Salta al contenuto

Tag: Incentivi

A.A.A. Chillo è ‘o paese d’ ‘ove s’accattano o’ pannello solare.

Si sgonfia l’utopia di Desertec: all’Europa l’elettricità del Sahara non serve più. L’esportazione di energia pulita dal Maghreb al Vecchio Continente non è più l’obiettivo primario del progetto. Questa in sintesi l’intervista a Paul van Son, amministratore delegato di Desertec Industrial Initiative, che ha dovuto ammettere il ridimensionamento totale del programma, che era stato pensato per soddisfare il 20% dei consumi elettrici europei entro il 2050.

 

Dopo che la crisi economica ha smesso di permettere cospicui investimenti pagati dai cittadini europei sotto forma di incentivi caricati in bolletta o aumento sotto la forma di qualche nuova tassa, erano aumentati i sospetti che il progetto fosse tecnicamente affascinante ma economicamente insostenibile. Su CM abbiamo pubblicato un post in proposito il 12dicembre 2012.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 6 Comments

Eolico tra maxi-sequestri e progressi

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato questo breve commento all’uscita di un instant book in materia di fonti rinnovabili:

 

Chi ha ucciso le rinnovabili?

 

 

Il libro, che punta decisamente il dito verso le disinvolte politiche di incentivazione del settore dell’energia cosiddetta pulita e individua nel settore del fotovoltaico la fonte di una buona parte dei problemi che stanno via via materializzandosi, ha suscitato non poche polemiche, compresa una veemente reazione del presidente di Assosolare, che ha voluto giustamente far sentire anche la sua voce.

 

Ora pare sia il turno dell’energia eolica.

 

 

Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

Problemi spinosi spiegati male

Qualche giorno fa, riprendendo una pubblicazione dell’Earth Policy Institute, l’Ansa ha lanciato l’agenzia che segue:

 

[line style=”normal”][/line]

A fossili fondi 3 volte superiori a rinnovabili

Epi, nel 2011 ben 620 miliardi di dollari contro appena 88

ROMA – Troppi fondi alle energie fossili: secondo l’Earth Policy Institute (EPI), che si basa sui dati della International Energy Agency (IEA) nel 2011 alle fonti convenzionali sono andati ben 620 miliardi di dollari, mentre alle rinnovabili appena 88. L’Epi nel sottolineare come i combustibili fossili godano di aiuti pubblici tre volte superiori alle energie alternative, punta il dito contro le politiche dei governi che a parole combattono il cambiamento climatico e nei fatti erogano sussidi alle fonti maggiormente responsabili.

Secondo le indagini gli Stati, con in testa Iran, Arabia Saudita, Russia, India e Cina, avrebbero aumentato nel 2011 del 20% i sussidi pubblici ai combustibili fossili a 623 miliardi di dollari, di cui 100 alla produzione e 523 al consumo. I sussidi alle fossili hanno assunto varie forme riconducibili a due tipologie: gli incentivi alla produzione (franchigie e altri sgravi fiscali a chi estrae petrolio, gas e carbone ad esempio) e incentivi al consumo (sconti sulle bollette o sul pieno alla stazione di rifornimento). Resta il petrolio la fonte piu’ ”sostenuta” con 285 miliardi di dollari. Segue il gas con 104 miliardi, mentre si conferma la ”cenerentola” il carbone con 3 miliardi di dollari. In testa ai paesi mecenati delle fonti sporche sono gli stessi produttori, Emirati arabi, Kuwait, Katar e Arabia Saudita in testa.

[line style=”normal”][/line]

Facebooktwitterlinkedinmail 4 Comments

Chi ha ucciso le rinnovabili? Per chi avesse ancora qualche dubbio…

Una morte in culla quella delle fonti rinnovabili? Non proprio, perché il corpaccione era già bello grosso prima di finire in stato comatoso irreversibile.

 

E quindi cosa? Un’utopia, un’occasione persa o, molto più semplicemente la classica storiaccia all’italiana? Tutte e tre le cose insieme. Che le fonti rinnovabili possano un giorno sostituirsi a quelle tradizionali per assicurare il fabbisogno energetica attuale e futuro è chiaramente utopico. Che però qualcosa di buono senza ridursi sul lastrico si potesse fare è sempre stato vero, ma se ne è persa l’occasione, appunto spendendo una fortuna per avere molto poco. E questo è accaduto, specialmente da noi, secondo il più classico dei copioni fallimentari del belpaese.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 19 Comments

L’energia si rinnova, la pecunia no

I lettori più attenti ricorderanno che qualche settimana fa abbiamo pubblicato un breve post che riprendeva quanto diffuso da Assoelettrica, l’associazione che riunisce la quasi totalità dei produttori di energia elettrica in Italia, circa il costo stimato per gli incentivi alle fonti rinnovabili per i prossimi venti anni. Un conto salato, circa 220 miliardi di Euro.

 

Ieri mi è capitato per la rete un articolo pubblicato da IlSole24Ore contenente queste stesse informazioni arricchite con la replica dell’APER, associazione che invece riunisce i soli produttori di energia rinnovabile. Il conto, secondo loro, sarà tutt’altro che salato, perché Assoelettrica non avrebbe tenuto conto dei benefici derivanti dall’impiego delle fonti rinnovabili in termini aumento dell’indipendenza energetica nazionale, diminuzione dei costi che dovranno sostenere gli impianti termoelettrici nell’ambito del sistema europeo Ets sui diritti d’emissione (costi che pesano sulle bollette), incremento del Pil (le energie rinnovabili generano più ricchezza delle fossili per il Paese) e crescita occupazionale non solo quantitativa, ma anche qualitativa. Insomma, alla fine secondo APER il saldo dovrebbe essere in attivo, con le stime più prudenti che vedrebbero ammontare il surplus a 30 miliardi di Euro e quelle più ottimistiche addirittura a 76.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

Mirror posting: Il Senato “solare” fa ricchi gli indiani

Questo post è uscito in originale su La Nuova Bussola Quotidiana.

[line styile=”normal”][/line]

In molti programmi elettorali l’economia verde, la green economy, sembra la soluzione in grado di metter fine a gran parte dei mali italiani:  la crisi economica, la disoccupazione, l’inquinamento, la chiusura delle aziende italiane. Troppo spesso sui mass media e nei programmi dei partiti la rivoluzione verde è ridotta all’incrementare la produzione da fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Chi non ricorda ad esempio Prodi nel 2005 quando, dichiarandosi un “militante di Kyoto”, disse:” «Io non ho avuto il tempo, altrimenti avrei messo i pannelli solari anche sul tetto della Fabbrica del Programma, un brutto capannone fuori Bologna».

 

La politica italiana da allora ha dato molto alle rinnovabili,sicuramente troppo rispetto a quanto è stata trascurata l’economia tradizionale che offre lavoro alla maggior parte de lavoratori, paga alte tasse e l’energia più cara d’Europa permettendo così di pagare anche gli incentivi alle energie rinnovabili. La misura ormai sembra colma al punto che in un editoriale del 3 febbraio del “Corriere della Sera”, da sempre schierato per la “green economy” anche con inserti “ad hoc”, è stato scritto: “Qualche anno fa, per favorire gli investimenti in energie rinnovabili si decise di sussidiare l’installazione di pannelli solari. Per far presto furono concessi incentivi che oggi, a pannelli installati, si traducono in una rendita di circa 11 miliardi di euro l’anno: li pagano tutte le famiglie nella bolletta elettrica e vanno a poche migliaia di fortunati. Non solo si è creata un’enorme rendita che durerà per almeno un ventennio: si è favorita una tecnologia che a distanza di pochi anni è già vecchia. Oggi l’energia solare si può catturare semplicemente usando una pittura sul tetto, con costi e impatto ambientale molto minori. Ma i nostri pannelli rimarranno lì per vent’anni e nessuno si è chiesto quanto costerà e che effetti ambientali produrrà la loro eliminazione”.

 

Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

Mirror posting – Fotovoltaico, il grande inganno

[info]

Questo articolo è uscito in originale su “La Nuova Bussola Quotidiana“.

[/info]

di Fabio Spina

La notizia di questi giorni è che il progetto faraonico dei pannelli solari nel deserto nord africano, detto Desertec, deve far fronte a sempre maggiori difficoltà e le illusioni dell’esordio sembrano dover cominciare a fare i conti con la realtà. A gelare l’entusiasmo dei suoi partecipanti sono la crisi economica mondiale, i cambiamenti politici seguiti alle rivoluzioni della ex-“primavera araba” ed il mercato dell’anidride carbonica in agonia.

Si è ritirata per prima la Spagna, lo stato delle casse sembra non permettere l’assorbimento dei costi derivanti dal passaggio di ulteriore capacità sull’elettrodotto sottomarino esistente (capacità tra 400 e 1000 MW) che collega Marocco e Spagna, attraverso lo stretto di Gibilterra.  Su tale elettrodotto avrebbe dovuto passare tutta l’energia prodotta da Desertec. Più recentemente si è ritirato il gruppo industriale tedesco Bosch, seguendo di qualche settimana l’uscita di scena del conglomerato Siemens, tedesco pure lui, che ha previsto di mettere in liquidazione tutte le sue attività legate al settore solare. “Abbiamo deciso di non portare avanti la nostra partecipazione in Desertec l’anno prossimo (…) a causa di una situazione economica più difficile”, ha spiegato un portavoce del gruppo Bosch. Desertec ora si ferma e sta cercando nuovi soci, spera che i cinesi si facciano avanti.

Facebooktwitterlinkedinmail 11 Comments

Da Leggere: L’Incredibile Pasticcio Creato dall’Energia Solare in Italia

Da questo blog con la traduzione di Maurizio Morabito.
Buona lettura.

*************************************

Ecco una delle analisi più complete dell’impatto dell’energia solare su una popolazione, la sua economia e le sue infrastrutture di rete. Dimostra la follia che c’è dietro l’adozione delle energie rinnovabili. Viene inoltre illustrato come gli incentivi per la creazione di queste cose abbiano un costo enorme. La spinta al successo per l’industria del fotovoltaico va a scapito di ogni aspetto della società. Il dettaglio presente in questo articolo non mi consente di ricapitolare. Non mi aspetto che alcuno a sinistra capisca ciò che l’autore sta enunciando. Parla semplicemente di concetti troppo alieni agli eco-folli. Certi pensieri sono al di là della loro capacità di capire.

Ma, per il resto di noi, ecco alcuni punti salienti di questo articolo…….. E vale la pena di leggerlo.

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

Quando il pannello ti accoppa il generatore

La Pramac è, ma si dovrebbe dire era, un’azienda leader nella produzione di generatori elettrici. Punto di riferimento industriale della Valdelsa, in Toscana, 430 dipendenti…

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger... Leave a Comment

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »