L’articolo che segue è stato pubblicato sul N°25 della rivista Liberambiente nel gennaio 2013.
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Le recenti crisi sismiche che hanno colpito alcune regioni italiane ( Emilia-Romagna e Calabria in particolare) ripropongono ancora una volta drammaticamente il problema della previsione dei terremoti. In merito dobbiamo però fare una chiara distinzione tra la previsione spaziale e la previsione temporale. Nel primo caso si hanno informazioni sul “dove” possono avvenire, mentre nel secondo su “quando”. Se per il primo quesito possiamo rispondere con certezza, così non è purtroppo per il secondo.
Le notizie storiche sulle aree colpite in passato dai terremoti ci permettono di prevedere dove essi possono accadere; è su questa base che sono state realizzate le carte di pericolosità sismica del nostro territorio, classificato anche in funzione della intensità sismica attesa, sempre sulla base dei dati storici. Si tratta quindi di una previsione su base probabilistica. Non è così, purtroppo, per il secondo quesito: quando avverrà il terremoto e soprattutto a che ora? In ogni occasione di crisi sismica, le notizie che vengono fornite dagli addetti al controllo sismico nazionale, sono sempre le stesse: si informa la opinione pubblica sulla intensità delle scosse (magnitudo), la profondità dell’ipocentro (l’area di origine del sisma), si danno generici consigli circa la pericolosità del fenomeno in atto e sulla sua probabile evoluzione. In tutte queste informazioni è poco incisivo il riferimento geologico. Al contrario la scienza geologica può dare contributi per tentare di capire cosa sta accadendo.