Appena ieri l’altro Greenreport si è occupato della stessa notizia che abbiamo coperto anche noi, circa la pubblicazione sul PNAS di uno studio piuttosto discutibile con cui si tenta di “pesare” la credibilità di quanti studiano e operano nel settore del clima in base ad un analitico processo di conta delle pubblicazioni e delle citazioni. Di per sè il concetto non sarebbe sbagliato, al di là della pessima idea di affibbiare delle etichette di credibilità ai propri colleghi, se il sistema delle pubblicazioni scientifiche in materia di clima non fosse stato inquinato dai tentativi di una corrente di pensiero di escludere qualunque altra alternativa, almeno questo è quello che si è capito in base a quanto abbiamo saputo dal climategate.
Di fatto, quella che gli autori dell’articolo chiamano “credibilità” degli esperti, più che essere fondata è stata esportata. Sarà per questo che su Greenreport, dove peraltro la storia è riportata con sobrietà ed equilibrio, senza però fare accenno a quanto sopra, il titolo dell’articolo uscito sul PNAS ha un comico refuso e diventa: Export credibility in climate change.
Chissà, forse Schneider e soci intendevano proprio questo! 🙂
Non sono proprio un esperto, ma sono orgoglioso di far parte del 3%.