Etichetta, non nel senso del bon ton, ma in quello del cartellino. Se la CO2 viene da un paese che ne produce poca ha un valore, se viene da uno che ne produce tanta ha un costo. Questa, a grandissime linee e senza alcuna pretesa di entrare nel dettaglio, la filosofia dell’ETS, il mercato dove si scambiano le quote di emissione. Filosofia e norme che scaturiscono dal Protocollo di Kyoto.
Ora, che in quella surreale attività che a molti piace definire ‘lotta ai cambiamenti climatici’ il suddetto protocollo e tutto quello che questo comporta non servano a un accidente é cosa nota. Qualora infatti tutti i paesi firmatari lo ratificassero e decidessero di fare di tutto per centrare gli obbiettivi fissati, in termini di simulazioni climatiche forse il global warming arriverebbe nel 2106 anziché nel 2100. Che invece in termini finanziari sempre il suddetto protocollo sia un affarone per pochi e un disastro per tutti gli altri é forse meno noto, benché anche su queste pagine lo si vada dicendo da tempo.
Ma no, é necessario, vedrete, quando il sistema andrà a regime sarà un’altra cosa, ci saranno ricchi premi e cotillons per tutti, ci dicevano.