E’ probabile che non duri molto, anzi, a dirla tutta, i soliti noti faranno finta di non essersene accorti. Vi starete chiedendo di cosa parlo. E’ presto detto, tra una presa di coraggio e un ripensamento sull’incertezza e sull’attendibilità delle simulazioni climatiche, tra dichiarazioni altisonanti scientificamente non sostenibili e astruse elucubraazioni climatiche degne del miglior Ugo Tognazzi di “Amici miei”, il report dell’IPCC appena pubblicato ha in effetti messo la parola fine sul collegamento tra gli eventi estremi e i cambiamenti climatici, ove con questi si intenda una modifica alle normali dinamiche indotta da cause esterne al sistema.
Il processo, pur lento e laborioso, era iniziato con la pubblicazione dello special report espressamente dedicato all’argomento, dove pur con scarso entuusiasmo e senza troppi clamori, era apparso chiaramente che allo stato attuale non è possibile stabilire alcun rapporto di causa-effetto tra ciò che si intende per dinamiche climatiche, tipicamente definite a scale spaziali e temporali molto ampie e quanto si misura in termini di fenomeni intensi, che prendono vita sempre in tempi brevi ed a scala temporale molto limitata. In particolare, se il livello di confidenza per la connessione tra la temperaura del pianeta che è aumentata e alcuni eventi siccitosi o di ondate di calore è accettabile, per quel che riguarda i cicloni tropicali, i tornado, le piogge alluvionali e i temporali intensi il collegamento non c’è. Il quinto report IPCC non li nomina neanche.