Il Talkshop di Tallbloke ha pubblicato la revisitazione di un articolo del 2008 di Richard Lindzen, un saggio che non ha affatto perso le sue caratteristiche di attualità, anzi, con tutto quello che è successo da allora ad oggi – climategate, varie conferenze delle parti fallite miseramente, crollo dell’attenzione politica, sempre maggiore isolamento delle torri d’avorio del clima rispetto alla realtà di quello che accade e, ultimo ma non meno importante, il 28gate di questi giorni – le ha ulteriormente accresciute.
Si parla di deriva della scienza, di passaggio dall’opposizione dialettica tra la teoria e le osservazioni all’enfasi sui programmi di simulazione e osservazione. Si parla di un sistema che da decenni persegue una politica autoreferenziale attraverso la penetrazione di attivisti nelle istituzioni scientifiche, attraverso il lobbysmo e attraverso l’accapparramento di tutte le risorse disponibili e la ‘scientifica’ politicizzazione del dibattito scientifico, con tanto di organi politici creati appositamente ai massimi livelli istituzionali. Risorse che sono cresciute a dismisura con gli scienziati che sono passati – o magari scesi nel mondo reale come dice Lindzen – dalla ricerca della gratitudine della società all’utilizzo della paura per ottenere consensi e quindi sostegno.
Il risultato? Una potenziale inadeguatezza dello strumento scientifico a contribuire fattivamente al progresso ed alla soluzione di problemi reali.
Questo che segue è l’abstract:
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