Qualche settimana fa Wired ha pubblicato un’interessante intervista a due divulgatori scientifici sul tema della comunicazione in scienza. Il tema principale, come si desume dal titolo, è relativo allo stereotipo dello scienziato incarnato da personaggi di film e telefilm di successo.
Ma i due intervistati accennano ad altri punti interessanti sui rapporti tra scienza, comunicazione e platea di ascoltatori. Il contesto dell’intervista è quello della scienza “speculativa”: in particolare, si fa riferimento alle teorie cosmologiche e della fisica delle particelle, quelle che stanno un po’ al confine con il paradossale e la fantascienza, ma direi che le considerazioni espresse valgono in generale per qualsiasi campo scientifico.
Uno dei temi è stato affrontato più volte su CM: il fatto che, grazie alla pervasività del web, il grande pubblico ha accesso non solo alla conoscenza scientifica già consolidata, ma anche al dibattito in corso, per così dire “in tempo reale”; più precisamente, anche a bozze di articoli che non sono ancora stati sottomessi alla peer review. In ambito climatologico, più volte i redattori di CM hanno proposto o segnalato discussioni proprio di questo tipo e sono state registrate diverse
opinioni sull’opportunità di questa grande circolazione di informazioni.
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