Appena una settimana fa abbiamo fatto un giro in stratosfera visualizzando le animazioni dell’evoluzione prevista (allora) per il piano isobarico di 10hPa, sia in termini di geopotenziale che di temperature.
Oggi, ad otto giorni di distanza, possiamo dire che il modello stratosferico aveva inquadrato bene le dinamiche del breve periodo, ma l’evoluzione sembra proprio non essere quella sperata da quanti tifano per il freddo e per la neve. Il processo di riscaldamento della stratosfera polare con separazione del vortice polare stratosferico (VPS) in due lobi distinti non si completerà ma inizierà a regredire di qui a qualche giorno.
Non ci sarà quindi l’inversione della circolazione che in caso di uno split completo su tutti i piani stratosferici avrebbe potuto trascinare il lobo siberiano verso l’Europa centrale trasferendo vorticità nella troposfera (Major Warming), e innescare una discesa di aria polare continentale verso le medie latitudini. Il segnale di interruzione del processo viene dalle velocità zonali e dai flussi di calore, le prime in discesa ma non più di tanto, e i secondi che non convergono verso la sede polare.