre scorso. Qualcun altro pensa invece che il diritto internazionale possa far resuscitare il Protocollo di Kyoto dopo che nel 2012 avrà esalato l’ultimo respiro (di CO2), prolungandone i poderosi non effetti anche dopo la scadenza. Questo penso serva a non gettare nel panico gli ambienti finanziari CO2-dipendenti.

Mi sorge un dubbio, considerato che quello a cui si è assistito nella capitale danese è stato un fiasco totale, a Cancun pensano di fare anche peggio? Ma perché non se ne stanno a casa ?

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Un commento

  1. Onestamente, credo che abbia un senso tenere su la farsa (nei modi opportuni). Come dice la terzultima frase, la finanza ha investito notevolmente sulla green-economy creando di fatto l’ennesima bolla speculativa. Visto che siamo ancora malconci nella ripresa della bolla degli hedge-fund, non ci conviene farne scoppiare un’altra ora. Dichiarare ufficialmente un fallimento probabilmente sarebbe un disatro. Ovviamente, non sto dicendo che la bolla verde vada sostenuta ed ampliata, ma che vada progressivamente ridotta evitando i traumi.

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