Se le pale eoliche potessero girare con la forza delle assurdità che si leggono spesso sui giornali, avremmo risolto tutti i nostri problemi. Un paio di esempi. Il quotidiano torinese “La Stampa”, si è occupato per due giorni consecutivi di energia eolica. Non è certamente un caso, nè una novità , però c’è qualcosa che in effetti fatico a comprendere. Nel primo articolo si mette in risalto l’eccesso di burocrazia e le mille difficoltà che si incontrano nel nostro paese per realizzare impianti che generino energia dal vento, tra leggi dello stato, norme regionali, regolamenti delle province e dei comuni, vari comitati del no e veti ambientali, tutte difficoltà che si sommano al normale intrecciatissimo iter che si deve percorrere per realizzare qualunque cosa nel nostro paese.
Tra le pieghe di queste mille difficoltà , leggiamo, sembra cominci a trovare terreno fertile la malsana abitudine di trarre profitti anche illeciti a spese di pantalone. Dire che il problema non afferisce certo all’energia eolica, quanto piuttosto alle procedure è sin troppo scontato. Per cui, nell’articolo, si assiste ad una breve esegesi delle presunte recenti gesta dei soliti furbi, ma qualcuno deve aver pensato che messa così, la questione rischiava comunque di gettare qualche ombra sul fiore all’occhiello delle green policies che oggi vanno tanto di moda. Incidentalmente però, sfugge tra le righe anche la notizia che nonostante le buone performances realizzative raggiunte nel nostro paese di recente, il contributo che l’eolico fornisce al fabbisogno resta piuttosto deludente. E qui le procedure burocratiche non c’entrano nulla, semmai possono entrarci in qualche misura i problemi infrastrutturali della rete e la inevitabile variabilità del fattore vento, ma questa è un’altra storia. Resta il fatto che leggendo si ha comunque l’impressione che da noi quanto installato produca poca energia perchè mancano i timbri del comune. Non è così, perchè sappiamo che al meglio, per le caratteristiche del nostro territorio, per avere energia dal vento bisogna installare 5 per avere 1, e quell’uno arriva quando il vento c’è, cioè, non sempre.
Appena un giorno dopo esce un altro pezzo che si rifà direttamente al primo, chiedendosi se per caso al lettore fosse venuto qualche dubbio. Per porre eventualmente rimedio, si snocciolano le percentuali di contributo al fabbisogno di alcuni nostri partner europei. Neanche a dirlo, fanno tutti meglio di noi. Certo avranno meno burocrazia, ma sappiamo anche che paesi come la Germania, la Danimarca e la Spagna, oltre ad avere installato decine di migliaia di generatori, hanno anche condizioni meteorologiche molto più favorevoli delle nostre su buona parte del loro territorio. Da queste installazione, si dice, si riuscirebbero anche a trarre dei profitti.
E qui si capisce dove vuole andare a parare l’articolo, perchè scatta subito il paragone con i costi e i tempi di progettazione e realizzazione delle centrali nucleari. Un paragone che ha due sole chances. Può essere stato sbagliato appositamente o per ignoranza il che non cambia la sostanza.
Secondo quanto scritto infatti, un generatore eolico costerebbe qualche migliaio di Euro e produrrebbe circa 2MW. Immagino che significhi 2MWh e che la taglia di potenza sia 1 kW. Bene, fissando una taglia di riferimento pari ad 1 MW il costo di installazione è di circa 1,5-2 M€ e per di più i 2000 MWh di produzione corrispondenti uscirebbero fuori per sole circa 2000 delle 8760 ore di un anno.
Ma continuiamo il paragone perchè i volteggi sono interessanti. Una centrale nucleare, per esempio in Finlandia, sembra finirà per costare 5,3 miliardi di Euro, per generare, sempre sembra, da 600 a 1600MW Stavolta l’articolista intende la potenza e non l’energia quindi giustamente niente h dopo. Bene, quei 600-1600MW (che in realtà sono 1600) però uscirebbero in continuo, cioè per tutte le ore dell’anno, anche, guarda un po’, quando non tira vento. Per riprendere la taglia di riferimento di prima, 1MW di nucleare genera 8760 MWh e costa 3,3 Mln.
Ma noi vogliamo il vento e quindi continuiamo a leggere, per scoprire che installando uno di questi generatori low cost (che ci devono dire dove li vendono) ogni 10 degli 8000km di coste italiane, si finirebbe per produrre quanto quella famosa centrale finlandese. Come dicevamo prima si confrontano le patate con la cioccolata, infatti i 2MW di cui sopra, in realtà 2 MWh, sono la produzione annuale media di una torre eolica di 1 kW di potenza (poco più di un frullone da carrozzina!), montare una torre eolica ogni 10 km significa avere una potenza installata totale di 800 kW ed una produzione annuale di 1600 MWh esattamente quanto la centrale nucleare genera in un’ora di funzionamento! Tenuto conto che 1kW installato potrebbe costare anche 3-4.000 Euro vuol dire avere speso 3,2 Mln per la produzione di un’ora di nucleare. Quindi il paragone è tecnicamente errato, infondato e mal posto.
Eppure questa è informazione e chi non legge attentamente cade vittima di errori per malafede o per ignoranza di chi scrive.
Se siete arrivati sin qui, possono essere accadute solo due cose. O avete un sorriso amaro come quello che ho avuto io leggendo questa lodevole arrampicata sugli specchi, oppure ce l’avete a morte con me perchè siete convinti che ci si debba votare all’eolico ed alle altre rinnovabili senza se e senza ma.
Faccio una confidenza ai lettori di CM. Per quel che mi riguarda non ho assolutamente nulla contro lo sviluppo di risorse energetiche diverse dalle attuali, nucleare compreso. Ma penso che debbano avere il requisito non banale di funzionare, cioè di garantire a questa sgangherata società il fabbisogno di energia che le è necessario per esistere, e questo, per ora, non è possibile. Penso anche che mi piacerebbe che queste risorse fossero implementate senza l’accessorio di un’informazione altrettanto sgangherata come quella letta in queste pagine e senza impegnare vagonate di denaro pubblico per cavar fuori nella migliore delle ipotesi appena la zampetta del ragno dal buco.
NB: grazie ad Angelo per le informazioni tecniche con cui mi è stato possibile scrivere queste righe.
dimostrate di essere dei veri sprovveduti fate + bella figura se continuate ad occuparvi di cio che state facendo cio è niente .Vi basate su generici discorsi da strada .i fatti sono realmente di versi .Posso garantire che allo stato attuale ci sono tecnologgie che possono produrre quantità infinite di energie rinnovabili che, potrebbero soddisfare lesigenza dell’intero pianetta ed oltre .Ma la crescita di questo settore e tenuto a freno .Oggi c’è la possibilità di costruire delle torri energetiche da 100.000 Mwe + che lavorano giorno e notte ,quindi ne basterebbe 1 per ogni stato .La questione nucleare dovrebbe essere argomento chiuso e già da tempo altrettanto per l’energia da combustibbili fossili Ricercatore V.S.
Vito,
perdona il ritardo nella risposta ma ero impegnato a far niente e sai com’è, si perde la cognizione del tempo. Credo ti sia sfuggito l’obbiettivo che ci poniamo su queste pagine, quello di stimolare il confronto e la discussione, possibilmente con nuove informazioni.
Poiché da ricercatore mi sembra che tu sia portatore di grandi novità in campo energetico, ti pregherei di metterci a partito di questa conoscenza. Se credi puoi farlo in forma di post semplicemente rispondendo affermativamente con un commento, sarà poi mia cura contattarti privatamente per ricevere il tuo post e pubblicarlo.
Nel post, sarebbe bello sapere con che cosa dovrebbero essere riempite queste “Torri energetiche” (le barrette proteiche non sono ammesse), gli studi di fattibilità, i costi, l’ingegnerizzazione, le opzioni di sviluppo industriale etc etc, insomma tutte quelle noiosissime cose che hanno il potere di trasformare in realtà una leggenda. Se poi vorrai, ci dirai anche chi, come e perché starebbe tramando nell’ombra per tenere a freno questa rivoluzione copernicana.
Attendiamo fiduciosi.
gg
Intanto da altri portali apprendo che la ricerca sull’eolico va decisamente avanti, direi con ottimi risultati a giudicare dai numeri qui espressi:
http://punto-informatico.it/2126673/PI/News/eolico-galleggia-sul-magnete.aspx
C’è da aspettarsi che tra 10-20 anni anche per quanto riguarda il fotovoltaico verrà trovata una soluzione accettabile in termini di costo/efficienza
si sono solo dimenticati di riportare le dimensioni…
La teoria di BETZ non perdona, capisco che sia in grado di funzionare anche a 1,5 m/s ma probabilmente generando solo qualche decina di kW sul milione di kW a piena intensità del vento.
L’asse verticale permette migliori rendimenti comunque, ma finché non viene realizzato e testato per qualche anno si tratta solo di “ricerca e sviluppo”.
Se questa è la ricerca di frontiera sull’eolico siamo a posto….
Se fa un calcolo approssimativo dell’area che deve essere spazzata dal rotore di una turbina eolica per produrre 1 GW di potenza (ad es. con 10 m/s di velocità del vento) si renderà conto che ciò che ha postato è, tecnicamente parlando, ‘fuffa’.
Ho paura che non ci capiamo: la rivoluzione è nel rendimento e di conseguenza nei costi: si può sempre fare una turbina molto più piccola mantenendo la stessa altissima efficenza e i bassi costi…e al più aumentare il numero delle turbine…
Come dice giustamente Angelo per fare una trattazione completa sull’argomento bisognerebbe scrivere un libro…. e come dice giustamente Giampiero B. bisognerebbe considerare nel costo del kWh eolico e fotovoltaico anche il costo di adeguamento della rete elettrica (impianti di accumulo, smart grid…) che sarà indispensabile quando i GW eolici e FV installati saranno circa 20-25, questi costi non sarebbe corretto spalmarli sulla collettività attraverso oneri aggiuntivi in bolletta elettrica anche se penso che, purtroppo, si farà così.
Comunque Angelo, il problema delle turbine di piccola potenza (sotto i 5 kW) è che molto difficilmente si riescono a posizionare in siti che permettano un’utilizzazione superiore a 1500 ore annue, se installate ad esempio sopra un edificio in città difficilmente arriverebbero alle 1000 ore. Ma soprattutto le microturbine si ‘autodistruggono’ prima di arrivare ai 15 anni di vita.
Vero! Ma, come vedi, anche questo non fa che confermare il ragionamento del post. La “tentazione irresistibile” di noi tecnici è sempre quella di voler dire tutto fino agli aspetti di dettaglio, ma l’esperienza, a mie spese, mi ha sempre confermato che bisogna dire lo stretto necessario senza raccontare frottole. Se vai oltre a quel limite non sei efficace. Primo; perché chi sta dall’altra parte non ha tutto il tempo che hai speso tu a capire quanto stai per comunicare, secondo; forse non ha nemmeno interesse ad ascoltarti, terzo; ha altri obbiettivi in testa!
Non trovi?
Perfettamente d’accordo, ma ad esempio spiegare che una turbina eolica dura solo 20 anni e poi la devi ricostruire integralmente mi sembra un’informazione ‘base’ prima ancora di parlare di MW e MWh.
Altrimenti parlare del costo dell’eolico o del nucleare (in €/kW) non ha alcun senso.
Quindi secondo me l’unico metodo di confronto valido (ed efficace nella comunicazione verso il grande pubblico) è parlare di costo dell’energia prodotta in €/kWh…. altrimenti si rischia di fare disinformazione (o meglio… c@sino) come gli altri.
“Nel Nord Europa una grande turbina può funzionare per 4000 ore equivalenti, ovvero una turbina da 1 MW può produrre 4000 MWh annui di energia elettrica”
Io Aggiungo una postilla…”Può, MEDIAMENTE, funzionare per 4000 ore”.
Nelle restanti 4760 ore, mediamenti presenti in un anno solare, l’energia elettrica la devo produrre con sistemi convenzionali.
E la potenza istantanea richiesta dalla rete???? Possibile che nessuno ne parli??? Troppo complicato spiegare che un motore che assorbe 2 kW per mezz’ora, e che quindi assorbe, MEDIAMENTE, 1 kWh, ha comunque necessità , in quella mezz’ora di avere una rete che, sempre in quella mezz’ora, mi eroghi quella potenza di 2 kW….non me ne faccio nulla di un sistema che, in quella mezz’ora, mi eroghi potenza pari a 1kW, e che quindi, e sempre mediamente, mi produce 1 kWh in un’ora!!!
Ne abbiamo parlato eccome Giampiero.
http://www.climatemonitor.it/?p=3436
http://www.climatemonitor.it/?p=2495
gg
Caro GG, So bene che ne avete abbondantemente parlato, e con cognizione di causa…sono i media nazionali a evitare l’argomento, forse troppo ostico da spiegare.
@ Bettanini
Effettivamente si poteva approfondire meglio, ma non nello spazio di un post come questo, tuttavia non cambiano sostanzialmente i discorsi.
Intanto l’offshore in Italia non c’è e qualora qualcuno lo autorizzasse (chissa!) comunque non si arriverà a 4000 heq/a. Ecco il motivo per cui è meglio “stare coi piedi per terra” 🙂 .
Il costo di impianti con taglia 1MW va dai 1,5-2 M€ o forse qualcosa di più dipendendo dall’allaccio (la distanza alla quale il distributore di rete ti accetta in collegamento alla rete ) e la produzione, negli anni fortunati, va da 2000 a 2500 heq/a, mentre la media nazionale è di circa 1800 heq/a.
Per i piccoli impianti (kW di potenza) il costo è forse anche superiore a quello riferito nel post (3-4 k€/kW) senza contare che l’efficienza si porterebbe a valori più vicini a 1500-1700 heq/a.
Giusto ragionare in termini di costo di produzione al kWh generato, ma occorrono diverse pagine di trattazione.
Inoltre, sei sicuro che da altre parti il costo sia così basso rispetto a quello italiano? Un impianto offshore produce di più ma costa anche molto di più (almeno il doppio). Anche la manutenzione di impianti offshore è notevolmente più costosa.
La mia “sensazione” è che non ci sia tanta differenza!
Anche le 8000 ore di disponibilità del nucleare sono giuste (sebbene sia in realtà qualcosina di più), ma pure questo non cambia la sostanza delle considerazioni.
Sul discorso della calmierazione dei prezzi ad effetto del nucleare…speriamo!
Bettaniti complimenti e GRAZIE per le tue precisazioni.
Ecco appunto che si delinea una situazione chiara per tutti; una realtà in cui c’è la necessità di svincolarsi dalla dipendenza da fonti fossili, con un primo approvigionamento dal nucleare, senza tralasciare la “ricerca” delle tecnologie rinnovabili.
Peccato che in Italia la classe che dovrebbe prendere decisioni in questo senso, non fa altro che parlare e basta.
Assolutamente corretto!
Anche se, come detto, del nucleare non se ne potrà fare a meno (a meno di catastrofi globali che facciano crollare i consumi energetici) per parecchi decenni.
Non tralascerei nemmeno l’obiettivo di ottimizzazione energetica: non può certo sostituire le centrali nucleari o fossili, ma il suo pur piccolo contributo può essere importante.
Secondo me il confronto nucleare/eolico va fatto seguendo un approccio un po’più chiaro….
Precisiamo innanzitutto che per motivi tecnici l’energia eolica è sfruttabile con una certa convenienza solo si utilizzano grandi turbine eoliche e quindi l’utilizzo di piccole turbine domestiche è attualmente fuori discussione.
Quanto costa un grande impianto eolico? Se si considerano le ultime applicazioni come “Alpha Ventus” impianto off-shore costruito nel nord della Germania al costo di 250 milioni di € per 60 MW di potenza installata troviamo che il costo è più di 4000 €/kW… ben allineato con il costo di una centrale nucleare. Impianti eolici a terra costano all’incirca la metà .
Quanta energia produce un impianto eolico in un anno? Qui sta il punto. Nel Nord Europa una grande turbina può funzionare per 4000 ore equivalenti, ovvero una turbina da 1 MW può produrre 4000 MWh annui di energia elettrica. In Italia una turbina assolutamente identica può produrre 2 GWh, al massimo 2,5 GWh in applicazioni off-shore.
Ma soprattutto quanto ‘dura’ una turbina eolica? Una turbina eolica se viene fatta una manutenzione accurata può funzionare per circa 20 anni, se si vuole continuare a produrre energia anche dopo i 20 anni vanno sostituite tutte le parti rotanti, pale comprese, che costituiscono almeno il 60% del costo globale dell’impianto. Una centrale nucleare invece può funzionare per 60 anni, i costi di manutenzione e del combustibile sono elevati ma l’energia prodotta è talmente grande che questi costi si ‘spalmano’ piuttosto bene e pesano poco sul costo del kWh elettrico prodotto.
Il confronto nucleare-eolico va fatto appunto sul costo del kWh prodotto. Il costo del kWh da eolico in Italia è attualmente intorno ai 10-12 c€/kWh mentre in Danimarca, Scozia, Germania può essere all’incirca la metà .
Il kWh nucleare quanto costa? Intanto precisiamo che una centrale può produrre energia per circa 8000 ore annue equivalenti, non certo 8760, ma comunque il costo dell’energia da fonte nucleare in Italia sarà compreso tra 5 e 8c€/kWh inclusi costi di decommissioning della centrale e segregazione delle scorie.
Per avere un termine di paragone il costo di produzione del kWh da fonti tradizionali (in Italia gas metano e carbone) è intorno ai 5 c€/kWh.
Posto che la tecnologia eolica è piuttosto matura e che l’efficienza delle turbine eoliche è molto vicina al massimo teorico non è pensabile che in Italia il costo del kWh eolico si possa abbassare notevolmente nei prossimi anni.
Discorso ben diverso per il kWh fotovoltaico che oggi costa circa 20c€/kWh ma nei prossimi 20 anni potrebbe arrivare, grazie alla tecnologia ‘thin film’ ad avere un costo competitivo con le fonti tradizionali.
Dal punto di vista strategico pare quindi indispensabile inserire nel paniere energeticio italiano il nucleare poichè in vista di un aumento del prezzo del petrolio/gas sarà l’unico modo per ‘calmierare’ il prezzo dell’energia elettrica nei prossimi anni.
Ma soprattutto dal punto di vista strategico è indispensabile che il nostro paese investa in ricerca e sviluppo su eolico e fotovoltaico e non solo nella sterile installazione di impianti sul territorio. Acquistare tecnologia e brevetti dall’estero come si sta facendo ora fa sì che l’incentivazione alle fonti rinnovabili sia uno spreco immane di denaro pubblico.
Concordo con i Suoi dati sulle fonti fossili, non tuttavia con quelli sul nucleare: non si capisce perché in Italia dovrebbe costare il doppio che in Europa, quando nemmeno abbiamo iniziato a costruirle queste centrali.
Se infatti prendiamo lo studio ExternE (Commissione Europea, 1999), i costi per kWh sono i seguenti:
carbone 5.0 c€
olio 4.5 c€
gas 3.5 c€
eolico 6.0 c€
idroelettrico 4.5 c€
nucleare 3.5 c€
Contando che nel 1999 al 2010 il petrolio costava ca. 20$ il barile, per poi raggiungere un massimo di quasi 150$ nel 2008, per poi calare con la crisi economica a ca. 40$ nel 2009, per poi tornare negli ultimi mesi sugli 80$ al barile, non vedo come tale rapporto possa essersi modificato a favore di olio combustibile e gas.
Soprattutto perché, nel costo del kWh, il prezzo del combustibile incide per il 20% nel nucleare e per l’80% nell’olio/gas (il 35% nel carbone).
P.S. in realtà una centrale termonucleare ha normalmente un fattore di carico dell’80%, cioè circa 7000h l’anno (a scanso di equivoci, si tratta di fermate per controllo, manutenzione ed approvvigionamento combustibile); però con le nuove centrali in costruzione si dovrebbe giungere al 90%, cioè a quasi 8000h annue.
Mi viene in mente una cosa però…
nei conti fatti sopra nell’articolo non vengono inseriti i costi di smaltimento delle scorie.
al di la di valutazioni etiche(è giusto consegnare alle generazioni future un fardello pesante come quello delle scorie,tra l’altro uno scarto di un attività di cui noi avremmo utilizzato la parte utile e a loro lasceremmom i costi) esistono studi a proposito della valutazione dei costi di smaltimento delle scorie?
costruire un sito di stoccaggio e gestirlo e per decine di migliaia di anni penso rappresenti una voce di costo che è giusto prendere in conto in queste valutazioni
Per quanto riguarda i costi dello smaltimento delle scorie come valutazione ‘conservativa’ si possono considerare i costi previsti dalla società Posiva per la costruzione del deposito ‘Onkalo’ in Finlandia. Dove si vuole stoccare il combustibile esaurito delle centrali (senza riprocessamento). I costi globali non superano i 2G€/centrale.
Bisogna però considerare che il progresso tecnologico con nuove tecniche di prospezione/scavo/nuovi materiali abbasserà questi costi e probabilmente, nel giro di qualche decennio, tecniche di trasmutazione renderanno meno longeve le scorie.
Questo spiega anche perchè non vi sia in effetti nessuna fretta nel trovare una soluzione ‘definitiva’ per le scorie nucleari.
Sono decine di migliaia di anni se si trattasse di Plutonio, comunque è sempre un problema serio da prendere in considerazione anche se tecnicamente superabile. In altri settori “la preoccupazione per il futuro” sarebbe solo vista come ulteriore creazione di posti di lavoro a lungo termine (nuclear-green job), dopotutto lo stesso problema etico lo dovrebbero creare tutte le apparecchiature in ogni ospedale, officina di alto livello, macchine radiogene per sterilizzazione, etc. ma visto che non se ne parla nessuno si lamenta di vivere vicino il materiale “esausto”. Nel futuro si dovrà raggiungere un mix di energia che comprenda sia nucleare che rinnovabili, per l’eolico ci credo poco: in passato nel nord Europa c’erano i mulini a vento e da noi ad acqua (escluse poche zone), infatti la nostra quota di idroelettrico non è trascurabile.
Complimenti a tutti per l’approfondimento.
Tra le pieghe della biomassa ci sono altre furbate simili…dovete infatti sapere che le centrali a cippato prendono il contributo per le rinnovabili e inquinano più del metano, ma questo lo sanno tutti, quindi possono pagare molto più del dovuto il cippato agli agricoltori rendondo di fatto il bosco da cippato più remunerativo del mais…..ma non tutti sanno che gli agricoltori furbi se mettono nel bosco a cippato anche qualche quercia si beccano pure il contributo UE per il rimboschimento …
come dite? questo è in competizione alimentare?
tanto il mais lo compriamo dal Brasile!
Come dite? Per fare più mais in Brasile tagliano la foresta amazzonica?
beh ma tanto crescono i boschi a cippato in UE
come dite? i boschi sono coltivazioni arboree e non foreste vergini con la biodiversità !
beh ma allora siete i soliti reazionari!
Parole sacrosante quelle lette nell’articolo e nel commento di duepassi…
ma vi faccio una domanda: quando sono nate tecnologie per produrre energia, come centrali a carbone, idroelettriche o nucleari, avevano in partenza la stessa efficienza di oggi????? E la stessa cosa si può dire degli standard di sicurezza ambientale e per i lavoratori, sempre di queste tecnologie??? per non parlare dello smaltimento delle scorie agli albori del nucleare….
Giustissimo criticare le speculazioni sulle rinnovabili, come l’uso dell’eolico in posti in cui il vento non c’è (prima dell’installazione di torri eoliche, viene monitorata la forza del vento per un anno, se non vado errato)
Ma le fonti rinnovabili saranno l’unica soluzione alla questione energetica…non a tempi brevi, e nemmeno medi, ma lunghi!!!
Se poi ce ne vogliamo fregare di quel che sarà il futuro, allora mettiamo su una decina di centrali nucleari, venti fra trent’anni e fra 100-200 anni “vedremo” un po come andranno le cose
Gianluca
Mi perdoni Lucas, ma Lei manca completamente il reale problema delle fonti rinnovabili: i loro limiti fisici. Semplicemente, non esiste una simile disponibilità di energia da catturare, contando i cicli astronomici, l’insolazione al suolo, il rendimento dei vari stadi della produzione d’energia ecc.
Anche ricoprendo il pianeta di pannelli solari, pale eoliche ed impianti idroelettrici (ed intendo ricoprire letteralmente tutte le terre emerse) non si riuscirebbe a generare sufficiente energia nemmeno per la maggior parte dei consumi odierni.
Vi è poi la questione del rendimento, che però è molto più legata al punto di cui sopra che non alla tecnologia come Lei pensa: infatti, si chiede se “quando sono nate tecnologie per produrre energia, come centrali a carbone, idroelettriche o nucleari, avevano in partenza la stessa efficienza di oggi”: la risposta è sia no che sì.
No perché l’efficienza è indubbiamente aumentata negli anni.
Sì perché comunque tale efficienza era in qualche modo “paragonabile” a quella odierna: infatti l’incremento è avvenuto più grazie a metodi già ben conosciuti ma che richiedevano investimenti maggiori (es. recupero del calore residuo) che non all’avanzamento tecnologico dei componenti; in questo modo si è passati dal 25-30% al 40-45% (fino a ca. 55% con i più moderni cicli combinati).
Facciamo invece l’esempio del pannello fotovoltaico: non è affatto un’invenzione recente, anzi! Fu inventato nel 1883: l’efficienza era dell’1-2%. Ciò aiuta a capire perché fino al 1963 non fu realmente commercializzato. Oggi siamo arrivati al 15-17% di efficienza: è un valore però nominale, differente da quello reale (mentre in una centrale termoelettrica, il valore nominale è molto vicino a quello reale) per i motivi sopra accennati (es. di notte non si produce energia solare). In sostanza si sono avuti finora oltre 120 anni di esistenza della tecnologia, ed oltre 40 di commercializzazione: la prima centrale elettrica al mondo fu del 1882, giusto un anno prima; la prima nucleare fu del 1954.
Cioè, al contrario di quanto si creda comunemente, il solare fotovoltaico è “vecchio” tanto quanto le altre tecnologie energetiche dell’era contemporanea (non consideriamo dunque i motori a vapore precedenti le centrali elettriche, dato che dal 1884 esistono le turbine a vapore) o anche ben di più (la pila atomica di Fermi è del 1942) ed ha avuto finora lo stesso tempo a disposizione degli altri per svilupparsi appieno, ma senza i risultati degli altri.
Ciao Filippo, posso darti del tu?!
grazie per le tue considerazioni! Ogni confronto è per me una fonte inesauribile di crescita.
Volevo precisare alcune cose:
– quando mi riferisco alle fonti rinnovabili, intendo, oltre al solare e all’eolico, anche le bioenergie, con particolare riferimento al biogas(prodotto da scarti organici di vario genere, e non assolutamente da colture dedicate). Per quanto anche la produzione di biogas sia nota da quasi un secolo, solo negli ultimi trent’anni sta prendendo piede a livello industriale.
– c’è una cosa che non mi torna…dici che “non esiste una simile disponibilità di energia da catturare, contando i cicli astronomici, l’insolazione al suolo, il rendimento dei vari stadi della produzione d’energia ecc.” Ma la fotosintesi ha un potenziale talmente elevato da poter coprire il fabbisogno dell’umanità …lungi dal voler paragonare le opere umane a quelle della natura, però ancora si potrebbe fare tanto…efficienza fotosintesi circa 60%.
– e poi…chi l’ha detto che “dobbiamo” mantenere/aumentare questi ritmi di consumo? il mercato, ovvio! che ci spinge a consumare per far girare l’economia…perchè allora, non pensare ad un altro tipo tipo di economia(parlo da ignorante, perchè di economia ne capisco…niente!), anche a costo di qualche sacrificio (es. rinunciare alle guerre[ironicamente]); senza dimenticarci degli sprechi per dissipamento energetico, o della scarsa efficienza di molte macchine (nel senso più ampio del termine)
Filippo, dovessi pensare solo a me, alla mia generazione, al mio tempo…direi senza esitazione, nucleare…fino ad esaurimento dell’uranio sulla terra! e poi?? si arrangiasse chi dovrà fronteggiare questa futura certezza!?!?!?
NO! fin d’ora dobbiamo trovare la soluzione…o almeno tentare di trovarla, seriamente.
Non possiamo pensare di spremere ben bene la terra e poi dedicarci(per chi ci sarà ) alle possibili soluzioni.
Poi stando tutti sotto il cielo, nessuno può dire se da qui a 200anni la terra esisterà ancora…in una visione mooolto catastrofista, che non mi appartiene.
Questo il mio pensiero, un po incasinato, lo so e me ne scuso, ma ho scritto dando sfogo alla tempesta di idee della mia mente.
Gianluca Fusillo
Gli ambientalisti, mi pare, invocano l’eolico a gran voce, ma “not in my garden”. Così, quando si arriva ad un progetto concreto sono proprio loro quelli che si oppongono con maggior forza.
Almeno questa è la mia impressione.
Poi, i conti, nel caso dell’eolico e del solare, vengono facilmente presentati in modo “favorevole”.
Posso pure installare eolico per una certa potenza, nel senso che se il vento, in quel momento, sarà “quello buono” allora potrò avere il massimo di potenza, quello che vado presentando al pubblico. Ma quando c’è poco vento ? O, per le installazioni ad energia solare, quando il cielo è nuvoloso ? Credo che varrebbe la pena di studiare con cura i casi di Paesi molto più ventosi del nostro, come Germania e Danimarca, dove si vantano grossi successi nel rinnovabile, ma che, andando a vedere, mi sa mi sa che… cala trinchetto, come si dice.
Personalmente non sono contrario alla ricerca anche in questi campi, ma quello che mi dà fastidio è che nicchie di mercato, senza grosse possibilità di sviluppo autonomo, almeno a breve o medio termine, vengano presentate come la soluzione del problema energetico, come se queste fonti possano sostituire petrolio, carbone, gas e nucleare… ma la gente ha idea delle diverse percentuali che possono fornire, nel breve e nel medio periodo, queste fonti ?
Basterebbe un’occhiata ad una tabella aggiornata per rendersene conto, e inquadrare il problema delle fonti rinnovabili nella loro giusta ottica, senza volerle contrastare, per carità (ben venga la ricerca) ma senza aspettarci da loro quello che non possono ancora darci.
Secondo me.