Fino a qualche anno fa l’argomento di oggi sarebbe stato derubricato tra quelli non atttinenti ai temi climatici e meteorologici. Ora le cose stanno diversamente, perché l’interazione tra i due strati atmosferici più prossimi alla superficie, troposfera e stratosfera è ormai consolidata. Molto meno solida, invece, è la conoscenza di quelle poche ma molto spettacolari formazioni nuvolose che occupano la stratosfera, dette nubi nottilucenti in ragione del fatto che la loro visibilità dal basso è regolata da condizioni di luce che si verificano solo in determinate situazioni e solo alle latitudini settentrionali. In gergo tecnico, queste nubi si definiscono infatti Polar Stratospheric CLouds (PSC) e costituiscono un gruppo che al suo interno contiene almeno tre tipi di formazioni nuvolose che differiscono sia per i processi di genesi, sia per i costituenti, sia per le temperature – comunque sempre molto basse – alle quali è possibile che si formino.
C’è un articolo uscito su Wired qualche giorno fa. L’oggetto è naturalmente quello delle PSC ma, la forma, come spesso accade, lascia parecchio a desiderare. In sostanza nell’articolo si avanza l’ipotesi che una presunta anomala abbondanza di queste nubi in questi primi giorni di giugno possa essere messa in relazione, o addirittura costituire un ennesimo segnale di tendenza delle dinamiche del clima a mutare, naturalmente per cause antropiche.
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