L’esplosione e l’affondamento della nave trivellatrice Deepwater Horizon, cui sta facendo seguito una inarrestabile fuoriuscita di greggio da quel che resta dei condotti di estrazione sta mettendo a rischio l’ecosistema di un’area enorme. Centinaia di chilometri quadrati di mare su cui spicca un film sottilissimo ma letale di idrocarburi. Il governo USA ha decretato lo stato di calamità nazionale, per favorire il dispiegamento delle forze necessario a contrastare gli eventi. La compagnia BP, proprietaria della piattaforma, assicura di essere disposta a far fronte alle spese che deriveranno dai danni provocati, di cui, per ora, è impossibile fare una stima.
Ogni giorno si disperdono in mare 5.000 barili di greggio dalle tre falle sin qui individuate dai soccorritori, e mentre si cerca di fare il possibile per limitare l’impatto ambientale, c’è qualcosa che l’impatto lo sta già subendo. Il riferimento è alle politiche ambientali, ma sarebbe meglio dire energetiche, che avrebbero dovuto segnare il corso di questa amministrazione americana, segnando, di conseguenza, anche quelle di tutta quella parte di mondo che da queste politiche dipende da più di mezzo secolo.
Soltanto un mese fa, vi abbiamo dato conto di come nel famoso Climate Bill americano (la legge su energia e ambiente attualmente in discussione ma con scarsissime possibilità di essere approvata) fosse presente una clausola con la quale sarebbe stata interrotta la moratoria all’estrazione di petrolio dalle profondità marine di alcuni giacimenti molto ambiti. Questo meccanismo è stato visto come una specie di risarcimento alle compagnie petrolifere ed alla lobby che le sostiene per gli sforzi loro richiesti in caso di attuazione della legge.
Ora questo incidente rischia di rimettere tutto in discussione. La clausola sarà probabilmente ritirata, il risarcimento scomparirà e con lui l’appoggio alla legge delle lobby suddette, che notoriamente agiscono in modo piuttosto trasversale. Il paradosso finale potrebbe essere che a causa di un incidente petrolifero si eviterà di fare nuove pericolose trivellazioni ad alto impatto ambientale, ma allo stesso tempo, non si porranno in essere le nuove politiche ambientali invece indispensabili in sede negoziale nel confronto con le altre grandi potenze del mondo sul piano energetico e, a solo beneficio dei media, anche climatico.
E’ sempre tutto in discussione…sempre tutto difficile e indecifrabile per noi gente comune e ininfluente sulle dinamiche mondiali!
Gianluca