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Tag: Uragano Sandy

Sandy, una Tempesta Tropicale post mortem

In questo post del dicembre scorso avevamo ripreso e iniziato a trasportare nel contesto del nostro Paese le riflessioni di Roger Pielke jr sul tema della copertura assicurativa dagli eventi atmosferici estremi, un tema molto sentito negli Stati Uniti e del quale si comincia appena a parlare qui da noi.

 

Con riferimento ai danni provocati dall’uragano Sandy sulla costa est degli USA, avevamo letto di come fossero in corso gli studi per definire legalmente la classificazione dell’evento proprio ai fini dei rimborsi che le compagnie assicurative avrebbero dovuto concedere. Come molti ricorderanno, già a caldo era apparso chiaro che Sandy al momento del suo impatto sulla costa era stata declassificata al rango di Tempesta Tropicale, facendola rientrare nella categoria degli eventi per i quali non è prevista alcuna franchigia, diversamente applicabile invece con varie modalità per gli eventi classificati come uragani.

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Se qualcuno pensasse che si tratta di un gioco

Freddo polare, caldo africano, bombe d’acqua o siccità degne di un deserto, al giorno d’oggi sembra che nella comunicazione meteorologica non esista altro. Con l’aggiunta, che fa molto colore ma anche molta confusione, di nomi epici e spaventevoli affibbiati a questo o quell’evento.  Tutto questo, a prescindere dalla caratterizzazione scientifica degli stessi e, ancora più grave, dall’impatto reale che questi possono avere.

Un impatto spesso molto significativo, tanto che nell’attuale contesto di scarsità delle risorse a disposizione, si sta sentendo sempre più spesso parlare di copertura assicurativa contro gli eventi atmosferici obbligatoria, laddove le forme volontarie in effetti già esistono ma in un panorama piuttosto disomogeneo e confuso. A breve dunque avremo un problema, perché quando cominceranno ad esserci di mezzo i soldi, quelli veri, quelli delle multinazionali del rischio assicurativo, in un modo o nell’altro  si dovrà fare chiarezza: chi decide quando un evento è estremo e quando non lo è? E chi decide quale parte dei costi deve andare a carico dei singoli danneggiati, quale altra alle compagnie assicurative e, eventualmente, quale altra ancora a carico dello Stato? E, soprattutto, chi decide se il problema è ascrivibile agli eventi meteorologici o se entrano in gioco altri fattori purtroppo noti come il dissesto idrogeologico o l’edilizia speculativa?

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Uhm…Qualcuno si sentirà molto stupido

Non facciamo nomi, per decenza e perché non basterebbe lo spazio che dedichiamo ai nostri post. Ma sappiamo che CM viene letto da tanti che la pensano come noi e tanti altri che invece hanno altre opinioni. Tra questi, molti chiacchieroni di professione, proprio come quelli che negli ultimi giorni si sono stracciati le vesti – e ci hanno letteralmente torturato  – con iperbolici collegamenti tra la tempesta tropicale, poi uragano, poi post-tempesta tropicale e infine ciclone extra-tropicale Sandy e il riscaldamento globale.

Il comune denominatore delle iperboli di cui sopra è molto semplice: da un mare più caldo nascono tempeste più forti e più distruttive; la colpa, ovviamente, è del riscaldamento globale.

Non c’è bisogno di essere un esperto per saperlo, la temperatura delle acque di superficie e di quelle nello strato immediatamente inferiore deve raggiungere valori prossimi a 27°C per costituire una delle condizioni per la formazione di un ciclone a cuore caldo, cioè di una tempesta tropicale che eventualmente può evolvere in un uragano.

Beh, magari arà stato così per tutte gli altri soggetti a cuore caldo degli ultimi anni, ma per Sandy, originatasi nel Golfo del Messico e mossasi attraverso i Caraibi lungo la costa est degli USA prima di toccar terra nei pressi di New York, l’intera area di oceano interessata dalla sua traiettoria, non ha subito alcuna variazione di temperatura per gli ultimi…70 anni. Sono tanti, sono quelli che separano Sandy dal grande uragano di categoria 3 (vale a dire tre gradini sopra Sandy) che fece 600 morti a New York.

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E…hop, California Dreamin’ sul carro dell’AGW!

E’ incredibile quanta gente possa contenere il carro del maltempo. Da quando l’uragano Sandy si è formato a quando ha toccato con precisione svizzera la costa orientale USA in forma di Tempesta Tropicale, praticamente tutti i clima-catastrofisti del pianeta hanno sgomitato per dire la loro. Naturalmente senza aggiungere neanche un grammo di grano salis alla discussione, ma certamente acquisendo grande popolarità in un contesto mediatico sempre più schizofrenico e sempre più povero di contenuti.

Nessuna meraviglia ovviamente, ma che qualcuno potesse ‘soffrire” dei complessi di inferiorità per non essere esposto ad eventi come quelli recenti sinceramente mi pare un po’ troppo. Succede in California, la terra del surf e della bella vita, ma, purtroppo, non è di questo che ci tocca parlare.

In California c’è una università e, malgrado qui nella vecchia Europa l’informazione possa sfuggire ai più, ci sono anche delle belle montagne. Si chiama Sierra Nevada la catena montuosa in questione e il nome la dice tutta: malgrado la latitudine non proprio altissima, su quelle montagne ci fa parecchia neve. Questa è da sempre una fortuna, perché quella neve costituisce una riserva d’acqua che con la buona stagione si rivela preziosa per territori altrimenti piuttosto aridi.

Ebbene, su questo argomento su Science Daily si comincia così:

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Bloomberg e Sandy: Chi la fa l’aspetti

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il bello della comunicazione globale è che ogni stupidaggine può essere confutata con la stessa velocità e lo stesso impatto con cui è stata diffusa. E così Antony Watts ha modificato la copertina di Bloomberg Businessweek in modo che possa avere un senso.

Se però la faccenda non dovesse convincervi, date un’occhiata al grafico sotto, rappresenta il numero di Cicloni Tropicali che hanno colpito gli Stati Uniti dal 1951 ad oggi messo a confronto con la concentrazione di CO2.

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