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Tag: Oscillazione Artica

Il Polo Nord si scioglie e la colpa è solo…

Riccardo Valente e Andrea Zamboni, due dei quattro autori della ricerca sulla correlazione tra la circolazione atmosferica del mese di ottobre in area Euro-Asiatica e l’andamento dell’Oscillazione Artica nel trimestre invernale, mi hanno mandato uno studio molto interessante sulle dinamiche del ghiaccio marino artico. Il lavoro è piuttosto lungo, perciò l’ho diviso in due parti. Quella che segue è la prima, la seconda la pubblichiamo domani. Buona lettura.

 

E’ un dato di fatto, il nostro amato polo nord sta soffrendo molto in questi ultimi anni.  I ghiacciai Groenlandesi stanno perdendo pezzi, la banchisa artica estiva è ridotta ad un colabrodo e la colpa di tutto questo è solo nostra. Ce lo hanno detto in tutte le salse, ce lo hanno ripetuto in moltissime occasioni: il polo nord si scioglie ad una velocità impressionante e la colpa è solo ed esclusivamente del riscaldamento globale di origine antropica. Negli ultimi anni, dopo i proclami degli scienziati e le amplificazioni dei media,  sono addirittura intervenute le massime autorità per spiegarci questo facile concetto e metterci dunque  al corrente della delicata situazione. Quindi, ad oggi, non può esserci più alcun dubbio in merito alla questione.

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Un proxy per l’Oscillazione Artica e connessione con TSI

Recentemente su CM è apparso un post di L. Mariani su un lavoro di Darby et al.,2012 (v. bibliografia. Da qui in poi userò il termine articolo per questo lavoro. Abstract e figure qui). Gli autori utilizzano un dataset della percentuale di granuli di ferro trovati in carote ottenute al largo dell’Alaska (JPC16) ma provenienti notoriamente, per via della composizione chimica particolare, dal Mare di Kara (d’ora in poi Kara) come proxy per l’Oscillazione Artica positiva (+AO). Dall’analisi spettrale di questo dataset derivano la presenza di un massimo a circa 1600 anni, compatibile con gli eventi di Bond. Non trovano lo stesso massimo nel dataset dell’irraggiamento solare totale (TSI, Steinhilber et al, 2009) e, dopo molte prove e usando anche carote del Mare di Leptev, deducono che la variabilità solare non influenza l’Oscillazione Artica, nel senso che il massimo di 1500-1600 anni è il risultato o della variabilità interna del sistema climatico o di un’influenza indiretta della forzante solare alle basse latitudini.

 

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Messaggi in bottiglia: un nuovo proxy geologico dell’Arctic Oscillation mostra una ciclicità a 1500 anni analoga a quella degli eventi di Bond e di Dansgaard-Oeschger

Un titolo esoterico per un articolo che si propone di porre l’accento su alcuni interessanti elementi legati sia all’evoluzione del clima europeo nel corso della glaciazione di Wurm e dell’Olocene sia alla prevedibilità del clima stesso.

Ma procediamo con ordine vedendo anzitutto di chiarire cosa si intende per eventi di Bond e di  Dansgaard–Oeschger.

 

Gli eventi di Bond (Bond et al., 1997) sono fluttuazioni climatiche del Nord Atlantico che si sono verificate mediamente ogni ≈ 1470 ± 500 anni lungo l’intero Olocene (info qui).  In base soprattutto allo studio delle oscillazioni nei depositi di detriti trasportati dai ghiacci oceanici (i messaggi in bottiglia del titolo) sono stati identificati un totale di 8 eventi che possono a ragione essere considerati i parenti interglaciali degli eventi di Dansgaard-Oeschger, riscaldamenti improvvisi manifestatisi in numero di circa 25 nel corso della glaciazione di Wurm.

Agli studi di Bond si richiama la letter di Darby et al  (2012) pubblicata sul numero di dicembre di Nature geoscience, in cui si descrive quello che può essere considerato come un nuovo proxy dell’AO (Artic oscillation) e  dunque del NAO (un analogo di AO) valido per gli ultimi 9000 anni.

 

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Due parenti stretti, ghiaccio artico e oscillazione artica

La misura dell’estensione del ghiaccio marino alle latitudini artiche è uno dei topic della discussione sulle dinamiche del clima degli ultimi anni. Più caldo uguale meno ghiaccio, un’equazione che si sente ripetere spesso che risulta vera a scala geologica, come insegna la storia del Pianeta, ma di cui spesso si abusa, dal momento che mal si attaglia alla descrizione di quanto accaduto in tempi recenti.

Il ghiaccio artico è in declino, questo è incontestabile. Più o meno da quando si è iniziato a misurarlo con metodi oggettivi, sebbene ad esempio appena qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post in cui si parla di dati un po’ più vecchi ma normalmente non impiegati per rappresentarne l’andamento, che rendono la realtà di questo declino meno decifrabile.

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Un inverno vero

“Il riscaldamento globale esiste, ma il clima non sempre potrebbe collaborare.”

[photopress:Hong_Kong.jpg,thumb,pp_image]Latitudine 22,33°, longitudine 114,18° Hong Kong potrebbe non avere più inverni a partire dal 2020-2030. Questa la sconvolgente news pubblicata sul sito della WMO appena dieci giorni fa. Poco male, eventualmente potremmo prestargliene un pò dei nostri. Verrà pure dalla massima autorità meteorologica della capitale della tecnologia, ma forse non contiene esattamente l’appeal per essere pubblicata sul sito della massima autorità meteorologica mondiale. Ad ogni modo, ognuno pubblica ciò che crede.

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