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Tag: Previsioni stagionali

Le dinamiche atmosferiche e le previsioni stagionali

In questi giorni si è parlato delle previsioni stagionali e del loro clamoroso fallimento proprio all’inizio del loro periodo di previsione, che dovrebbe essere il più facile da inquadrare. Il problema delle previsioni stagionali è in sostanza molto semplice, sono sbagliate concettualmente.

 

Mi spiego meglio, per fare queste previsioni si usano dei parametri per stabilire i pattern circolatori futuri. Cosi facendo è come se a certe date strutture e situazioni attuali dell’atmosfera e dell’oceano si attribuissero le caratteristiche di cause, intese nel senso fisico del termine, mentre gli effetti sarebbero i pattern circolatori futuri, cioè l’esito, lo scopo ultimo delle previsioni. Ma tutto ciò è assolutamente falso, perché anche quelle che vengono trattate come cause primarie in questo genere di analisi, sono in realtà effetti di altri meccanismi che stanno a monte. Ma procediamo con ordine partendo dalle basi, le vere cause che stanno a monte dei pattern circolatori.

 

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L’Outlook di CM, alcune precisazioni.

Rivolgendomi a tutti coloro che hanno commentato o che semplicemente hanno letto l’outlook e hanno avuto delle perplessità o delle difficoltà interpretative, vorrei proporre delle riflessioni al fine di  sgombrare il campo da alcune imprecisioni che si commettono quando si leggono i vari outlook e i prodotti ad esso collegati, quali le mappe di anomalie, così come nel nostro caso.

 

Le previsioni stagionali sono allo stato dell’arte dei tentativi di prognosi a mesi di distanza che hanno dei grandiosi limiti dovuti principalmente:

 

  • alla scala temporale su cui si lavora;
  • alla molteplicità delle variabili in gioco anche a macroscala (di cui molte ancora poco note nella loro dinamica evolutiva);
  • alle tecniche usate per il loro trattamento.

 

Tutto appare ancora abbastanza pionieristico. Queste previsioni, infatti, differiscono in maniera sostanziale dalle tecniche deterministiche usate normalmente in caso di previsione meteorologica. Infatti più che di previsioni stagionali dovremmo parlare di “probabili schemi circolatori stagionali”. Le mappe degli outlook non possono quindi essere interpretate come se fossero prodotti usciti da una qualunque corsa di un qualsiasi modello meteorologico.

 

Le mappe prodotte per le anomalie stagionali vogliono tentare di fotografare un possibile comportamento prevalente dell’atmosfera in relazione a delle forzanti  endogene ed esogene al sistema terra che imprimono, concedetemi il termine, un determinato carattere alla circolazione stessa. Infatti, normalmente, si rappresentano le anomalie di alcune limitate variabili che appunto si prestano meglio a descrivere questi scostamenti. Per questo non è opportuno attribuire alle anomalie disegnate dalle mappe stagionali uno schema fisso valido per l’intero periodo rappresentato.

 

Il giusto approccio è invece quello di decifrarle attribuendogli il valore di indicazione di uno schema di circolazione che è frutto delle relazioni tra le forzanti conosciute ed esaminate in grado di determinare un probabile impianto circolatorio prevalente o comunque tale da determinarne il peso maggiore.

 

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La Previsione Stagionale per l’inverno sulla base dell’indice OPI

Soltanto qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post che descrive il lavoro di ricerca sull’Indice OPI portato avanti da Riccardo Valente, Alessandro Pizzuti, Filippo Casciani e Andrea Zamboni del Centro Meteo Toscana. Poi è arrivato il nostro outlook, appena giovedì scorso. Ora, terminato il mese di ottobre, Riccardo, Alessandro e Andrea hanno finalizzato la loro analisi e prodotto una previsione per la prossima stagione invernale. Naturalmente siamo felici di ospitarla su CM al fine di stimolare la discussione anche tra i nostri lettori. L’approccio è concettualmente molto simile, ma il processo di analisi e prognosi è differente e, come leggerete tra poco, lo sono anche i risultati, sebbene sussistano comunque molte analogie, specialmente riguardo alla zonalità accentuata che dovrebbe caratterizzare l’inizio della stagione fredda e al segno che si pensa possa assumere tendenzialmente l’indice AO.

Nel post che segue c’è inoltre una premessa che mi sento di condividere appieno, ma è decisamente meglio che leggiate per vostro conto, perciò, ecco qua.

gg

 

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PREVISIONE STAGIONALE PER L’INVERNO 2013/2014 SU BASE OPI

 

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L’inverno? Te lo dice l’ottobrata!

Il titolo di questo post è un po’ stirato, come sarà chiaro più avanti, ma a pensarci bene c’è più di un fondo di verità. Vi spiego subito perché.

 

Come abbiamo avuto già modo di discutere tra il serio e il faceto alcuni giorni fa, sono ormai quasi maturi i tempi perché si scateni la ‘caccia all’inverno’, ovvero perché si cominci a cercare di capire quale potrebbe essere il carattere della prossima stagione fredda. Un bel dilemma. Per risolverlo però, di qui in avanti, potremmo avere a disposizione uno strumento in più, anche piuttosto potente.

 

Alcuni giorni fa l’amico Aldo Meschiari mi ha segnalato un post uscito sul web meteogiuliacci.it. Si tratta di un articolo in cui si descrive una ricerca portata avanti da tre autori italiani che ritengono di aver individuato un indice predittivo del segno e della modulazione dell’Oscillazione Artica (AO). Questo indice, insieme al suo simile, la NAO, è quello che meglio descrive il carattere della circolazione troposferica invernale nell’area Euro-Atlantica. Va da se’, quindi, che accrescere le capacità predittive del segno dell’AO sarebbe un bel passo avanti per le previsioni stagionali invernali, parecchio più avanti di quanto si sia mai riusciti ad andare utilizzando i modelli climatici accoppiati oceano-atmosfera, che stanno raggiungendo una discreta attendibilità per le fasce intertropicali, ma ne conservano ancora una scarsa o nulla sulle medie e alte latitudini, dove gli effetti di quel che succede ai tropici sono sì importanti, ma difficilmente distinguibili.

 

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Outlook inverno 2012-2013 – Aggiornamento del 4 gennaio 2013

di Carlo Colarieti Tosti

Nell’ultimo outlook del 28 dicembre scorso ci eravamo lasciati con lo sviluppo di un probabile MMW a seguito di un intenso riscaldamento stratosferico avviato negli ultimi giorni di dicembre alla quota isobarica di 10hPa sul comparto siberiano. E’ nostra intenzione fare un aggiornamento al fine di cercare di prevedere le conseguenze degli imminenti avvenimenti stratosferici a livello troposferico.

Innanzi tutto vorrei sgombrare il campo sulla classificazione displacement o split del MMW che allo stato dei fatti credo investirà solo un interesse puramente accademico. La precisazione è necessaria visto che nello spazio di poche ore si avranno entrambi gli eventi con lo split che indubbiamente avrà un ruolo primario per le successive dinamiche, non fosse altro per il lunghissimo tempo che lo vedrà vivo nel cuore dell’artico stratosferico. Ovviamente tutti gli indici esaminati nel precedente outlook non hanno compiuto variazioni significative e quindi in questa sede ne tralasceremo l’analisi tenendo valido quanto già esposto precedentemente.

Per le sorti e dinamiche dello split, comunque ormai dato per certo, dipenderà molto il ruolo offerto dalla seconda onda. A tal fine la figura 1 ci indica l’evoluzione dell’onda convettiva equatoriale che ci fornisce delle indicazioni indirette sulla riattivazione della wave2.

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Clima di medio termine, scatta il lancio della monetina

Una disdetta, ci eravamo illusi che il clima di medio termine, che so, una stagione o magari qualche anno, fossero qualcosa alla nostra portata. Del…

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