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Una catastrofe al giorno leva lo scettico di torno

Alt! Non si tratta di quelle vere di catastrofi, quelle sono -come dire- bipartisan, e non si fanno scrupolo di assumere tanto i connotati del global warming quanto quelli del global cooling. Anzi, a dirla tutta ultimamente quelle della prima specie (warming) latitano un po’, in compenso di quelle “cool” ne abbiamo a piacimento.

Così, se nel mondo reale questo maledetto climarrosto tarda a manifestarsi, si deve ricorrere alle previsioni. Una disdetta, eravamo appena riusciti a liberare le frequenze tv dalle torture dei vari Otelma, Wanna Marchi e surrogati, che eccoti comparire presagi di sventura in salsa clima ogni due per tre, senza neanche la possibilità di acquistare un’ampollina con la magica pozione liberatrice.

L’ultima ha anche il pregio di essere dannatamente in controfase, perché parla di caldo insopportabile nel Mediterraneo e zone limitrofe, ossia dove sono mesi e mesi che si battono i denti dal freddo. Ma, tant’è, mica oggi o domani, tra venti, no quaranta, no cent’anni. Ebbene sì, “volevamo scoprire se eravamo in grado di localizzare le aree a rischio, nonostante le notevoli incertezze nello sviluppo dei fattori climatici che influenzano la salute”, questo dichiarano gli autori dello studio uscito su Nature Geoscience e ripreso da Repubblica.

Mi sorge un dubbio, volevano trovare le aree a rischio o volevano sapere se potevano farlo? No, perché nel primo caso aver scoperto che Roma, Atene, Napoli et similia sono città dove ogni tanto fa caldo non mi pare un gran che. Pensare poi che questo caldo possa essere torrido nonostante la presenza del mare nei pressi mi pare un po’ azzardato. Quanto a poterlo fare, se per loro stessa più che condivisibile ammissione, non si sa da che parte andrà il clima, come le trovano le aree a rischio con i dadi? E soprattutto, hanno finalmente risolto il problema dell’evoluzione del clima nel lungo periodo su scala regionale? Questa sì è una bella scoperta.

Travolto dall’invidia faccio anche io una previsione. Il 23 luglio del 2023 farà caldo ma non troppo, 23 gradi di notte e 32 di giorno. L’abuso del 23 è scaramantico, tanto per restare in tema con le divinazioni. Corro a dirlo all’Ansa, ne riparliamo tra 14 anni.

Addendum

Dal dipartimento “Come ti giro la frittata” ecco un interessante articolo uscito su Terra appena ieri. Il titolo è fuori di testa: “Clima pazzo, specie umana verso l’estinzione“. Il focus è invece emblematico: “Ci attende un’estate piena di incognite meteorologiche, ma a preoccupare maggiormente gli esperti sono le previsioni sui picchi di temperatura che si verificheranno in gran parte del pianeta nei prossimi 300 anni“.

Quello che conta è spaventare e disorientare il più possibile chi legge, perché le tesi poi esposte con l’uso dell’indicativo e non del condizionale che almeno salverebbe la faccia di chi scrive, possano essere aggiunte al minestrone. Punto primo, quand’è che l’estate, ma anche le altre stagioni non sono state piene di incognite meteorologiche? Ci voglio forse raccontare che prima si potevano fare previsioni e adesso no perché il clima è impazzito? Come fa a impazzire qualcosa che è sempre stato pazzo? Punto secondo, nello studio, il solito insopportabile polpettone modellistico, si parla del Mediterraneo, non di “gran parte del pianeta”. Ma messa così fa più scena. Com’è che la chiamano? Informazione? Ma per cortesia…

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Published inClimatologiaIn breve

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