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Ora i mesi sono 120

Allora, nell’aprile del 2009, cioè 13 mesi fa, ci erano stati dati 99 mesi di tempo prima di cadere giù dalle rapide travolti dalla piena del riscaldamento globale antropogenico. Su quel numero suggestivo si è giocato parecchio, e qualcuno lo ha anche tenuto in conto nel tentativo di forzare la mano ai decisori politici nelle recenti kermesse climatiche.

Fallita la conferenza di CO2penhagen, dove più che un accordo si sono visti e sentiti molti “ci vediamo alla prossima”, ora sono in corso dei nuovi negoziati a Bonn. Evento per lo più ignorato dai media (anche questo è un segno del cambiamento d’aria che respiriamo), dovrebbe servire a preparare il mondo alla COP16, cioè 16^ conferenza delle parti dell’UNFCCC.

Anche questa preparazione si è aperta all’insegna del pessimismo e si sta chiudendo con un nulla di fatto, anzi, le posizioni si sono ulteriormente allontanate, perché i soldini promessi per finta a CO2penhagen per favorire lo start-up dei paesi in via di sviluppo sulla strada della sostenibilità pare non ci siano, e così, che il clima cambi o no e che lo faccia per causa umana o no, la politica comunque si defila, avendo adesso ben altre gatte da pelare.

Ciò significa che arriveremo alla COP16 in Messico certi di andarcene avendo da raccontare il livello di preparazione del paese ospitante, più o meno come accade ormai sempre in questi appuntamenti. Questo il chairman uscente dell’UNFCCC Yvo De Boer lo sa, tanto che ormai già da tempo ha rassegnato le sue dimissioni, che saranno operative a luglio. Lo sa tanto bene che ci fa sapere di esser convinto che al mondo, per essere pronto ad un accordo globale serviranno altri dieci anni, cioè 120 mesi, naturalmente intervallati da numerose occasioni di discussione in luoghi esotici ed eventualmente ulteriormente procrastinati purchè gli alberghi siano decenti.

Ora, la scadenza dei 99 mesi sarebbe stata per il gennaio del 2018, quella degli attuali 120 va al 2020. Mancano 23 mesi all’appello, con buona pace del passaggio del punto di non ritorno. Ah, dimenticavo, di fatto il problema non ci sarà, perché nel frattempo sarà arrivato ben prima il 2012 e avremo tutti finito di soffrire.

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Un commento

  1. duepassi

    Mi sembra che il punto di non ritorno si possa chiamare così perchè… non torna mai allo stesso punto. 🙂
    Prima era a 99 mesi, ora a 120, la prossima volta a quanto sarà ?
    Mi ricorda la data della fine del mondo delle varie sette, sempre annunciata prossima ventura e sempre poi rimandata.
    Del resto non si può dire
    – ricordati che la fine del mondo è per il 24 agosto del 4327 – chi se ne… ehm, chi “gli darebbe importanza” ?
    La minaccia deve essere imminente per definizione, altrimenti non spaventa.
    E così temo che il punto di non ritorno, come tutte le minacce di questo tipo, non tornerà mai allo stesso punto, ma sarà sempre imminente, sempre dietro l’angolo, come la pignatta della favola, o l’inizio dell’arcobaleno.

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